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per mestiere, un anatomopatologo e` costretto a vedere, della vita e della morte, molti aspetti che generalmente spaventano o si ignorano - o comunque si respingono nell`aberrante e nel paradossale. gonzalez-crussi, discendente moderno di sir thomas browne o di francesco redi, cioe` di quei medici che sapevano divagare su tutto in ottima prosa e con gesto amabile, ci guida in questi saggi fra molti temi di cui poco sappiamo e che molto ci incuriosiscono. per esempio l`imbalsamazione; o lo strano caso di due gemelle ungheresi attaccate per il bacino che si presentano a un ospedale vittoriano perche` una di loro e` incinta, anche se entrambe si proclamano vergini; o l`autopsia di un gigantesco boscaiolo, empiamente tatuato e crivellato da mezzo chilo di piombo, al quale aveva ben resistito, mentre a ucciderlo era stato un minuscolo verme lungo meno di tre millimetri; o i mostri. raccontando questi strani casi o divagando su temi clinici ben poco usuali, gonzalez-crussi mostra sempre la dote principe dello scienziato scrittore che abbia il dono dell`ironia e della prosa: suscitare stupore e invitare alla riflessione.

troviamo giovanni bilob a roma in una torrida giornata estiva. accompagna la figlia che sceglie l`abito di nozze; ma e` distratto, e segni vaghi ma sempre piu` insistenti sembrano voler distoglierlo dal suo presente. decide quindi di fare il viaggio di ritorno a frosinone da solo, in treno, mentre i segni si precisano grazie ad un incontro. piu` tardi, alla cerimonia, conoscera` angelica, sirena del lago e punto di incontro di tradizioni e pensieri diversi. e nella notte che entrambi li avvolge, saranno incantamenti e malie, corpi di luce e animali fantastici, una terra dal respiro sconosciuto eppure finalmente familiare che giovanni bilob riconoscera`, di immagine in immagine, come quella del suo passato.

quando raimondi cesare, ispettore capo della questura di bologna, comincia dicendo: "sarti antonio e` uno dei nostri piu` validi collaboratori, un poliziotto del quale ho la massima fiducia e stima", sarti antonio, sergente, sa che il seguito della storia sara` una fregatura. infatti si impantana nella speculazione edilizia, e` costretto a vagare nel freddo e nell`umidita` delle stupende valli di comacchio alla ricerca dell`assassino della donna che doveva proteggere e che gli hanno ammazzato proprio sotto il naso mentre era nascosto, in agguato, nelle botti immerse nell`acqua delle valli... situazione deprimente! se non ci fosse una bella ragazza che vuole vederci chiaro e stimola in tutti i modi, leciti e illeciti, sarti antonio, sergente, affinche` l`aiuti a capire. che poi la legge trionfi, non e` detto.

sin dalla piu` remota antichita` i passaggi d`epoca sono stati considerati chiusure e aperture di cicli, in obbedienza a una concezione del tempo quale sostanza non uniforme e neppure lineare, come invece l`eta` moderna si e` abituata a pensarlo. ma anche per i moderni il tempo rimane un`entita` oscura, scandita da soglie che suscitano attese esaltanti e crudeli incubi: anzitutto i millenni. ed e` proprio uno di tali momenti che stiamo ora vivendo, in coincidenza con quella che, secondo l`antica concezione astrologica fondata sulla precessione degli equinozi, e` la transizione dall`eta` dei pesci all`eta` dell`acquario, i cui caratteri possiamo solo presagire.

pubblicato nel 1728 all`interno del terzo volume di miscellanee di jonathan swift e alexander pope, il peri` bathous, o l`arte di toccare il fondo in poesia e` una divertita esplorazione dei bassifondi del parnaso, una velenosa spigolatura di assurdita` estetiche, un prontuario di sovversione poetica ad uso delle teste di legno erudite - il tutto addobbato nelle contegnose vesti della trattatistica classica sul sublime. questa spietata disamina delle cause e delle manifestazioni del cattivo gusto in poesia nasce come esercizio collettivo dello scriblerus club, il circolo informale di letterati e politici tory che, a partire dal 1714, furono di fatto proscritti dall`attivita` pubblica sotto l`incontrastata supremazia whig. a perfezionare l`opera sara` il solo pope: la sua condizione di outsider, oltre alla fama e agli anticipi per le sue traduzioni omeriche, faranno di lui il primo poeta inglese capace di fondare il proprio successo soltanto sul pubblico, senza le ingerenze del mecenatismo. fu una carriera che impronto` un`epoca e raggiunse l`apice nelle imitazioni di orazio, una serie di satire, odi ed epistole in distici eroici sull`arte e la letteratura. fra queste, l`epistola al dottor arbuthnot - qui pubblicata con testo a fronte - e` il coronamento del che fu la vita di pope: un capolavoro che fonde autobiografia intima, struggente elegia dell`amicizia e satira abrasiva in una deflagrante miscela di furia, decorum, malizia, malinconia e felicita` espressiva.

