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il pregio piu` evidente del libro sta nella complessa molteplicita` di elementi chiamati ad avviare una veduta di inconsueta ampiezza: pur dedicando ovviamente a platone e ad aristotele un gruppo di capitoli centrali, sinclair ha saputo dar vivo risalto alle voci piu` remote, dalla poesia epica e lirica all`opera storiografica di erodoto e di tucidide, ai maestri della sofistica, giungendo sino alla tarda grecita` e al pensiero poltico romano.

giacomo, un professore, e` l`unico di sette tra fratelli e sorelle a essere rimasto nel sud, in un piccolo paese siciliano nel settecentesco palazzo di famiglia, dotato di una biblioteca di trentamila volumi. la morte dei genitori in un incidente d`auto mentre tentavano di raggiungere esledon - una sorta di shangri-la, (il luogo immaginario dove il tempo si e` fermato) di cui si hanno vaghe notizie e dove la giornata e` fatta di 32 ore - lo ha turbato piu` di quanto non voglia ammettere, tanto piu` che, non essendosi opposto al pericoloso viaggio, si ritiene un po` responsabile della sciagura. e ora giacomo, nel silenzio delle notti solitarie, sente parlare i libri della vecchia biblioteca; dapprima e` un bisbiglio, poi fanno udire parole umane. esledon e` nominata piu` volte. lo stesso protagonista dubita da principio delle proprie facolta` mentali. espone il caso ai fratelli e a uno psichiatra, ma nessuno sembra prenderlo sul serio. finalmente le autorita` locali, dopo un`inchiesta, decidono che non sono parole quelle che giacomo ha sentito, ma rumori dovuti all`invasione di strani parassiti che minacciano la sopravvivenza della biblioteca e dell`intero edificio. cosi` il protagonista e` costretto ad abbandonare il palazzo e i libri, che verranno provvisoriamente accatastati sul vicino colle, protetti alla meglio da tettoie in lamiera. intanto proprio da esledon giunge il nonno di giacomo, che tutti credevano morto, mentre i libri sulla collina continuano a parlare al vento.

l`ipotesi analitica che guida questo libro e` che ciascuno scrittore ha una sua cucina, cosi` come ha una sua lingua personale. una lettura rivolta alle ricette, ai cibi, agli ingredienti, alle abitudini culinarie che traspaiono dai testi, e` idonea a fornire una chiave interpretativa e critica dei caratteri, delle situazioni sociali, dei rituali mondani, dei sostrati culturali. e forse proprio perche` un autore nel parlare di cibi tende ad allentare le briglie dell`autocontrollo, una tale analisi puo` talvolta fornire sorprese, puo` gettare raggi di luce sul non detto. "come le case e gli abiti scrive l`autrice - il cibo descrive e colloca: antropologicamente, psicologicamente, ritualmente. e temporalmente e spazialmente. e se il cibo, la cucina definiscono gli individui, a rovescio gli individui modellano la cucina". sicche` la prospettiva culinaria, che per di piu` si offre per sua natura a essere divertente e lieve, permette di correre dal testo alla ricetta, ripescata nei libri di cucina del tempo com`era dettata e nelle cronache com`era eseguita, di andare dal personaggio alle biografie e agli ambienti. e stupisce come ogni autore, non solo quelli che ci si aspetterebbe, la austen, o kipling, o saba, o pearl s. buck, ma perfino quelli apparentemente piu` lontani dai fornelli, da dostojevskij a fitzgerald a sartre indugi, molto significativamente ma non sempre consapevolmente, sui cibi, le cucine e le tavolate.

questo libro nasce quasi per caso: una figlia che va via di casa chiede alla madre qualche ricetta per la sua nuova famiglia, segreti culinari condivisi nella loro vita complicata, a volte conflittuale e dolorosa. una richiesta che fa esplodere, in maniera imprevedibile, incontrollata e percio` forse piu` libera, la memoria dell`autrice. annotare i piatti di famiglia diventa l`occasione per ripensare al proprio passato, riflettere su quelle origini che sono il nodo delle nostre esistenze. il padre ungherese che in italia non si e` mai sentito a casa sua; la madre sofferente sprofondata in una depressione da cui si liberera` soltanto con la morte, le tradizioni magiare che si combinano con la tradizione abruzzese fatta di cibi poveri e sempre troppo uguali, i piatti di cetriolo e yogurth con cui la nonna, nata a costantinopoli, alimentava il suo esilio e la sua memoria, il sapore acre della marmellata di rose, la lussuria appiccicosa del locum, lo strudel ai semi di papavero della zia rosa, transfuga nel 1956 di una ungheria di cui conserva gelosamente segreti preziosi. e la cucina il luogo della memoria, i ricordi si affollano, si sovrappongono, scanditi da quei piatti, sei in tutto, che fanno da titolo ai capitoli di questo libro e comprendono una intera esistenza.

