con la caduta del fascismo ma soprattutto alla fine della guerra, la casa editrice einaudi avvia una politica di sprovincializzazione della cultura italiana che si traduce in un`attivita` di consolidamento delle relazioni con i paesi e gli editori europei. se gia` durante gli anni dell`esilio in svizzera giulio einaudi inizia a riallacciare i contatti interrotti progettando con ernesto rossi una collana di "editions europe`ennes", e` solo nel dopoguerra che riesce a stringere rapporti e contratti con case editrici come gallimard, albin michel, allen & unwin, lawrence & wishart, suhrkamp o con agenzie letterarie come la sovietica mejdunarodnaia kniga. i libri che importa subiscono trasformazioni: cambiano lingua, veste, forma, si adattano al nuovo contesto. una molteplicita` di figure interviene in questo processo: traduttori, redattori, direttori di collana, perfino correttori di bozze. allo stesso periodo risalgono i primi tentativi di esportare la cultura italiana all`estero, come quello condotto in inghilterra per far tradurre le "lettere dal carcere" di antonio gramsci. piero sraffa, professore a cambridge, svolge un ruolo cruciale in queste trattative. cosi` come e` cruciale, in altre mediazioni, quello svolto dai consulenti einaudi che i percorsi della vita hanno condotto all`estero: giaime pintor, ufficiale di stanza a vichy durante la guerra; franco venturi, addetto culturale all`ambasciata italiana a mosca nel 1947-50... |