
che cos`e` donguan? una citta`, verrebbe da rispondere, se il termine non si applicasse solo per difetto a un enorme agglomerato di fabbriche, collegate da una rete di tangenziali che non contemplano il passaggio, o anche solo la presenza, di pedoni. ma perche` a donguan arrivano ogni giorno, dalle sterminate campagne di tutto il paese, migliaia di ragazze? qui la risposta e` piu` semplice: intanto perche` le braccia delle giovani donne sono le piu` ambite, nel mercato del lavoro cinese, e poi perche` una ragazza, in un posto come donguan, puo` realizzare il suo sogno, l`unico apparentemente concesso, in cina, oggi: fare carriera. certo le condizioni di partenza sono durissime: turni massacranti, paghe minime, il tempo che avanza al lavoro reinvestito nell`apprendimento coattivo di quei rudimenti di inglese senza il quale una carriera non puo` avere inizio. e come alternativa, una bella serata fra colleghe al karaoke aziendale. ma le ragazze di donguan - e in particolare le quattro che leslie t. chang, in questo suo reportage, ha seguito per anni sono disposte ad accettare tutto: un nomadismo incessante; relazioni personali fuggevoli, ma irrinunciabili; e una vita interamente costruita intorno al possesso di un unico bene primario, il cellulare. sembra l`anticipazione di un incubo futuribile, ed e` invece solo una scheggia di un presente parallelo al nostro, e molto piu` vicino di quanto vorremmo sperare.

"willie era senza dubbio il piu` celebre autore vivente. con ogni probabilita` era anche il piu` triste". nonostante l`attacco, il libro che robin maugham nipote di somerset e romanziere in proprio - ha dedicato allo zio e` uno dei ritratti di scrittori piu` convincenti, utili e anche spassosi che siano mai stati pubblicati. e lo e` per una ragione molto semplice: nella forma della conversazione - qui restituita con impressionante fluidita` - maugham dava il meglio di se`, alternando momenti di candore ("sono bisessuale, ma per un fatto di reputazione non e` che lo vado a strombazzare in giro") a pillole di saggezza ("ho sempre sognato di scrivere una grande commedia, cioe` un dramma che avesse un inizio, una parte centrale e una fine"), giudizi taglienti ("noel coward aveva poco talento, ma l`ha sfruttato fino all`osso") a grandi storie, cui maugham ricorre ogni volta che sul viso del nipote vede affacciarsi un`ombra di scetticismo. puo` trattarsi di un pettegolezzo mondano, di un aneddoto su aleister crowley o di un episodio inedito, come l`ambasceria affidata a maugham da kerenskij dopo la rivoluzione di febbraio, e destinata a lloyd george: non importa, cosi` come non importa che i fatti siano o no realmente accaduti - cio` che conta e` che ogni volta il lettore ha la sensazione di scoprire un romanzo in miniatura dalla firma inconfondibile.

per anni, quando i suoi viaggi erano soprattutto quelli del filobus romano 62, da via nomentana a piazza san silvestro, manganelli coltivo` un sogno temerario: spingersi sino alle isole faero`er. nel 1978, vincendo timori e angosce, con una valigia munita di tutto quanto un "frequent flyer" giudicherebbe forse inessenziale - un dickens come amuleto e "blande mani chimiche" che sappiano coccolare nei momenti difficili -, lo scrittore parti` alla volta dell`arcaica islanda, prima tappa della sua incursione nel grande nord. e l`esito di quel viaggio e` questo reportage: lo sguardo del traveller sembra capace di svelare la segreta essenza dell`"isola pianeta", dove il mondo e` preumano, folle e criptico.


fra l`aprile e l`ottobre 1882 friedrich nietzsche, allora all`apice della sua creativita` ma ignoto al pubblico piu` vasto, la giovane e affascinante russa lou von salome` e il filosofo paul re`e furono legati da un sodalizio vibrante, fonte di innumerevoli pettegolezzi, ricostruzioni, interpretazioni. il fatto centrale e piu` significativo di questo rapporto triangolare fu che nietzsche riconobbe in lou l`unico essere femminile che avrebbe desiderato iniziare alle sue scoperte. questa lacerante vicenda si e` dispiegata davanti ai nostri occhi solo in anni recenti, allorche` ernst pfeiffer ha potuto radunare tutti i documenti: lettere, ma anche testimonianze laterali.













