



"non e` solo la dissoluzione della realta` in un pulviscolo di particelle a conferire al libro il suo fascino; ne` ci si deve abbandonare alla pura magia delle singole frasi, alla loro forza di suggestione. quel che il libro intende stimolare in noi non e` solo una critica del linguaggio o una critica del nostro sistema di comunicazione. svelando con tanta evidenza e senza alcun riguardo il procedimento insito nel meccanismo narrativo, handke disvela anche il nostro rapporto con la realta`. egli mostra fino a qual punto noi siamo debitori verso quegli schematismi che giudichiamo un` adeguata esperienza del reale, mentre in effetti sono solo immagini del mondo o proposizioni su di esso, a cui noi ci rimettiamo." (wendelin schmidt-dengler)

"il cavaliere azzurro", un almanacco di grande formato con illustrazioni a colori, usci` a monaco di baviera nel 1912. l`iniziativa della pubblicazione fu presa da un gruppo di pittori, musicisti e scrittori d`avanguardia tedeschi e russi che si raccoglieva intorno a wassily kandinsky e a franz marc. accolto dalla reazione rabbiosa della critica ufficiale e dall`entusiasmo degli intellettuali piu` avanzati, il libro-almanacco divenne subito il punto di riferimento obbligato del vasto moto di rinnovamento artistico e culturale degli anni precedenti la prima guerra mondiale. oggi, a quasi ottant`anni dalla sua uscita, esso e` considerato come il piu` significativo documento programmatico dell`arte del xx secolo.



anno 2006. nei claustrofobici salotti intellettuali della vecchia europa l`arte ha raggiunto la sua massima espressione. l`iper realismo e` il principio estetico dominante e l`uso del corpo umano come tela la sua piu` alta realizzazione. ma l`omicidio di una ragazza di quattordici anni che lavora come "tela" sconvolge il mondo dell`arte e semina il panico tra i modelli. la ragazza e` stata sfigurata con un coltello, quasi fosse un quadro da deturpare.



"la natura petrigna, con cui si staglia nell`arte del quattrocento il personaggio di mantegna, coinvolge tanto le opere figurative quanto la leggenda biografica. e proprio il fatto che essa si caratterizzi per ampie lacune consente all`interpretazione di saramago di cercar di colmare gli intervalli della cronaca con l`immaginazione propria del romanziere." (luciana stegagno picchio).

in questo libro viene esaminato il linguaggio fotografico al di fuori delle consuete riflessioni di carattere concettuale, partendo piuttosto dallo "specifico" del mezzo tecnico; quest`ultimo viene analizzato nella sua evoluzione dalla dagherrotipia al bianco e nero, dal colore alla olografia. al tempo stesso, della materia si e` voluto offrire un panorama storico-critico attraverso una serie di "schede" sintetiche ma esaurienti a proposito dei protagonisti piu` significativi, degli stili e delle ideologie che si sono sviluppati nel corso di un secolo e mezzo: presenze e avvenimenti la cui conoscenza puo` servire - anche mediante l`articolata bibliografia di base che correda le singole schede - a orientare efficacemente il lettore verso la conoscenza e l`approfondimento di un mezzo espressivo che, come pochi altri, connota la cultura del nostro tempo.

un volume scritto con il proposito di fornire al lettore non specialista una via d`accesso facilitata alla lingua cinese, offrendogli un quadro generale di riferimento. la trattazione e` organizzata in forma di domande e risposte in modo da aiutarlo a focalizzare l`attenzione di volta in volta su temi-chiave specifici, spesso individuati tenendo conto delle curiosita` piu` frequentemente espresse dai non addetti ai lavori, nella speranza che il disegno d`insieme possa emergere in modo naturale dall`accostamento delle tessere del mosaico, senza che cio` richieda al lettore un impegno particolare.

creatori per alcuni studiosi di un periodo di fioritura culturale e artistica paragonabile a quello dell`atene di pericle, furono, secondo altri, uomini d`affari senza scrupoli, tiranni e assassini dello spirito repubblicano. quel che e` certo e` che in tre sole generazioni gli esponenti di questa singolare famiglia si trasformarono da abili banchieri a onnipotenti signori di una citta` al centro della vita culturale e artistica dell`epoca rinascimentale.

