mi sono ritrovato li`, in campo, a combattere contro me stesso allontanando il pensiero che fosse finita, che non avrei piu` giocato in quello stadio e con quella maglia. nessuno, me per primo, si era ancora reso conto che quel momento potesse arrivare davvero. i titoli di coda del film del quale ero il protagonista stavano per scorrere e io non avevo idea di come sarebbe stata l`ultima scena. sapevo soltanto che la partita contro l`atalanta doveva essere una festa, e una festa e` stata. questa contraddizione tra i due opposti - l`euforia per il trionfo e la tristezza per l`addio - e` stata forse la chiave della straordinarieta` di quel finale. in quella partita ho anche fatto gol, volevo farlo. e l`unica cosa che, in qualche modo, ero riuscito a mettere in conto, che avevo programmato. e mi e` andata bene. da quel momento in poi e` successo qualcosa di unico, inedito e irripetibile, come solo cio` che e` improvvisato, spontaneo e naturale sa essere. ho trovato, ripensandoci, delle similitudini forti tra quanto e` accaduto quel giorno e il mio modo di giocare nei tanti anni trascorsi correndo dietro a un pallone. le cose migliori sono sempre arrivate quando la genuinita`, l`istinto e la mia liberta` hanno preso il sopravvento sulla dimensione razionale, pur sempre presente (a volte anche troppo). il modo in cui si e` materializzata quella spremuta di cuori, allo stadium, mi ha davvero ricordato quando, nelle tante battaglie con la maglia della juve, il senso del gioco che avevo dentro mi guidava oltre cio` che prima potevo soltanto immaginare ma che poi, magicamente, si concretizzava su quel prato verde. ecco, la gente mi ha restituito questo, con la stessa naturalezza e la stessa empatia, come se la mia dimensione calcistica si fosse quasi trasformata in un sentimento condiviso. io mi sforzavo di continuare a pensare al cerimoniale per la celebrazione dello scudetto, alla consegna del trofeo che avevo tanto sognato di sollevare ancora una volta, l`ultima volta. ma |