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una natura accogliente, il sentimento della patria, un esercito tutt`altro che eroico, l`attesa di un`invasore, il fuhrer, che per fortuna non verra`. fra il 1939 e il `40, il militare svizzero max frish vive in prima persona la minaccia nazista passando dalle esercitazioni alla solidarieta` cameratesca, dalla coscienza della precarieta` umana alle chiacchiere nelle osterie ticinesi.

dopo alcuni anni di silenzio, patrizia valduga riparte da dove eravamo rimasti, e cioe` dalle poesie pubblicate nella postfazione agli "ultimi versi" di raboni. questa dolente preghiera iniziale da` alla nuova raccolta il senso della continuita` e di un dialogo ininterrotto che si dirama pero`, nelle due sezioni successive, in direzioni diverse e complementari. da un lato una sorprendente autoanalisi tra biografia, psicologia e letteratura, dall`altro lo scontro con alcuni aspetti della societa` contemporanea. dall`interiorita` piu` segreta all`esterno e al collettivo con ritorno all`interiorita` e alla preghiera, a chiudere in un ciclo tutto il libro. apparentemente e` la raccolta piu` varia e diversificata di patrizia valduga, in realta` e` forse la piu` compatta, legata a un unico forte nodo ispirativo.

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