con i versi di una ballata, che a stento riescono a contenere l`impeto affabulatorio, friedrich durrenmatt, come gia` nella morte della pizia, si inoltra sul terreno del mito. il suo minotauro, creatura terrifica e insieme innocente, imprigionato in un labirinto che e` un intricato gioco di specchi, si dibatte alla ricerca di una via d`uscita, in primo luogo da se stesso. e nel turbine di immagini in cui il mostro si perde, e si scopre, il mito rifulge di nuova luce.

all`inizio della carriera, peter cameron era uno scrittore di commedie brillantissime, feroci, tutte sull`orlo della surrealta` - o, se si preferisce, tutte dentro quella realta` survoltata che era new york sullo scorcio degli anni ottanta. se ne ricordano di sicuro i lettori che hanno amato "un giorno questo dolore ti sara` utile", e che qui ritroveranno la soho delle gallerie, delle palestre esclusive e delle ancor piu` elitarie banche del seme; parteciperanno al rapimento piu` sgangherato del secolo, e a un tentato omicidio non meno improbabile; e finiranno per farsi trascinare, felici, in tutti gli altri disastri connessi al piu` lungo, accidentato e imperdibile divorzio fin qui raccontato.

a duecento anni dalla sua nascita, baudelaire e` il caso molto raro di uno scrittore che ha mantenuto intatta la sua forza di penetrazione intellettuale e la capacita` di scardinare ogni forma di pensiero sclerotico. dopo la folie baudelaire, che era un vasto libro non solo su baudelaire ma su tutta la parigi intorno a lui, roberto calasso ha voluto concentrarsi su cio` che costituisce la singolarita` irriducibile dello scrittore - innanzitutto il taglio della sua intelligenza e quel gusto che ha dato un`impronta definitiva a cio` che si e` poi chiamato il moderno.

confida sciascia a domenico porzio. . ed e` come se questo libro, che registra incontri avvenuti lungo il 1988 e il 1989 e interrotti dalla morte dello scrittore, i due amici l`avessero disegnato proprio per scongiurare la fine del libero colloquiare, la dilagante riduzione a intervista della conversazione. provocato dalla inesauribile curiosita` di porzio, stimolato da un dialogo mutevole, schietto, indisciplinato, sciascia parla con un`asciuttezza in cui il fervore e` schermato dal riserbo e dalla precisione, offrendoci inattesi squarci sulla sua infanzia, quando il 2 novembre i bambini ricevevano i regali dei morti; sulla biblioteca della zia maestra e sul teatro di racalmuto, responsabili della sua divorante passione per i libri e il cinema; sui drammi che l`hanno segnato, come il suicidio del fratello, cui e` seguita quella che con ammirevole pudore definisce ; sull`impiego al consorzio agrario, che gli ha assicurato . ma, insieme, vengono alla luce anche tutti i suoi amori: oltre ai libri, parigi, il settecento, stendhal, savinio, su cui ha pesato l`italica , borges, pirandello, . e i segreti della sua officina, come la mescolanza dei generi suggeritagli da malraux, che vedeva in santuario di faulkner - incluso il piu` spiazzante ed efficace: .

