

quando la protagonista ("la donna") parte per asmara, sa solo che va a fare una visita a un vecchio amico vagamente innamorato di lei che insegna nel liceo italiano ("il ragazzo che aspetava qualcosa"), un modo come un altro per sfuggire all`orrore delle feste di fine anno. appena sbarcata in eritrea le apparira` dinanzi "il soldato": di lui si innamorera` e a causa sua si trovera` a vivere una vicenda che la fara` passare dall`esaltazione della passione amorosa al tormento dell`abbandono, e la conclusione sara` sorprendente.

ormai quasi trent`anni fa londra fu scossa da un feroce delitto che si scopri` avvenuto per sbaglio (invece della moglie l`assassino aveva ucciso la bambinaia di casa). il colpevole era una figura di spicco dell`aristocrazia inglese, lord lucan. ma la polizia non riusci` mai ad arrestarlo. da allora si sono accumulati allarmi e improbabili cronache sul latitante, avvistato nei piu` remoti angoli del mondo e, a quanto pare, protetto da una possente omerta` di classe. sulla base di questo canovaccio terribilmente vero muriel spark ha costruito il suo romanzo, una sorta di supplemento di indagini dove lord lucan si sdoppia e incorre in avventure macabre ed esilaranti.






due ragazzi chiusi in un microscopico e caotico appartamento decidono di scrivere un dramma sull`uomo che ha sganciato la bomba di hiroshima e si ritrovano coinvolti in una folle, inquietante avventura sulla banale atrocita` del male. un libro asciutto, che spalanca un abisso dove ogni lettore potra` trovare riflessa una parte della propria vita.


siamo circondati, sommersi dalle immagini. dagli schermi dei computer e degli apparecchi televisivi, dai muri delle strade, dalle pagine dei giornali, immagini d`ogni genere ci seducono, ci impartiscono ordini (compra!), ci spaventano, ci abbagliano. questo libro ci invita a guardare le immagini lentamente, attraverso alcuni esempi, notissimi e meno noti: guernica, il manifesto di lord kitchener con il dito puntato verso chi guarda, il marat di david, il frontespizio del leviatano di hobbes, una coppa d`argento dorato con scene della conquista del nuovo mondo. immagini politiche? si`, perche` ogni immagine e`, in un certo senso, politica: uno strumento di potere. siamo soggiogati da menzogne di cui noi stessi siamo gli autori, ha scritto tacito e sono parole indimenticabili. e possibile infrangere questo rapporto?


: sono le parole che marai incide sulla soglia di questo libro bruciante. un libro di cui nel suo diario dice: . tant`e` che si era deciso a pubblicarne solo una parte (la seconda: terra, terra!...), e solo nel 1972. un , dunque? non c`e` dubbio. come non c`e` dubbio che (non diversamente che in altri, notevolissimi casi) ne sia valsa la pena: perche` qui - in uno stile asciutto ed efficace, che non cela tuttavia l`amarezza di fondo - marai racconta gli anni che vanno dall`anschluss (quando lui era ancora un autore e un giornalista famoso) al giorno in cui i carrarmati tedeschi varcarono i confini ungheresi nel marzo 1944, e spinge lo sguardo fino ad altri giorni ferali: l`arrivo dei sovietici nel 1945, la scelta dell`esilio nel 1948. in quegli anni , una societa` che continuava a cullarsi in una senza rendersi conto di vivere . il grande romanziere delle braci ci consegna in queste pagine una appassionante testimonianza, che abbaglia per il modo in cui unisce la malinconia del ricordo alla precisione e all`acutezza delle analisi storiche.