l`autrice intende smontare il castello di bugie che le multinazionali farmaceutiche producono per occultare la realta` della terza industria piu` remunerativa del mondo. con la legge bayh-dole, che consente a universita` e piccole aziende di brevettare il frutto di ricerche finanziate con i soldi dei contribuenti, quando un brevetto scade viene immessa sul mercato un`imitazione del farmaco spacciandola per novita`. in questo modo i prezzi dei farmaci rimangono alti, ma non per sostenere la ricerca quanto invece per investire in marketing e organizzare lussuosi congressi medici.


due donne stanno sedute a chiacchierare sulla strada. passa dante alighieri. il poeta ha "carnagione scura, capelli folti, neri e ricci, come la barba". una delle due donne dice all`altra: "guarda! quello e` il tizio che e` stato all`inferno e parla degli spiriti e delle cose incredibili che ha visto laggiu`". la vicina commenta: "dici bene, mia cara. e proprio cosi`: guarda li` che barba crespa e che pelle scura gli hanno fatto venire il nero e il fumo dell`inferno". se dante era brutto, petrarca, il semprevergine, era bello e boccaccio, tondo e grasso. tra varie scintillazioni aneddotiche, l`umanista, banchiere e mercante, giannozzo manetti (1396-1459) abbrevia e rilega le biografie dei tre artefici di una luminosa rinascita culturale.





una madre, una figlia, un uomo: i tre vertici di un triangolo del desiderio. ma l`uomo, patrigno e amante, e` solo il catalizzatore delle passioni, tanto violente quanto soffocate, tra le due donne. dopo molti anni la figlia, ormai scultrice affermata, crea una splendida statua di marmo, conturbante per la carica erotica che esprime, opprimente nella sua fredda perfezione, e la intitola "corpo di mia madre". la madre ne rimane tanto sconvolta da tentare il suicidio; la figlia l`assiste per tutta una notte e, accanto a lei, si lascia sommergere dal flusso dei ricordi.



garcia marquez ha saputo innestare i modi e il respiro del grande romanzo ottocentesco nella realta` politica dell`america latina. in questo volume, curato da rosalba campra, sono raccolti i testi narrativi scritti tra il 1955 e il 1967. introduzione di cesare segre.















rispetto al testo pubblicato da nievo nel 1857, il manoscritto autografo del 1855 qui stampato per la prima volta conserva una versione del conte pecoraro profondamente differente e molto suggestiva, che consente di seguire da vicino il lavoro dello scrittore e di comprenderne la riflessione. la versione manoscritta infatti documenta una fase anteriore a quella "caricatura" espressiva che caratterizza, com`e` noto, l`edizione del 1857. in questo senso sembra essere piu` vicina al progetto originario, formulato da nievo nella primavera del 1855, di scrivere un romanzo "semplice semplice", in ideale corrispondenza col suo tema rurale e contadino. si tratta di un testo ancora "in movimento", ancora non licenziato dallo scrittore, che manifesta un modello di romanzo e di scrittura profondamente diverso e addirittura alternativo a quello poi adottato e seguito, e non solo a livello linguistico. rispetto agli esiti finali, questa stesura iniziale ci permette oggi di leggere le prime pagine del nievo romanziere: pagine che hanno tutto il fascino dell`immediatezza, e che ci presentano scene del tutto abbandonate nella versione definitiva. per esempio, il narratore che focalizza progressivamente la povera cucina di torlano in cui, sul far della sera, vengono presentati i personaggi, si perde si nella versione a stampa del conte pecoraro, ma tornera` alla mente dello scrittore quando introdurra` nella cucina di fratta i personaggi delle "confessioni d`un italiano".

nei cinque libri autobiografici pubblicati da bernhard fra il 1975 e il 1982 ("l`origine", "la cantina", "il respiro", "il freddo", "un bambino"), e qui radunati per la prima volta, il lettore trovera`, di la` dalle vertiginose architetture linguistico-musicali dei romanzi, di la` dalle riflessioni filosonco-maniacali e dalle feroci tirate dell`implacabile "artista dell`iperbole", la narrazione cruda e immediata della sua vita - una narrazione che non risparmia nulla dei dettagli piu` urtanti ed eloquenti. come la rete che dondola, sospesa al soffitto di un barcone in un canale di rotterdam, dove piange il bambino messo al mondo dalla "madre nubile" in olanda per non dare scandalo nell`austria provinciale e bigotta. o come i terribili convitti frequentati in austria e nella "grande germania", con sadici e ottusi educatori prima in divisa nazista e poi in abito talare; o, infine, il fetido "trapassatoio", anticamera della morte nel sanatorio, fra tisici in attesa della bara di zinco: quella turba di pazienti intubati e perforati ogni giorno, quella comunita` della sputacchiera di cui bernhard diventa membro a pieno titolo. eppure, nonostante tutto, quel diciottenne dalla volonta` caparbia decide di resistere e vivere, tenendo testa - con implacabile dizione - alla malattia del corpo e dello spirito.