commedia tra le piu` popolari di goldoni, "il servitore di due padroni" e` un ingranaggio perfetto, giocato sui senso del ritmo, sull`improvvisazione, sui lazzi e l`inventiva linguistica; una prova d`altissimo virtuosismo che lascia stupefatti per le difficili astuzie e la finezza di molte intuizioni. "la famiglia dell`antiquario" mette in scena lo scontro sociale e morale tra due mondi antitetici: l`aristocrazia, gelosa della propria schiatta, e la borghesia, orgogliosa del proprio potere economico. rappresentazione corale, "la bottega del caffe`" trasferisce sul palcoscenico un`intera porzione di mondo nella sua concretezza e quotidianita`, intrecciando in un campiello un viluppo di esistenze.

atene sta precipitando verso il crollo definitivo. la delusione e l`amarezza per l`inarrestabile agonia producono in aristofane una straordinaria felicita` creativa. il suo vagheggiamento del passato sfocia nell`invenzione di realta` diverse, mondi fantastici, surreali, utopici e, a dispetto del suo conservatorismo aristocratico, carichi di contenuti contestativi. l`opera di aristofane e` tra le piu` libere e liberanti: vi risalta l`esigenza di gioia e di concretezza, legata anche ai godimenti del cibo e del corpo e alle bellezze della natura, espressa nelle azioni e nei dialoghi con alternanza di comicita` grevi e violente, festose situazioni e squarci di lirismo.

composta nella prima meta` del xii secolo, l`edda costituisce uno dei principali monumenti della letteratura islandese medioevale e della tradizione della poesia scaldica. testo fondamentale per la conoscenza del patrimonio mitologico nordico e del credo religioso della scandinavia pagana, nonche` delle interazioni e tensioni tra paganesimo e cristianesimo, e` un`opera in cui rifulge il talento di snorri sturluson: non soltanto poeta, storiografo e studioso, ma anche narratore di miti e leggende. snorri sturluson e` noto soprattutto come autore dell`edda detta "in prosa" per distinguerla dal testo in poesia, forse piu` antico, cui si attribuisce lo stesso titolo (canzoniere eddico).

questo volume comprende i racconti inediti "la prova" e "la guerra privata di samuele, detto leli". le altre storie sono state pubblicate in tempi diversi: "l`uomo e` forte" in articolo 1. "racconti sul lavoro", sellerio, 2009; "i quattro natali di tridicino" in storie di natale, sellerio, 2016; "la tripla vita di michele sparacino" in allegato al , 2008 e rizzoli, 2009; "la targa" in allegato al , 2011 e rizzoli, 2015. una rete di storie, ovvero una proliferazione di intrecci sorprendenti, e` questo libro di racconti. la consueta concentrazione espressiva, la scrittura scenica di geniale lucidita`, e il talento umoristico, consentono a camilleri di tradurre con spigliatezza il ludico nel satirico, facendo giocare il tragico con il comico: senza pero` escludere momenti d`incanti emotivi, come nel racconto "i quattro natali di tridicino". la raccolta si apre con una di equivoci e tradimenti, dai guizzi sornionamente maliziosi. si chiude con un racconto di mare di potente nervatura verghiana, calato in un mondo soffuso di antica e dolorosa saggezza: . nella montatura centrale, tra varie coloriture sarcastiche, si ingaglioffa nell`abnorme e nell`irragionevole. ora e` la vita da cane di un poveruomo, che si araldizza nel gesto finale, nella desolazione estrema di una autoironia catartica sorvegliata dalla moglie: . ora e` la stolidita` ilarotragica del fascismo, in due episodi: sull`impostura di un falso eroe patriottico, al quale non si sa come dedicare una targa di pelosa commemorazione; e sulla discrimi

in anni di pazienti ricerche presso rigattieri e antiquari, sylvain pons, vecchio musicista prigioniero di una maniacale passione per la buona cucina e le opere d`arte, ha messo insieme una raccolta di oggetti e dipinti di inestimabile valore: un quadro di sebastiano del piombo, raffinati servizi in porcellana di se`vres, preziosi orologi di boulle, il celebre ventaglio dipinto da watteau appartenuto alla pompadour. la sua collezione, che e` la vera protagonista del romanzo pubblicato nel 1848, scatenera` ben presto la rapacita` di parvenus ignoranti, astuti azzeccagarbugli, portinai impiccioni, tutti pronti a sordidi intrighi per entrarne in possesso. eccezionale documento dell`ultimo balzac e della societa` francese alla vigilia della rivoluzione del 1848, dove non c`e` posto per sentimenti disinteressati come l`amicizia e l`amore per l`arte perche` l`avidita` ha trasformato uomini e cose in merci da vendere e comprare, "il cugino pons" e` come scrive l`autore in una lettera a madame hanska: un tributo alla bellezza come valore assoluto contro l`idolatria del denaro che il grande scrittore francese ha raccontato in tante indimenticabili pagine della come`die humaine.

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