in un mattino di primavera una giovane donna entra nello studio di un illustre penalista di tokyo. e kiriko. ha appena vent`anni, il volto pallido dai tratti vagamente infantili, ma qualcosa di inflessibile nello sguardo, "come fosse stata forgiata nell`acciaio". non ha un soldo e ha attraversato il giappone dal lontano kyushu per arrivare fin li`, a implorare il suo aiuto. il fratello, accusato di omicidio, e` appena stato arrestato, e kiriko e` la sola a crederlo innocente. l`avvocato rifiuta il caso: non ha tempo da perdere, tanto piu` per una difesa che dovrebbe assumersi senza essere retribuito. kiriko si scusa con un piccolo inchino, esce dallo studio e cosi` come e` arrivata scompare. il fratello verra` condannato e morira` in carcere qualche mese dopo, poco prima che l`esecuzione abbia luogo. sono solo gli antefatti da cui prende il via questo noir di matsumoto. dove un "caso-fantasma", ripercorso nei minimi dettagli, lascia spazio a una vendetta esemplare che si fa strada da lontano, andando a segno quasi per caso. e mentre ogni colpa - consapevole o inconsapevole - viene pesata accuratamente, come su una bilancia cosmica, una tensione sotterranea, un "rumore di nebbia" accompagnano questa storia da cima a fondo. finche` lei, kiriko, "la ragazza del kyushu", non otterra` cio` che le spetta.

a detta dell`amico puskin, il principe petr vjazemskij era una della natura, che lo aveva scelto per far bella mostra di tutti i suoi doni, ma eccedendo, giacche` aveva combinato nel suo beniamino . poco conosciuto fuori della russia, salvo rare eccezioni ricordato soltanto come poeta della , vjazemskij fu anche critico, romanziere, memorialista. di un`intelligenza acuta, talvolta spietata, era un conversatore e narratore ineguagliabile, tanto da provocare autentiche nelle case che frequentava: non appena cominciava a raccontare le sue storie, tutti si affrettavano a raggiungerlo. storie che in gran parte figurano nei taccuini che tenne per piu` di sessant`anni, folti di aneddoti, riflessioni, brevi ritratti, stravaganze di personaggi illustri, battute e bizzarrie di chi viveva o era vissuto nella citta` che vjazemskij piu` amava, mosca, una vera e propria rispetto alla rigida e formale san pietroburgo, dove la presenza della corte sembrava condizionare anche i piu` segreti pensieri dei sudditi. , dunque, ma capaci piu` dei grandi eventi di dar voce al passato prossimo ancora vivo, non imbalsamato in trattati e libri di storia. e dopo aver letto queste pagine deliziose, non potremo che concordare con iosif brodskij: . a cura di serena vitale.

nel giro di pochi giorni, nel marzo del 1927, un furto di denaro e gioielli ai danni di una svaporata e fantasiosa vedova, la contessa menegazzi, e poi l`omicidio della ricca, splendida e malinconica liliana balducci, sgozzata con ferocia inaudita, incrinano la decorosa quiete di un grigio palazzo abitato da pescecani, in via merulana, come se una l`avesse d`improvviso investito - una vampa di cupidigia e brutale passione. indaga su entrambi i casi, forse collegati, francesco ingravallo, perspicace commissario-filosofo e segreto ammiratore di liliana: ma la sua livida, rabbiosa determinazione, il suo prodigioso intuito per il che ogni delitto nasconde e le pressioni di chi pretende a ogni costo un colpevole da dare in pasto alla non basteranno ad aver ragione del disordine e del male. l`inchiesta sui torbidi misteri del gli concedera`, al piu`, la medesima, lacerante cognizione del dolore di gonzalo pirobutirro. giallo abnorme, temerario, enigmatico, frutto della irresistibile attrazione che su gadda esercitavano il romanzo e i crimini tenebrosi ma insieme di una tensione conoscitiva che finisce per travolgere ogni possibile plot, il pasticciaccio e` anche il ritratto di una citta` e di una nazione degradate dalla follia narcisistica del tiranno, dove si riversa a ondate tumultuose una realta` perturbata e molteplice - e dove, a rappresentarla, sono convocate, in uno sforzo immane, tutte le risorse della nostra lingua, dei dialetti, delle scienze e delle tecniche.

tutti gli scritti di kafka sono attraversati dalla presenza del nemico. ma il suo nome si dichiaro` soltanto alla fine, nei tre lunghi racconti di animali - ricerche di un cane, josefine la cantante o il popolo dei topi, la tana - che hanno scandito gli ultimi mesi della sua vita, chiudendola come un sigillo. non si trattava di un tribunale ubiquo e ferreo, come nel processo, ne` di un`autorita` avvolgente, che poteva attirare a se` e al tempo stesso condannare, come nel castello. ma di animali dispersi e brulicanti, sopra e sotto la superficie della terra. erano diventati gli unici interlocutori di colui che narrava. come se kafka fosse voluto scendere in uno strato piu` largo di cio` che e`, la` dove gli uomini possono essere una presenza superflua. a quel luogo - separato dal mondo ma da sempre gia` presente - e al suo ideatore e` dedicato questo libro, che e` insieme la via piu` diretta e labirintica per raggiungerlo.

