
il testo propone la lettura analitica e l`ascolto critico di dieci composizioni emblematiche, tali da tracciare un percorso esegetico tanto esteso e variegato quanto necessariamente trasversale: dall`universo remoto dei trovatori medievali (bernart de ventadorn) a quello contemporaneo dei cantautori "popular" (paul mccartney, chico buarque, paolo conte), passando attraverso il canto polifonico rinascimentale (guillaume dufray e cipriano de rore), il lamento rappresentativo e la cantata (monteverdi e handel), il lied romantico tedesco (schubert) e il song americano del primo novecento (gershwin).

dispersi in numerose citta`-stato, senza coscienza nazionale, i fenici appaiono fra i grandi protagonisti del mediterraneo antico per la loro capacita` di sfruttare le risorse di un territorio stretto fra mare e monti (il libano di oggi) e per la loro posizione strategica, al centro dei flussi commerciali fra oriente e occidente, anatolia e arabia. inventarono l`alfabeto e lo trasmisero ai greci, ma il loro patrimonio testuale e` completamente scomparso. e quindi attraverso lo sguardo degli altri (greci e romani, assiri, egiziani ed ebrei) che e` possibile ricostruire la loro vicenda con l`aiuto di una prudente indagine storico-archeologica, che segue le loro orme fino ai confini dell`occidente mediterraneo.

quale rapporto esiste tra la dimensione teatrale e quella dionisiaca? e in che senso la rappresentazione drammatica costituisce un fenomeno di comunicazione sociale storicamente determinata? questi sono alcuni interrogativi di fondo cui il testo cerca di rispondere, riconsiderando il fenomeno teatrale dell`antichita` classica nei suoi aspetti mitici, cultuali e simbolici, aspetti molto spesso occultati dalle interpretazioni piu` tradizionali della storia del teatro. partendo dai lavori profondamente innovativi di studiosi quali kere`nyi, brelich, vernant, sabbatucci, vidal-naquet, il libro affronta la complessa questione del rapporto - allo stesso tempo cifrato, assente, evidente - che esiste tra dioniso e il teatro ateniese in una prospettiva storico-antropologica e storico-religiosa. prospettiva che mira a restituire non il teatro greco, ma anche la stupefacente figura del suo dio al loro significato piu` autentico. di riflesso, l`elemento distintivo di questo libro e` costituito dalla novita` dello sguardo che riesce a cogliere una trama di valori inediti (e in qualche misura insospettabili) in uno dei momenti piu` alti della cultura occidentale.

definito dalla critica "il piu` divertente libro di cinema che sia mai stato scritto", questo lunghissimo dialogo tra i due grandi registi si svolge in un`appassionante interrogazione sull`arte cinematografica, sul suo linguaggio, la sua strategia, le leggi che presiedono al montaggio, al taglio delle inquadrature, al succedersi delle sequenze, alla tecnica narrativa. un discorso in apparenza semplice, interamente affidato alla consapevolezza artigianale del "fare", tra le cui righe si staglia la precisa coscienza, in entrambi, di possedere strumenti speciali, di potere collocare il proprio lavoro al di fuori dell`"impero del verosimile", in territori governati da altre leggi, dove intere generazioni di spettatori e cineasti li hanno seguiti imparando ad amare il cinema.

il libro, che si apre con una lunga presentazione del cardinale dionigi tettamanzi, narra, dopo la biografia di don carlo, la storia della sua fondazione. in particolare il libro prende in considerazione le diverse tappe della `resurrezione laica` dei mutilatini, dei poliomielitici, dei portatori di handicap, insieme alla scoperta dei loro problemi e bisogni e alla evoluzione delle tecniche e pratiche acquisite a loro vantaggio.

nel 1917, quando usciva questo racconto della scrittrice, giornalista e attivista dei diritti civili susan glaspell (1876-1948, premio pulitzer per il teatro nel 1931), le giurie americane erano composte di soli uomini, per cui le due contrapposizioni che propone questo poliziesco diventano allegorie di una ingiustizia: un delitto viene commesso e, parallela all`indagine stoltamente guidata dallo sceriffo con un testimone, si svolge quella condotta dalle due mogli, che svelano il colpevole grazie alla loro capacita` di leggere particolari solitamente invisibili ai maschi, ma non lo denunciano, assumendosi anche il compito di giudici, di una giustizia dell`empatia e dell`attenzione, opposta a quella maschile del diritto formalistico.





un cane gironzola tra le case e, annusando, diventa l`unico testimone di un omicidio nato dalla gelosia. un bambino ossessionato dalla madre spera che il suo coniglio possa essere libero, e per farlo volare lo uccide. una donna convive con il fantasma del marito e serve fritto all`amante il boa constrictor che lui le aveva lasciato. un uomo e` ucciso dalla moglie, ma prima di morire ottiene dal figlio di poter stringere al petto cio` che resta del suo cane amato. le giraffe di uno zoo scioperano, una donna scompare nella giungla attratta dalla liberta` delle scimmie, un orso impagliato incombe su una figlia schiacciata dal peso del padre. undici racconti che ci mettono davanti alle sfumature piu` inconsuete e stravaganti di cio` che e` umano.




impiegato in un`impresa per la produzione di ghiaccio, operaio in una fabbrica di pesce in scatola, tuttofare per uno studio professionale, sguattero in bar e ristoranti. la tormentata carriera dello scrittore john fante inizia cosi`, nei primi anni trenta, con l`arrivo in california, poco piu` che ventenne, e il sogno di diventare scrittore. le lettere che fante scrive ai genitori, alla moglie e, piu` avanti, agli amici scrittori e ai suoi editori, ripercorrono la sua intera esistenza e danno conto dell`enorme lavorio che sta dietro a pagine solo apparentemente fresche e spontanee. introduzione di francesco durante.









