la "trilogia cosmica" di lewis e per la fantascienza quello che "il signore degli anelli" e per il fantasy - senza l`una non avremmo l`altro. "la nostra intenzione originaria era di scrivere un `thriller` escursionistico: un viaggio nello spazio (il suo) e un viaggio nel tempo (il mio), dove scoprire il mito ... soltanto da lui ho avuto l`idea che la mia `roba` potesse essere qualcosa di piu che un passatempo privato. senza il suo interesse e il suo desiderio incessante di altre pagine da leggere, non avrei mai portato a termineil signore degli anelli". (j.r.r. tolkien)
quando non era impegnata a ideare storie che avrebbero terrorizzato generazioni di lettori, shirley jackson conduceva una vita che verrebbe la tentazione di definire ordinaria, per quanto frenetica. un marito, quattro figli, un cane, un numero imprecisato di gatti, una grande casa isolata nel vermont: abbastanza per riempire le giornate in attesa del "miracolo serale" - il momento in cui i bambini andavano a letto e il caos si placava per qualche ora. ma quelli dello scrittore non sono panni che si possano svestire e indossare a piacimento; e se da conrad abbiamo imparato che chi scrive lavora anche quando guarda fuori dalla finestra, grazie a jackson scopriamo qui che puo farlo persino mentre organizza un trasloco, si prepara a un tardivo esame per la patente, passa una convulsa mattinata ai grandi magazzini, si barcamena tra bambinaie inaffidabili - o addirittura in liberta condizionata -, cerca di gestire un esilarante valzer dei posti letto quando un`influenza colpisce tutta la famiglia. "vita tra i selvaggi" si rivela allora una porta, forse ben nascosta ma non necessariamente secondaria, per entrare nel bizzarro universo di una strega molto domestica. e ci fornisce la prova che la differenza tra comico e inquietante, proprio come quella tra cura e veleno, talvolta puo essere una mera questione di proporzione degli ingredienti.
quando mori, dopo oltre vent`anni trascorsi nella clinica psichiatrica di herisau, robert walser lascio dietro di se una vecchia scatola da scarpe: conteneva lettere, cartoline, foglietti di ogni genere, buste e ricevute di pagamento, sui quali aveva tracciato minuti colpi di lapis. che cosa si nascondeva dietro quella micrografia all`apparenza impenetrabile, ultimo mistero trasmessoci dal "piu solitario fra tutti i poeti solitari", come lo defini sebald? pazientemente decifrati e qui presentati per la prima volta in italiano, i microgrammi racchiudono un universo letterario anarchico e ingannevole, in cui prosa e versi, scarabocchio e fiaba si confondono, e ogni parola, ogni frase, ogni racconto, si mescola alla chiacchiera. eppure, chi vedesse questi minuscoli geroglifici come lo sbocco della sua follia capirebbe molto poco di walser. la follia, semmai, e quello che precede tutta la sua opera, e che essa deve celare. "mi aleggia sulle labbra qualcosa che in genere non si dovrebbe mai permettere alle labbra di pronunciare, sicche riconosco di appartenere al vastissimo gruppo di quei chiacchieroni che, oralmente o per iscritto, assicurano di essere discreti" scrive in queste pagine - e si ha l`impressione che se smettesse di chiacchierare per lui sarebbe la paralisi. quelle chiacchiere hanno una funzione protettiva. i suoi personaggi escono dalla notte, "la dove essa e piu nera, una notte veneziana" ha osservato una volta walter benjamin - e in quella notte devono ritornare, come il minotauro al centro del labirinto.