
in fuga da torino, dopo aver ucciso una spia austriaca, il giovane ufficiale degli ussari angelo pardi sconfina in francia, dove si imbatte in una serie di intrighi. il suo fascino magnetico e la sua natura avventurosa suscitano interesse e passione; la sua indole lo porta ad attraversare la vita con inconsapevole spavalderia, a passare da un`avventura ad un`altra con insolente ardore. finche` appare nella sua vita la moglie del marchese de the`us, capace di fronteggiarlo con dolcezza e intelligenza. ma neanche l`amore potra` trattenere il giovane, rapito ben presto da nuove vicende che verranno raccontate ne "l`ussaro sul tetto", di cui "angelo" e` il capitolo precedente.


il 19 maggio 1978, con un proiettile calibro 22, marie-jo, la figlia venticinquenne di georges simenon, si uccide nel suo appartamento di parigi. e un suicidio annunciato, e del resto piu` volte tentato: dopo essere stata una bambina difficile, marie-jo era entrata sin dall`adolescenza in un ciclo infernale di cliniche, fughe, ospedali psichiatrici. simenon non raggiunge parigi, ma si preoccupa che siano eseguite le estreme volonta` della giovane, contenute in una lettera straziante trovata accanto al cadavere. nel 1980 lo scrittore compone queste "memorie" per commemorare la figlia, ma anche per placare insieme il dolore e i sensi di colpa e da` vita a una sorta di grande affresco autobiografico.











due storie narrate a capitoli alterni e che mai s`intersecano: quella dei due amanti che fuggono dalla societa` per chiudersi nel loro rapporto esclusivo e che nel tentativo d`interrompere una gravidanza finiscono con l`autodistruggersi; e quella del detenuto che durante la grande inondazione del mississippi viene mandato in cerca di una partoriente aggrappata a un albero semisommerso, la trova, fa nascere il bambino, porta entrambi in salvo e poi, invece di darsi alla fuga, rientra nella monastica societa` del penitenziario. estraneo a qualsiasi genere conosciuto, le "palme selvagge" non ha mai cessato di suscitare interrogativi. si tratta di due racconti autonomi, intercalati per una qualche audace trovata? di due racconti sotterraneamente legati? o di un romanzo, ancorche` anomalo? interrogativi ai quali ha fornito una risposta definitiva kundera: "la "sonata" opera 111 [di beethoven] mi fa pensare a "palme selvagge" di faulkner, in cui si alternano un racconto d` amore e la storia di un evaso, due soggetti che non hanno nulla in comune, non un personaggio, e neanche una qualunque percettibile affinita` di motivi o di temi: una composizione che non puo` servire da modello a nessun altro romanziere, che puo` esistere una volta e basta, che e` arbitraria, non raccomandabile, ingiustificabile - ed e` ingiustificabile perche` dietro di essa si avverte un "es mu? sein" che rende superflua ogni giustificazione".















la venezia giulia e` stata nell`immaginario nazionale la terra irredenta per antonomasia. pochi pero` sapevano dove si trovasse trieste e che cosa comprendesse quella mitica regione. a scoprirlo furono i milioni di italiani che vi affrontarono la guerra nelle trincee del carso o sulle vette delle alpi giulie. qui convivevano popoli diversi che vissero il primo conflitto mondiale con animo contrastante, specie quando l`italia decise di parteciparvi. la multietnica societa` giuliana era stata coinvolta sin dal 1914: la mobilitazione di massa vide partire decine di migliaia di uomini - italiani, sloveni e croati - nelle file dell`esercito dell`austria-ungheria. nelle citta` della regione donne, bambini e anziani dovevano misurarsi con le conseguenze della guerra totale. il libro offre uno sguardo d`insieme sulle vicende belliche della regione, sul coinvolgimento di uomini e donne nel conflitto, ma soprattutto sul modo in cui queste e il territorio vennero descritti. memorie, articoli di giornale, pagine di diario, canti, testi di riflessione politica sono utilizzati per raccontare un momento chiave della storia di quest`area multiculturale. ben lungi da concluderne le travagliate vicende, le conseguenze della grande guerra furono alla base delle successive tragedie che con la seconda guerra mondiale l`avrebbero nuovamente investita.

giunta all`eta` di quarant`anni, len howard sembra destinata ad assecondare il suo destino di talentuosa musicista, ma una svolta imprevista finisce per scombinare per sempre i suoi piani. nel 1938 si trasferisce nell`east sussex in un cottage circondato da un grande giardino, che si trasformera` col tempo - le finestre spesso aperte sono un attraente richiamo per uccelli di ogni specie - nello scenario di una delle avventure piu` affascinanti di tutta l`ornitologia moderna. a lungo gli studi pionieristici di howard, qui radunati, verranno in realta` contestati dalla comunita` scientifica, poiche` in contrasto col metodo che validerebbe solo le osservazioni su soggetti `controllati` in laboratorio. eppure, da subito, l`autorevole biologo e genetista julian huxley ne coglie la portata innovativa, fondata proprio sull`osservazione degli uccelli in un habitat capace di liberarli dalla paura degli uomini, e di rivelarne cosi` le autentiche - e spesso stupefacenti - facolta` affettive e cognitive. pur analizzando e auscultando un gran numero di specie e illuminandone gli aspetti biologico-comportamentali (come nelle avvincenti pagine sul corteggiamento e il combattimento), howard si concentra in particolare su alcuni protagonisti: come la cinciallegra star, che manifesta spiazzanti capacita` di conteggio e computazione, sporadiche applicazioni di un`intelligenza ben piu` vasta e multiforme. alla fine ci renderemo conto di aver assistito a una sorta di apprendimento reciproco: quello dell`autrice dai suoi ospiti, e quello degli ospiti da lei. ed e` su questa corrispondenza che poggia il misurato lirismo di un racconto condotto con una grazia e un`esattezza che e` raro trovare cosi` felicemente accordate.