"la gentilezza del volto" o "la gentilezza del tocco"? quale la frase giusta? e` il problema che si trova ad affrontare un correttore di bozze a proposito di un articolo su una pianista. il "tocco" sarebbe piu` conseguente, ma il "volto" suggerisce scenari d`amore e d`azione da cui il nostro correttore si lascia sedurre. ma cosa, se non il dire, ci seduce? seduzione mortificata in "nessuno" dove un giovane si chiudera` sempre piu` in se stesso fino a che una parola, un gesto non lo restitueranno alla vita con gli altri e alla propria. se la scelta di pubblicare una sceneggiatura obbedisce al criterio di offrire ulteriori materiali alla riflessione di registi e lettori, per calogero valgono ragioni diverse: quelle che derivano dalla centralita` della parola.



questo libro affronta per la prima volta la storia complessiva del "beneficio di cristo", unanimemente considerato il testo capitale della riforma italiana, menzionato in moltissimi processi per eresia dal veneto alla sicilia e oggetto di una caccia spietata da parte del sant`ufficio romano, al punto che solo a meta` ottocento si scopri` l`unica copia superstite della prima edizione. oltre a coglierne le molteplici assonanze con numerosi filoni eterodossi della cultura europea del primo cinquecento, la ricerca contestualizza la redazione e ricezione del testo in un ampio quadro politico europeo, tra speranze di riforma della chiesa, illusioni di pacificazione religiosa e di accordo con i protestanti, continui conflitti tra papa paolo iii farnese e l`imperatore carlo v. lo studio di firpo e alonge affronta, sulla base di una documentazione nuova, il controverso problema di chi fu l`autore di quelle pagine e ne colloca la redazione sul crinale di eventi decisivi della storia religiosa e politica degli anni che fecero da sfondo alle prime convocazioni del concilio di trento. ne emergono i caratteri peculiari dell`eresia italiana, la sua originalita` e le sue contraddizioni, nonche` gli aspri conflitti che divisero i vertici della chiesa su come affrontare la drammatica crisi scaturita dalla protesta di lutero e sulle sue diramazioni anche al di qua delle alpi.

. un uomo ha lasciato per sempre la sua famiglia e l`italia. a distanza di anni, la notizia della morte del suo fratello di sangue lo induce a tornare. nel corso del viaggio mentale, che precede quello fisico, il protagonista, costretto a vagare a ritroso tra le macerie della sua vita, finira` per imbattersi in una verita` pericolosa. raccontando la storia di thomas, un uomo deciso a fare una volta per tutte i conti con il passato e col peso della colpa, trevisan crea un personaggio che nella sua ambigua nostalgia delle radici distrutte da` voce alla nostra quotidiana alienazione. e ci consegna un romanzo di spietata crudezza, che rivela impietosamente lo sbriciolamento di un paese senza morale, senza bellezza, senza piu` tradizione.

in "medicina per i poveri e per i ricchi" un grande storico della sanita` ci aiuta a ripercorrere piu` di duemila anni di trasformazioni nella lotta contro le malattie, dalla magia e dalla emancipazione ippocratica dell`arte della cura alla odierna medicina ipertecnologica. e la storia dei mutamenti delle concezioni e conoscenze in campo medico-sanitario e delle loro applicazioni pratiche negli individui e nel corpo sociale. e il lungo e tortuoso percorso nel quale filosofi, scienziati, predicatori e legislatori hanno interagito nel modellare la medicina e la sanita` nelle diverse temperie della storia. l`autore ci introduce in un pantheon di personaggi illustri e umili che, a modo loro, hanno contribuito a promuovere, o talvolta hanno avversato, il progredire delle teorie e delle pratiche nella cura della salute. le grandi conquiste della scienza - e` il monito dello storico - ripropongono pero`, e con rinnovata urgenza, la sfida delle disuguaglianze nell`accesso a cio` che la medicina contemporanea e` in grado di offrire. sull`immediato futuro pesa ancora l`antica dicotomia tra una "medicina per i ricchi" e una "medicina per i poveri".

thomas, una delle figure piu` coerenti e riuscite che la letteratura italiana abbia offerto negli ultimi decenni: in un unico volume i primi tre di un autore di culto che raccontano lo sbriciolamento di un paese senza morale, senza bellezza, senza piu` tradizione. scritte come un`improvvisazione jazzistica, le prime tre opere di trevisan sono l`elaborazione letteraria dell`incessante ruminare di pensieri, ricordi, immagini che affollano la mente di thomas. a caratterizzarle e` la scrittura: uno standard che prende, via via, la forma del soliloquio, in un intreccio serrato tra processo mentale e linguistico. cosi`, in "un mondo meraviglioso", il moto senza pace di thomas, nei dintorni di vicenza, apre squarci su una provincia italiana ormai putrescente, mentre ricordi dolci/amari lo conducono a un padre dall`insopportabile filosofia di vita. "i quindicimila passi" sono invece la distanza che thomas conta, con una precisione metodica, da casa alla questura, da casa al tabaccaio, da casa allo studio del notaio strazzabosco: gesti esatti, netti, che rincorrono il vano tentativo di attenuare il senso di vuoto e di morte che lo opprime. infine "il ponte", ultimo atto, alfa e omega, inizio e fine dei conti con un passato ancora troppo presente. thomas ha visto, sognato, immaginato cio` che non c`e` o non c`e` piu`, attraverso un racconto del mondo, il suo, che rende organica l`esistenza, cosi` come la scrittura di trevisan ha strutturato il mondo, il nostro, in uno scenario mitico e tragico in grado di portare piu` avanti e piu` a fondo la riflessione sull`umano destino. postfazione di emanuele trevi.

