




esiste un "logos" di psiche? si`, risponde l`autrice di questo libro: e` appunto cio` di cui si deve occupare la psicologia. e un logos che prende forma attraverso la mediazione di un "pensiero d`anima" intriso di passione e di immaginazione. ama l`espressione allusiva e metaforica, si dispiega nelle elaborazioni simboliche, oniriche, poetiche. scaturisce dal fondo mitico della mente, da` vita alle immagini dei sogni, muove le figure del "gran teatro" dell`anima. e il filo che permette di inoltrarsi nel labirinto di un percorso terapeutico, in cui, a partire dal "romanzo famigliare", ci si avvia a oltrepassarlo, sino a cogliere l`intreccio che lega la vita personale a quella piu` profonda dell`anima, radicata nei suoi fondamenti archetipici. l`anima, infatti, non e` semplicemente la parte controsessuale dell`uomo, ne` solo l`ombra della donna. la fenomenologia dell`anima e` presente in uomini e donne: "anche le donne incontrano bambine nei loro sogni, e prostitute, anch`esse sono sedotte da donne misteriose e sconosciute". la via individuativa femminile, quindi, non passa solo attraverso lo sviluppo dell`animus (indipendenza di giudizio, pensiero razionale, status economico e sociale...), ma segue la guida delle figure dell`eros che ancorano la donna nella memoria inscritta nel corpo emozionale e la conducono nel labirinto di vie e di significati di cui afrodite si fa immagine e tramite metaforico.

tra le principali fucine culturali che hanno segnato la storia del novecento italiano, un posto d`onore spetta senz`altro al quotidiano milanese che a meta` degli anni cinquanta ha segnato una svolta nel giornalismo nazionale: "il giorno". fondato a milano nel 1956, il quotidiano voluto da enrico mattei, presidente dell`eni, si presento` sin da subito come "rivoluzionario" tanto nella grafica che nei contenuti. il successo e la capacita` di penetrazione dell`opinione pubblica furono immediati, specie fra le giovani generazioni. e tra i giornalisti piu` rappresentativi del "giorno", si formo` e poi affermo` vittorio emiliani, che dopo piu` di trent`anni ne ripercorre in queste pagine la storia ricca di retroscena e di personaggi romanzeschi; dapprima l`ascesa, con gaetano baldacci, poi con italo pietra, in parallelo con il primo "miracolo italiano", con la svolta di centro-sinistra e con il ruolo strategico dell`industria di stato. e poi la storia amarissima dello stravolgimento e del declino della testata a partire dal 1972, con la direzione di gaetano afeltra; sono gli anni della lotta tenace, prolungata, dei redattori per salvare qualita` e originalita` del quotidiano, lasciato impoverire da un`impresa pubblica sempre piu` soggetta ai partiti di governo e sempre meno innovativa, e sono anche gli anni della diaspora di firme e talenti. ne viene fuori una sorta di romanzo storico di un ventennio, lo spaccato conflittuale di un`italia allora ricca di slancio, di speranza.

una vita inquieta, che sta per raggiungere il traguardo degli ottantanni. la vita di un uomo posseduto dalla musica, da sempre. hans werner henze con ironia e passione racconta il suo percorso artistico ed esistenziale, tra momentanei smarrimenti e continue trasformazioni, fratture strazianti e bagliori di serenita`. i dolori e l`insofferenza nella casa paterna, in westfalia. le ferite del nazismo, gli orrori della guerra. lo studio della composizione musicale. e poi la creativita` che prende il volo, partitura dopo partitura. in bilico fra sperimentalismo e tradizione, henze sceglie di seguire un personalissimo concetto di bellezza. con la sua musica non riconducibile alle etichette e alle scuole ottiene in vita un successo anomalo per un compositore, che suscita diffidenza. sempre pronto a varcare i confini, in politica come nel privato, henze sogna un comunismo a misura d`uomo, ma vede l`utopia soccombere alla realta`. canti di viaggio sono le sue memorie, anche perche` racconto della ricerca infaticabile di una patria: il rapporto ambivalente con la germania, la scoperta folgorante - nel 1951 - dell`italia e degli italiani, l`esperienza sulla scena musicale inglese, i due lunghi soggiorni a cuba negli anni sessanta.








chi e` stato carlos wieder? un poeta o un assassino? un artista o un criminale? un pilota spericolato che si esibiva in performance di "scrittura aerea" o un autore di snuff movies? e ha veramente arrestato e torturato e ucciso, nei mesi successivi al golpe di pinochet, decine di persone, per poi esporre le foto dei cadaveri ridotti a brandelli perche` convinto della assoluta, gratuita purezza del male - perche` solo il dolore e` in grado di rivelare la vita, e perche` lo scopo della sua e` "l`esplorazione dei limiti"? nulla, sembra ribadire bola?o, e` piu` sfuggente della verita`. tant`e` che, una pagina dopo l`altra, un tassello dopo l`altro - attraverso un accumulo di indizi, molti dei quali di natura squisitamente letteraria, e di storie parallele, alcune tragiche, alcune grottesche, alcune paradossalmente fiabesche (ma tutte, sempre, eccessive, "come il cile di quegli anni") -, il nostro percorso di avvicinamento a quella che potrebbe essere la verita` diventa via via piu` sdrucciolevole, come se l`autore medesimo ci invitasse a dubitare degli eventi che narra non meno che degli scrittori che cita, delle poesie, delle riviste, dei movimenti letterari a cui allude. nonche`, in definitiva, della esistenza stessa di un uomo chiamato carlos wieder.
























che cosa succede al piu` famoso dissacratore del "sogno americano" quando un regista gli anticipa una bella somma per scrivere una sceneggiatura? bene, dietro consiglio del suo consulente fiscale, chinaski/bukowski si compra una bmw nera ("le bmw nere sono le macchine dei duri" dice) e una casa ("se vi dicono altrimenti non credeteci. la vita comincia a 65 anni" spiega quando ne e` in possesso). una moglie molto piu` giovane di lui ce l`ha gia` ("mandata dagli dei ad allungarmi di dieci anni la vita. nel bene e nel male"). sembrerebbe che anche il cantore e cronista degli emarginati e dei disadattati d`america si sia integrato. e che proprio come la maggior parte dei suoi lettori di vent`anni fa sia rientrato - anzi entrato per la prima volta - nel sistema. ma non e` detto.

abbiamo perso il contatto con il reale. e necessario tornare a rivolgere lo sguardo alle cose concrete, modeste e quotidiane. le sole capaci di starci a cuore e stabilizzare la vita umana. una massa di informazioni ci investe ogni giorno. come ogni inondazione, anche questa agisce sulle nostre esistenze, spazza via confini, rimodella geografie. ormai sono i dati e non piu` le cose concrete a influenzare le nostre vite. le non-cose stanno prendendo il sopravvento sul reale, sui fatti e la biologia. e cosi` la realta` ci appare sempre piu` sfuggente e confusa, piena di stimoli che non vanno oltre la superficie. con la sua consueta lucidita` e veemenza, byung-chul han, critico severo ma acuto della contemporaneita`, ci offre una peculiare e sferzante riflessione sulla comunicazione, la rete e il futuro che stiamo costruendo.

Bulzoni Editore, 1978, IT. Raccolta monografica di scritti sul cinema della fine degli anni sessanta dalle pagine della rivista Filmcritica dagli anni cinquanta a oggi.
