
novello non e` stato nella vita italiana soltanto un personaggio del costume, ma la parabola intellettuale che c`e` stata nella sua vita conferma il contrario e dimostra la sua capacita` di vedere lontano piu` che da vicino, avanti piu` che nel passato. novello stesso e` sempre stato il primo bersaglio della sua ironia, della sua satira, come affermano del resto anche queste cartoline, dove novello al mare e ai monti viene ironizzato senza pieta`. in queste cartoline-lametta infatti, cancellando qua e la` con una lametta da barba che teneva sempre nel taschino, novello si inserisce nel paesaggio con una poesia sottile e scherzosa e con un inconfondibile spirito ironico. prefazione di alberto cavallari.

nel lessico di fine millennio si e` fatta strada una parola nuova, una parola che negli usi e abusi quotidiani rischia di risuonare senza un preciso significato: globalizzazione. ma che cos`e` effettivamente la globalizzazione? come se ne coglie la reale complessita`? e come ci si misura con le sue sfide? ulrich beck, uno dei piu` originali e acuti interpreti della societa` contemporanea, cerca in questo libro di individuare delle risposte e di indicare nuovi terreni di riflessione. muovendo da un`ampia rassegna critica delle principali teorie della globalizzazione, da quella dell`"economia mondo" di wallerstein alla tesi di mcdonaldizzazione di ritzer, beck evidenzia gli errori di un globalismo semplificato e di una "metafisica" del mercato mondiale. ma rivendica anche la necessita` di una "politica della globalizzazione" capace di rispondere a emergenze sociali, culturali e ambientali non piu` governabili a livello nazionale. i rischi che minacciano la societa` mondiale, sottolinea beck, possono oggi mobilitare nuove energie sociali e politiche, promuovendo nel lungo periodo uno sviluppo razionale della condizione umana e favorendo la nascita di una "seconda modernita`".

"i sanniti, celebratissimi popoli, e repubblica d`uomini grandemente bellicosi, i quali piu` volte vinsero i romani e furono lungamente concorrenti di quelli, tali solamente riuscirono a cagione d`amore e di quelle leggi che per premio dell`essere valoroso e di gran cuore, concedevano agl`innamorati giovani le donne amate da loro". comincia cosi` un racconto di marmontel (1723-1799), nell`adattamento italiano di gasparo gozzi (1713-1786). quel racconto che saverio scrofani (1756-1835) trasforma in "novella siciliana", e riambienta in una mitica erice. rifoggiandolo in cammeo neoclassico che, tra " speranze", "desideri", "trasporti" e "pensieri", fa della "qualita` sociale" di "innocenti pastori" una categoria di bellezza.







quando l`europa inizio` la sua esplorazione del vicino oriente, le notizie riguardanti quest`area erano sommarie e spesso facevano riferimento a un passato leggendario e mitico. in particolare, due miti ne avevano simboleggiato il paesaggio: la `torre di babele` come metafora per la citta` e il `giardino dell`eden` come metafora per la campagna. entrambi erano caratterizzati da un elemento di crisi e di collasso: la torre di babele era rimasta incompiuta e abbandonata, il giardino dell`eden era stato chiuso all`uomo, costretto a migrare verso ambienti meno ospitali. invece di citta`, i primi viaggiatori nel vicino oriente trovarono rovine, e invece di giardini trovarono il deserto. col progredire dell`indagine storica e archeologica, le informazioni sulle antiche citta` (da ninive a babilonia) crebbero, mentre le informazioni sulle campagne rimasero scarse e quasi nulle. la storia orientale antica divenne una questione di re e dinastie, di citta` e palazzi, di scribi e artigiani e mercanti. si sapeva che la stragrande maggioranza della popolazione antica era costituita da contadini e pastori, ma la ricostruzione della loro vita e del loro ambiente venne a lungo esclusa dal quadro. oggi le condizioni sono cambiate. possiamo provare, per la prima volta, a dare un volto al `giardino dell`eden`, a quel paesaggio in cui e` germinata alcuni millenni fa la nostra civilta`.



