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"i labirinti della memoria" raccoglie otto storie di philip k. dick legate alle tematiche piu radicali dell`autore americano, il tema del ricordo e della rimozione, il rapporto tra individuo e potere, la nascita di una societa` tecnologica e autoritaria, l`ascesa inarrestabile delle grandi corporazioni economiche. riflessioni che dick ha avviato fin dagli anni cinquanta, e che hanno avuto un influsso profondissimo sull`immaginario contemporaneo, rendendolo un autore profetico e anticipatore.

non lontano dai sei ducati sorge la citta` di borgomago, grande centro di scambi commerciali e patria di una nobilta` mercantile famosa per le navi viventi, rari vascelli ricavati da un legno magico, in grado di sviluppare una forma di autoconsapevolezza. gli antichi mercanti di borgomago, le cui ricchezze sono state consumate dalle guerre combattute al nord e dagli assalti dei pirati al sud, sono ora sotto la minaccia di una nuova classe di mercanti, arroganti e senza scrupoli. l`unica speranza della famiglia dei vestrit per tornare alla prosperita` e` la vivacia, una nave che allevano da tre generazioni.

che ci fa buffalo bill (o meglio, la sua testa) a bordo di uno zeppelin diretto verso il giappone? ovvio, porta in tourne`e il suo spettacolo viaggiante, il wild west show. ma che fine ha fatto il resto del suo corpo? e soprattutto, la sua e` una missione cosi` innocua come sembra? o nasconde qualcosa? solo joe r. lansdale poteva scrivere un romanzo tanto imprevedibile e bizzarro, mescolando i generi come nessun altro sa fare. solo lui poteva mettere insieme tanti personaggi eterogenei usciti dalla penna dei grandi scrittori popolari. solo lui poteva gestire questo rutilante carosello di avventure nel quale non c`e` mai limite alla fantasia. e se pensate che l`uomo di latta di frank baum o il capitano nemo di verne non possano piu` riservare sorprese, vi sbagliate.

la filosofia indiana spiegata da uno dei pensatori piu` inafferrabili e audaci del secolo scorso. cosi` emil cioran descrive il genio di benjamin fondane: "non ha fatto nulla per sfuggire il disastro, che misteriosamente lo attraeva. tutti sapevano che benjamin fondane era qualcuno, uno spirito avvincente, maestro nell`arte di animare le idee. era piu` di un filosofo: piu` profondo, piu` sensibile, nel suo intimo era al di la` della filosofia. davvero, se ci sono persone nobili in questo mondo... beh, lui faceva parte di questa categoria di uomini che superano se stessi". il saggio alle soglie dell`india e` pubblicato nel 1941 su un numero speciale della rivista "cahiers du sud", consacrata a investigare il pensiero indiano. il libro e` arricchito da una presentazione a firma del custode dell`opera di fondane in francia, michel carassou ed e` tradotto dal massimo conoscitore in italia del filosofo, luca orlandini. fautore di un pensiero magmatico, appropriato alla contraddizione, fondane insegna: "malgrado le apparenze contrarie, e` la nostra filosofia, e non quella indiana, che forse avrebbe dovuto essere scritta in sanscrito".

l`opera traccia la storia dei tarocchi quale summa delle scienze ermetiche. una macchina filosofi ca che poco ha a che vedere con il comune mazzo di carte. uspenskij, filosofo ed esoterista, analizza il tema con uno spessore culturale e una ricchezza straordinari. la seconda sezione del volume e` dedicata ai 22 arcani maggiori, carta per carta, analisi compiuta con la fusione magica di conoscenza esoterica e poesia. il volume e` illustrato con i 22 arcani maggiori rider-waite. la traduzione e` stata curata da stefano piantini, che firma il breve saggio introduttivo, sulla base delle due versioni del testo, rispettivamente la prima stesura del 1911 e la seconda stesura ampliata del 1929. e il libro perfetto per conoscere i significati del mazzo di carte noto con il nome di tarocchi. per comprendere l`interpretazione delle carte piu` importanti, gli arcani maggiori. testo essenziale, oltre le letture superficiali che ruotano attorno al mondo dell`esoterismo.