nel romanzo che segna il suo ritorno dopo dieci anni di silenzio, jamaica kincaid, ormai lontana dai caraibi, ci racconta la storia di un matrimonio un matrimonio finito. il suo, forse: l`epoca, la casa (nel vermont), il marito (musicista), i figli (un maschio e una femmina), la professione della signora sweet (scrittrice) corrispondono in tutto e per tutto alla vita reale dell`autrice. come sempre, tuttavia, la sua corrosiva, inconfondibile prosa e` piu` estranea all`autobiografismo di quanto non appaia a prima vista: la stessa kincaid ha del resto dichiarato che "il protagonista di questo romanzo e` il tempo". e si potrebbe aggiungere che un`aura mitologica e visionaria irradia da una narrazione che e` come un`invettiva infuocata - e a tratti esilarante -, dove non a caso i figli della signora sweet si chiamano eracle e persefone. ma poiche` la casa e` "un carcere con la secondina dentro", la moglie "quella brutta strega arrivata con la nave delle banane" e il marito "cosi` piccolo che a volte la gente... lo scambiava per un roditore", ci renderemo conto, pagina dopo pagina, che la signora sweet, proprio come la xuela dell`"autobiografia di mia madre", e` soprattutto un`abitante di quell`inferno interiore che jamaica kincaid sa raffigurare in maniera inimitabile.

"ci sono frontiere, dove stiamo imparando, e brucia il nostro desiderio di sapere. sono nelle profondita` piu` minute del tessuto dello spazio, nelle origini del cosmo, nella natura del tempo, nel fato dei buchi neri, e nel funzionamento del nostro stesso pensiero. qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l`oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato". tale e` il presupposto di queste "brevi lezioni", che ci guidano, con ammirevole trasparenza, attraverso alcune tappe inevitabili della rivoluzione che ha scosso la fisica nel secolo xx e la scuote tuttora: a partire dalla teoria della relativita` generale di einstein e della meccanica quantistica fino alle questioni aperte sulla architettura del cosmo, sulle particelle elementari, sulla gravita` quantistica, sulla natura del tempo e della mente.




intorno alla meta` degli anni trenta del novecento, il piccolo henry gustave molaison comincia a soffrire di ripetute crisi convulsive, sviluppando un`epilessia farmaco-resistente. quando il neurochirurgo william b. scoville decide di sottoporlo, ormai ventisettenne, a un`operazione al cervello, il prezzo da pagare per la remissione delle crisi sara`, per henry, il manifestarsi di una severa amnesia anterograda: l`incapacita`, cioe`, di ricordare le sequenze della sua vita successive all`operazione - al punto da salutare ogni giorno persone note come se le incontrasse per la prima volta, cominciando dai medici. da quel momento, henry diventera` semplicemente h. m., l`acronimo piu` pervasivo e perturbante di tutta la letteratura neuroscientifica degli ultimi decenni. esito di una frequentazione professionale e umana di quasi mezzo secolo, quello di suzanne corkin non e` "un" libro, ma "il" libro su un caso cui si devono scoperte decisive sulla natura della memoria e sugli specifici processi attraverso i quali viene costruita ("il cervello di henry" scrive la corkin "ha risposto a piu` domande sulla memoria di quanto abbiano fatto gli studi scientifici dei cento anni precedenti"). un libro che ci offre, oltre a uno dei piu` intensi `ritratti clinici`, una affascinante riflessione sulla tessitura fragile e tenace, coerente e composita, che sta alla base dell`identita` di ognuno di noi.



























