
"il prete giusto" e` la storia di un uomo libero, don raimondo viale (1907-1984), costretto a una sfida impari e solitaria con gli eventi piu` aspri del novecento. abbandonato dalla chiesa e malato, ha affidato a nuto revelli la memoria della sua vita. sullo sfondo della campagna povera del cuneese si snodano gli anni duri dell`infanzia, della prima guerra mondiale, le prime ribellioni in seminario, l`impegno nella parrocchia di borgo san dalmazzo fino allo scontro con i fascisti, le prediche coraggiose contro la guerra, l`imbarazzo della chiesa, il confino. poi, in un crescendo, i grandi drammi collettivi: l`8 settembre, le stragi naziste e fasciste, la persecuzione degli ebrei, fino alla sospensione "a divinis".

i "peccati capitali" del comunismo, la militanza politica, il sessantotto, la globalizzazione, le nuove figure del lavoro: il testo di marco revelli si misura con i paradigmi politici del novecento in una riflessione critica che ha al suo centro la crisi dello stato-nazione come luogo sovrano dell`agire politico, mentre le forme tradizionali di organizzazione politica vanno dissolvendosi.

Da Torino a Lampedusa un viaggio (poco sentimentale) in Italia, fuori dai luoghi comuni e dai falsi ottimismi.

ufficiale degli alpini in russia, protagonista della resistenza nel cuneese, revelli si e` battuto per dar voce ai dimenticati di sempre: i soldati, i reduci, i contadini delle campagne piu` povere. questa e` la testimonianza delle storie vere e tragiche di cui furono protagonisti gli alpini della cuneese sul fronte russo: lo sfacelo di un esercito, la tragedia di uomini gettati allo sbaraglio, beffati e traditi, che pure riscoprirono in se` le profonde ragioni della dignita` del vivere. "la strada del davai ("avanti, cammina!" in russo) non mi ha fatto dormire - ricorda mario rigoni stern - non perche` i fatti raccontati mi siano nuovi, ma per la verita` atroce che continua nella vita dei sopravvissuti, e per la luce in cui sono messe queste testimonianze".

revelli affronta il problema della ricostruzione di una strategia della sinistra, a partire dalla consapevolezza della radicalita` della trasformazione dell`economia, della societa` e della politica verificatasi nel corso degli ultimi vent`anni. questa consapevolezza parte dall`analisi delle caratteristiche del postfordismo (rottura del circolo virtuoso sviluppo/occupazione, fine della centralita` del lavoro salariato, finanziarizzazione dell`economia) per esaminare le conseguenze politiche di questa nuova grande trasformazione e avanzare infine alcune ipotesi su una ricomposizione politica a partire dal sociale e non frutto di laboriose quanto sterili trovate d`ingegneria istituzionale.

il libro e` organizzato in tre parti: la prima si apre con un`"autopsia della prima repubblica", completata da una originale interpretazione di "tangentopoli", ed e` prevalentemente dedicata alla metamorfosi della destra. la seconda parte inizia con delle ipotesi sul postfordismo e affronta la questione sindacale e quella della crisi del compromesso socialdemocratico per giungere a una definizione della "via italiana al postfordismo" che e` quella di una destra tecnocratica alla quale la maggioranza della sinistra politica e sindacale, in primo luogo il pds, e` subalterna. in attesa che emerga quella "sinistra sociale" in cui egli crede, la ricerca di un nuovo spazio della sinistra, cui e` dedicata la terza parte, e` svolta in chiave prevalentemente etica.