secondo yves bonnefoy, l`austero, evanescente, inafferrabile paul vale`ry e` "il vero poeta maledetto del nostro tempo... condannato alle idee, alle parole". come si lega questa sconcertante definizione - poe`te maudit - al genio francese piu` rappresentativo del secolo, a dire di charles de gaulle, al raffinato professore di "poetica" al colle`ge de france, all`elegante intellettuale che ha dato vita a un`opera d`acciaio, sotto il segno di cartesio e leonardo da vinci, e che si premurava di dire, al cospetto dei suoi testi, che "non c`e` un vero senso... e nemmeno un`autorita` dell`autore"? la traduzione di due testi miliari di vale`ry - monsiuer teste e il cimitero marino, poemetto di olimpica e sigillata bellezza - permette a franco rella di sprofondare nel sacrario del poeta francese, rivelandone il sortilegio. non si risorge indenni dopo aver letto vale`ry; d`altronde, avverte monsieur teste, "bisogna entrare in se stessi armati fino ai denti". nascondiamo nel nostro intimo mostri di cui non supponiamo l`esistenza.

bereshit, "in principio": da quella parola nasce il piu` grande racconto mai narrato. formula che dissigilla la fiaba, testo sacro che va letto e compreso, anche come un infinito poema recitato attorno al fuoco, il libro della genesi racconta la storia di adamo e di caino, dell`eden e della caduta, di abramo che accetto` di sacrificare il figlio e di giuseppe, il ragazzo che sapeva leggere i sogni, venduto dai fratelli e asceso ad alti incarichi in egitto. genesi narra la creazione del mondo, l`inizio del tempo, la gloria dell`uomo, la sua vergogna; lo sterminio, il tradimento, il perdono. il prodigio narrativo e l`incanto esoterico di genesi risuonano, come mai prima, nella versione di gian ruggero manzoni, scrittore, artista, che ha una consuetudine nello studio di antiche civilta`. e un libro per chi vuole leggere la piu` grande storia mai raccontata. chi ha difficolta` ad avvicinare la bibbia, ne scoprira` la bellezza narrativa: sara` come leggere uno straordinario romanzo.

nonostante vari tentativi accademici, anche recenti, nessuno e` ancora riuscito a installare lev sestov nella beata schiera dei filosofi del novecento, comodamente assiso tra heidegger e husserl, wittgenstein e bergson. nato a kiev, fuggito dalle maglie del sistema sovietico, studioso di pascal e plotino, sestov aveva il viso di un uomo buono, in perenne stato d`estasi. i suoi libri, tuttavia, sfuggono agli argini del "canone". sono libri che ardono, sanguinano. con l`arguzia di uno stratega, sestov ci obbliga a incenerire le nostre pie convinzioni, ci porta a credere nel miracolo in vece della statistica, disinnesca l`opera dei paladini del quieto vivere, dei burocrati del bene sociale. insegna l`azzardo, procede per vertigini, dice cio` che non deve essere detto. la sua "filosofia della tragedia", compiuta con passo marziale, e` un cerimoniale che fa a pezzi la filosofia. d`altronde i maestri di sestov - dostoevskij e nietzsche - insegnano ad abitare la contraddizione. l`esito, se si e` lettori autentici, e` la follia, una vita tra i sacri paramenti dell`"anormalita`". preparatevi ad annientare tutto.

inizia e muore nel tradimento questo libro di fiamme e di onnipossenti cieli, fatto - si direbbe - per consolare mozzando la lingua. e un libro pieno di idolatri, di anatemi, di massacri; il premio offerto e` raro ("io mi adopero per ravvivare il cuore degli ultimi e per ridare speranza a chi e` nel pianto") ma salvifico: va custodito in questi tempi cattivi, con la cataratta. isaia, formulario d`urla e rotolo iniziatico, come si sa, innesca l`ordigno sconvolgente che porta a gesu`: "la fanciulla appena divenuta donna concepira` e partorira` un figlio che chiamera` emmanuele". secondo guido ceronetti, biblista eversivo, isaia "e` un punto di sospensione nel respiro del destino umano". scevra di esoterismi col suv e di gnosi a` la carte, la traduzione di gian ruggero manzoni conferisce al profeta una lingua che dissotterra gli arcani e disintegra i tabu`. al contempo, riconosciamo in isaia il precursore di dante, di william blake, di rimbaud, rivediamo - in questa versione di brutale veemenza e di inattesa tenerezza - i film di andrej tarkovskij e i "miti di cthulhu" di lovecraft. qui tutto e` cannibale, tutto e` innocente. tramite il lavacro sacrificale (da leggere e rileggere il capitolo 53: "si era erranti come pecore; ognuno di noi, sbrancato, seguiva una sua via, e l`eterno ha proiettato su di lui le nostre perversioni") il traditore rientra nella fede, al tradimento segue l`amore.

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