quella malattia della psiche che e` oggi la normalita` ha trovato in hillman un interprete che non concede facili terapie. la sua via e` piuttosto quella di chi indica, con pacatezza, l`inevitabilita` di un mutamento radicale del quale nessuno puo` garantire di essere capace. ma di questo si tratterebbe: dare la precedenza "all`anima rispetto alla mente, all`immagine rispetto al sentimento, al singolo rispetto al tutto".
da un luogo che somiglia a un averno di desolazione beckettiana, a un "inferno tiepido" posto tra la vita e la morte, un intervistatore timido, testardo e colpevolmente curioso invia dodici colloquio impossibili con altrettanti illustri defunti. ciascuno di loro palesa tutte le proprie paure, ossessioni, frustrazioni, manie. parlando a tutankhamon: "lei mi scusera`: io non so davvero come rivolgerle la parola...". tutankhamon: "lei ritiene di dovermi rivolgere la parola?"