amici da molti anni, joe e harry hanno tentato insieme varie imprese commerciali, rimaste tutte senza successo. per amore della famiglia, joe ha dovuto mettere la testa a posto e si e` rassegnato a un lavoro di programmatore di computer. ma un giorno, salendo sull`auto, joe si trova davanti a decine di copie dell`amico harry: alcune sono minuscole, altre gigantesche, ma tutte lo supplicano di rintracciare il vero harry e di fargli inventare una macchina capace di dargli il controllo dello spazio e del tempo.




italia figlia benedetta della provvidenza, o piuttosto italia incorreggibile pecora nera del vecchio continente? da quando e` nata tra alti clamori sconvolgendo l`equilibrio geopolitico europeo - la piu` giovane delle grandi nazioni occidentali e` una fucina di ambizioni e frustrazioni, slanci e sconfitte. "fin dal principio, la nazione italiana e` stata difficile da definire e ancora piu` difficile da costruire; e malgrado gli sforzi di poeti, scrittori, artisti, pubblicisti, rivoluzionari, soldati e politici di vario colore, la fede nell`ideale dell`italia non ha avuto lo sviluppo auspicato da tanti patrioti. e d`altronde possibile che l`insistenza con cui il progetto di `fare gli italiani` e` stato perseguito fino alla seconda guerra mondiale abbia finito col risultare controproducente, contribuendo a erodere la credenza nei valori nazionali collettivi. al principio del nuovo millennio, l`italia continua ad apparire un`idea troppo malcerta e contestata per poter fornire il nucleo emotivo di una nazione, o almeno di una nazione in pace con se stessa e capace di guardare con fiducia al futuro." christopher duggan ricostruisce oltre due secoli di storia italiana, dalla deludente invasione napoleonica di fine settecento ai nostri giorni.


per il manager maximilien vogue la giornata e` iniziata con il piede sbagliato. sta di nuovo litigando con la bella julie che ora, stanca delle continue discussioni, gli porge un volantino con la presentazione di un corso quanto mai insolito. un corso tenuto da una donna altrettanto stravagante. si chiama romane e di professione combatte l`arroganza sempre piu` diffusa. e convinta che il mondo sarebbe un posto migliore se tutti praticassimo la gentilezza. lei sa come insegnarla e offre un biglietto di sola andata per la felicita` a chi sceglie di mettersi in gioco. da buono scettico, maximilien non crede a una sola parola. ma poi, un po` per gioco un po` per curiosita`, decide di iscriversi al corso. dapprima i consigli di romane gli sembrano semplici e banali. eppure, a poco a poco, si accorge che dentro di lui qualcosa sta cambiando. scopre che basta un piccolo gesto, ogni giorno, per ritrovare il piacere della condivisione e la bellezza della quotidianita`: al mattino dedicare almeno un`ora a prendersi cura di un fiore o di un animale domestico; annotare quanti riusciamo a dire prima di andare a letto; imparare a riconoscere e accettare gli errori commessi durante la giornata. e si rende conto che non c`e` niente di meglio che trascorrere del tempo con gli amici e riprendere la buona vecchia abitudine di stringere la mano per ritrovare rapporti autentici e duraturi. perche` e` solo mostrando il nostro lato piu` sensibile e attento alle esigenze degli altri che possiamo cambiare la nostra vita e raggiungere la felicita`. quella vera che, una volta trovata, non si puo` piu` smarrire.

da giorni imperversa su reykjavik una fitta nevicata che ha imbiancato tutto e non accenna a diminuire. in condizioni del genere e sconsigliato uscire, ma l?anziana donna che quella mattina si presenta alla centrale di polizia pensa di avere a che fare con una faccenda davvero importante. fra gli oggetti del marito mancato da poco ha appena trovato una luger degli anni quaranta, nascosta dietro una cassetta degli attrezzi in garage. non l?aveva mai vista prima, il marito non andava a caccia e non aveva motivo di possedere una pistola. la scientifica non tarda ad appurare che si tratta dell?arma di un delitto commesso nel 1955 nel quartiere popolare dei mular, la cui vittima era un ventenne di nome garoar. tuttavia, non c?e nulla che colleghi il defunto a quell?omicidio. a chi apparteneva allora la luger? konrao si ricorda benissimo di avere visto un?arma identica fra le mani di suo padre... tutti gli indizi portano a vecchie conoscenze del detective, criminali che hanno gestito e coperto per anni sordidi giri di pedofilia. il cerchio si stringe attorno al colpevole e konrao sente di essere a un passo dalla verita. ma sara una verita difficile da accettare.