
mentre l`azione si dipana, mutandosi in un potente apologo, il vice - il commissario di polizia protagonista di questo romanzo - tiene sempre nella mente l`incisione di durer intitolata "il cavaliere, la morte e il diavolo", che lo ha accompagnato sulle pareti di tante stanze, nelle sue peregrinazioni da un ufficio all`altro, come se in quell`immagine si celasse il segreto di cio` che avviene intorno a lui. solo che il mondo, ormai, sembra poter fare a meno del diavolo. forse perche` "il diavolo era talmente stanco da lasciar tutto agli uomini, che sapevano fare meglio di lui".

se dovessimo indicare una forma romanzesca capace di rivelare come si compone e come si manifesta quell`impasto vischioso del potere che la politica italiana ha avuto per lunghi anni il funesto privilegio di produrre, basterebbe rimandare alle asciutte pagine di "todo modo", alla scansione crudele dei suoi episodi, che solcano come una traccia fosforescente una materia informe, torbida e sinistra. non meraviglia dunque che questo libro, pubblicato nel 1974, possa essere letto come una guida alla storia italiana dei decenni successivi.
