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fuori e` l`estate luminosa e insopportabile di luglio quando amande luzin, trent`anni, entra per la prima volta nella casa che ha affittato nelle campagne francesi dell`auvergne. ad accoglierla, come una benedizione, trova finestre sbarrate, buio, silenzio; un rifugio. e qui, lontano da tutti, che ha deciso di nascondersi dopo la morte improvvisa di suo marito e della bambina che portava in grembo. fuori e` l`estate ma amande non la guarda, non apre mai le imposte. non vuole piu`, nella sua vita, l`interferenza della luce. finche`, in uno di quei giorni tutti uguali, ovattati e spenti, trova alcuni strani appunti lasciati li` dalla vecchia proprietaria, madame lucie: su agende e calendari, scritte in una bella grafia tonda, ci sono semplici e dettagliate indicazioni per la cura del giardino, una specie di lunario fatto in casa. la terra e` li`, appena oltre la porta, abbandonata e incolta. amande e` una giovane donna di citta`, che non ha mai indossato un paio di stivali di gomma, eppure suo malgrado si trova a cedere; interra il primo seme, vedra` spuntare un germoglio: nella palude del suo dolore, una piccola, fragrante, promessa di futuro.

quando apparve a parigi nel 1929, "isotta" suscito critiche e indignazione negli ambienti dell`emigrazione russa: troppo moderna, troppo "europea" la scrittura, tersa e senza fronzoli; troppo esplicite le allusioni alla sessualita degli adolescenti - da una prospettiva femminile, per di piu; troppo fosca l`atmosfera che si respirava, e che gettava pesanti ombre su tutta la gioventu emigree. irina odoevceva narra la storia di una quattordicenne, liza, e della sua piccola cerchia: nikolaj, il mefistofelico fratello che ne tiene le redini; andrej, legato alla ragazza da un amore inquieto e autodistruttivo; e l`inglese cromwell, rampollo di buona famiglia a sua volta perdutamente innamorato di liza. assediata da una profonda disgregazione sociale e familiare, la jeunesse doree ritratta da odoevceva oscilla tra una noia asfissiante e l`illusorio richiamo di una vita "folle, divertente e spudorata", fatta di alcol e notti senza fine nell`incanto avvelenato di biarritz. finche "il presagio di qualcosa di inevitabile e tremendo" che grava su queste burrascose esistenze non si materializza, quasi fosse gia inscritto nel nome fittizio della protagonista. rivisitazione modernista del mito arturiano, "isotta" ci rivela una figura dimenticata della diaspora russa e quasi estranea alla sua letteratura, capace di raccontare con ineguagliabile acutezza, in queste pagine a un tempo morbose e delicate, il trauma lacerante dell`esilio, di ogni esilio.

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