il 22 marzo 1943, in una bella giornata di sole, due "cacciatori di ebrei" prelevano klaartje e joseph de zwarte dalla loro casa di amsterdam. finisce cosi` il loro ultimo pomeriggio di liberta`. dopo l`arresto, marito e moglie vengono internati nel campo di concentramento di vught. nel giro di alcuni mesi klaartje sara` trasferita a westerbork e, da li`, a sobibor, dove morira` nelle camere a gas il 16 luglio, a trentadue anni. joseph, separato dalla moglie a vught e impiegato nei lavori forzati, sara` deportato in seguito, ma le sue tracce si perdono comunque in un luogo imprecisato della polonia. a dispetto dei suoi carcerieri e correndo un rischio enorme, la sartina klaartje trova il coraggio dell`unica resistenza possibile: tiene un diario preciso e dettagliato della vita nel campo di vught. forse presagendo a quale destino andra` incontro, al momento di salire sul treno per sobibor lo consegna al cognato. e una testimonianza commovente e un impietoso atto di accusa, ma insieme da` voce all`incredulita` di fronte a un sistema talmente assurdo da risultare inconcepibile. il diario e` stato riscoperto solo di recente, dopo la donazione di una superstite della famiglia al museo ebraico di amsterdam. con la sua pubblicazione non soltanto si e` riportato alla luce un documento fondamentale ma, finalmente, si realizza il desiderio di klaartje che quanto ha scritto raggiunga il mondo esterno perche` tutti conoscano le sue sofferenze e la sua rabbia.

un barbiere si sveglia di buon`ora, si alza dal letto, spezza il pane appena sfornato, vi scorge dentro "qualcosa di biancheggiante": un naso. prende cosi` avvio uno dei racconti piu` celebri della letteratura di tutti i tempi, affiancato in questa raccolta da altri quattro, non meno significativi e famosi: ii ritratto, dove un dipinto porta con se`, nel trascorrere degli anni, tutto il male che era nell`animo del personaggio rappresentato; la prospettiva, storia di incontri e di passioni fatali o fugaci sullo sfondo mutevole, e talora inquietante, del nevskij prospekt; ii giornale di impazzo, diario di un uomo solo e del suo precipitare nella follia; il mantello, dramma di un povero impiegato che subisce il furto del cappotto nuovo acquistato avvezzando una vita gia` misera a ulteriori, patetiche restrizioni.





















il 3 ottobre del 1996 l`accademia di svezia comunica a wis?awa szymborska che le e` stato assegnato il premio nobel. da quel momento, lei cosi` schiva, e` costantemente sollecitata: arrivano lettere, telegrammi, manoscritti, richieste e proposte spesso del tutto incongrue. il telefono squilla anche di notte. si impone il supporto di un segretario. quando micha? rusinek, neolaureato ventiquattrenne, si presenta in casa sua, la trova sgomenta. racconta . le restera` accanto per piu` di quindici anni. in questo libro - basato su ricordi di prima mano - rusinek getta un fascio di luce su aspetti della grande poetessa rimasti finora in ombra: le sue a volte stravaganti passioni (per i limerick e per il kentucky fried chicken, per vermeer e per gli oggetti kitsch, per woody allen e per - e soprattutto per le sigarette); il suo bisogno di solitudine; il modo in cui nascevano le sue poesie () e quello in cui creava i suoi collage; i suoi (complessi) rapporti con l`altro grande premio nobel polacco, czes?aw mi?osz; i rituali della scrittura e quelli che precedevano qualunque spostamento. ma inanella anche decine di aneddoti esilaranti, di battute fulminanti e di osservazioni acuminate, in cui ritroviamo l` settecentesco, la sottile ironia e la capacita` di stupirsi di una delle poetesse piu` fervidamente amate dai lettori di tutto il mondo.



«Concupiscenza libraria» ce lo ha confermato: la recensione, «minimo mostriciattolo», può trasformarsi in una magnifica narrazione che ha come personaggi «le parole di un libro», in letteratura sulla letteratura o, se vogliamo, in uno specifico genere letterario, magari ambiguo, arbitrario, «impuro», persino irresponsabile, ma capace di svelare quell’«immagine segreta», quello «strato sotterraneo» in cui risiede la grandezza di un libro.

da sempre, chi detiene il potere politico cerca di controllare il tempo: c`e` stato chi lo ha fatto modificando il calendario, chi utilizzando gli orologi per controllare la vita dei propri sudditi, chi cambiando il fuso orario al proprio paese. ma, soprattutto, proponendo una propria interpretazione del tempo storico. quale che sia la forma del potere, infatti, una cultura o un regime adottano una concezione del tempo caratterizzata da . ci saranno cosi` alcuni segmenti del passato che vengono sentiti come vicini e intimamente connessi al presente e altri invece come estranei e remoti. concretamente christopher clark, un gigante della storiografia contemporanea, ci mostra come, rispettivamente, la prussia di federico guglielmo e quella di federico ii, la germania di bismarck e quella del terzo reich optarono ciascuna per diverse concezioni del tempo e della storia con enormi conseguenze politiche e culturali. questi casi specifici ci aiutano a comprendere come il tempo non costituisce una sostanza neutra o universale nel cui vuoto si svolge qualcosa chiamato `storia`, bensi` una costruzione contingente che ha avuto forme, strutture e trame diverse. un libro che testimonia una vera e propria `svolta temporale` negli studi storici, un mutamento di sensibilita` paragonabile a quello delle svolte linguistiche e culturali degli anni ottanta e novanta del secolo scorso. una lettura per tutti coloro che vogliano conoscere e approfondire una di quelle rimodulazioni dell`attenzione mediante cui la disciplina storica periodicamente si rinnova.

conosciamo i nomi degli de`i di roma, visitiamo le rovine dei templi, ci appassioniamo sempre piu` alla mitologia pagana. eppure facciamo fatica a definire cosa fosse la religione dei romani. e vero che la parola latina religio e` solitamente tradotta in italiano con `religione`: ma si puo` davvero parlare di `religione` nell`antica roma? che origine avevano gli de`i? per quali ragioni, con quali intenti e in che modi ci si rivolgeva loro? ha senso parlare di `fede` nel contesto di una religione politeistica? ancora: che impatto ebbe la conquista romana del mediterraneo sui culti delle comunita` sconfitte? perche` roma non tento` di imporre sistematicamente i propri riti attraverso il suo enorme impero? e davvero l`avanzata del cristianesimo si deve spiegare con l`eclissi di una moribonda religione `pagana`? una esplorazione che ci condurra` da roma fino agli angoli piu` remoti dell`impero, dall`eufrate al vallo di adriano, dalle splendide citta` del nord africa ai grandi santuari della gallia transalpina, in un percorso alla scoperta di uno degli aspetti meno conosciuti del mondo romano, capace di dischiuderci un universo ignoto.

lo scritto che qui presentiamo e` un articolo apparso nel 1934 sulla rivista , uno dei piu` efficaci strumenti di diffusione delle teorie sostenute nel circolo di vienna e in generale dai filosofi neopositivisti. qui schlick difende, contro l`ala fisicalistica del neopositivismo, l`impostazione empiristica originaria del movimento. neurath replichera` e, insieme a carnap, altri parteciperanno a questa polemica, ormai conosciuta sotto la denominazione di "polemica dei protocolli", che, come lo stesso carnap riconoscera`, riguarda il problema centrale dell`epistemologia o della riflessione filosofica sulla scienza. a riprova del fatto che le critiche piu` radicali e piu` rigorose mosse alla filosofia e alla metafisica, che e` il cuore del filosofare, vanno ricercate nella filosofia stessa e nella sua storia. contribuiscono anzi essenzialmente a costituire quella tensione interna del pensiero, quella dialettica, senza di cui non esisterebbe filosofare autentico.

mose` maimonide, filosofo, medico e giurista ebreo, scrisse "la guida dei perplessi" verso il 1180-1190. il presente testo non e` solo un`opera significativa della filosofia ebraica, ma anche uno dei piu` importanti testi dell`esegesi biblica medievale. l`opera nasce da un tentativo di interpretazione della tradizione religiosa, cosi` come si trova nella bibbia e nel talmud, in chiave filosofica, nello sforzo di conciliare l`ebraismo con aristotele, la fede con la ragione.

in quale negozio di londra clarissa va a comprare i fiori per la festa? qual e la strada in cui incontra il tormentato reduce septimus smith? il giorno piu celebre nella vita della signora dalloway in una mappa letteraria. ci sono libri che con le loro storie ci consentono di scoprire luoghi nuovi o di guardare luoghi noti con uno sguardo diverso. se sono luoghi di fantasia ce li immaginiamo come fossero veri. quanto sarebbe bello allora avere una mappa che ripercorre tutti i luoghi del libro che stiamo leggendo? disegnate da martin thelander, le mappe letterarie sono uno strumento utile, divertente ed evocativo per immergersi ancor di piu nella geografia dei nostri libri preferiti. nel formato a3 (29,7x42 cm), queste mappe ti guideranno alla scoperta di alcuni dei grandi classici.