Pagine di un ‘romanzo sovietico’, ma così audaci da abdicare a ogni ligia ortodossia. E, come sempre in Grossman, attraversate da un soffio epico che le trasforma in grande letteratura.

benche` costretto, nel 1932, ad accettare una nuova "sfacchinata" ingegneresca, gadda non ha la minima intenzione di dissipare la notorieta` che "la madonna dei filosofi", uscito l`anno prima, gli ha procurato nell`ambiente dei letterati. la scrittura e` per lui "un prepotente bisogno", e un ripiegamento sarebbe inconcepibile: "la realta` deve essere, il resto non importa". con i proventi della corvee presso i servizi tecnici del vaticano finanziera` dunque nel 1934 "il castello di udine": libro variegato, riluttante a ogni definizione di genere, stilisticamente tracotante. i ricordi di guerra ci consegnano la bruciante delusione di chi ha visto il sogno di "una vivente patria, come nei libri di livio e di cesare" annientato dall`incapacita` degli alti comandi di raffigurarsi le "correlazioni complesse" che legano l`esercito "al resto del mondo"; dal mito, "ignobile e turpe", della furberia; da una prigionia che lo ha travolto "verso la riva dell`inutilita`". ma subito dopo la cronaca di una crociera nel mediterraneo proietta l`immagine di un mondano, ironico reporter; l`invettiva contro i musici di strada, molesti perturbatori delle notti milanesi, quella di un bizzoso moralista; il racconto "la fidanzata di elio" - dove le virtu` di luisa lasciano presagire una vita "drappeggiata di linoleum, risfolgorata di nichelio" - quella di un incendiario robespierre della borghesia milanese. a ben vedere, tuttavia, un filo rosso, tenace e segreto, unisce queste prose in apparenza disparate, screziandole di dolore e di sangue, come se la prima sezione gettasse fiotti d`ombra su tutta la raccolta: il lutto insanabile per chi e` caduto in guerra - come il fratello enrico, "la parte migliore e piu` cara di me stesso".

serena, mamma di due figlie, casalinga ultraindaffarata, chimica con il "superpotere" dell`olfatto formidabile e professionalmente coltivato nel suo ultimo lavoro da sommelier. e corinna, sovrintendente di polizia, alta un metro e novanta e con un carattere ruvido, opposto a quello irruente e solare di serena, ma con lei da subito in sintonia. a riunire l`irresistibile coppia e` un caso che coinvolge il mondo vitivinicolo del borgo toscano di bolgheri. e` stato ritrovato il motocarro del marchese crisante olivieri frangipane, patriarca di una antichissima famiglia di produttori di vino, scomparso anni fa in circostanze misteriose. una sera di ottobre del 2013 il conte si allontana con il suo ape coupe` e non fara` mai ritorno. il ritrovamento del mezzo durante il drenaggio di un bacino artificiale della tenuta tegolaia fa scattare immediatamente nuove indagini e riaccende vecchie scintille tra le due proprieta`. la tenuta tegolaia, passata dalla famiglia colantoni ad una multinazionale olandese, era diventata bersaglio degli scherzi pungenti in perfetto stile toscanaccio del vecchio crisante. a loro volta, attraverso il manager italiano, walter gori, gli olandesi si lanciavano in continue minacce di azioni legali o, peggio ancora, di azioni fisiche contro la persona. quando all`interno della tenuta riaffiora anche il corpo del conte, alle due argute investigatrici appare chiaro che la risoluzione dell`enigma deve trovarsi all`interno di queste schermaglie. e nella memoria di andrea pace, ora nuovo proprietario della tenuta tegolaia, nonche` nel 2013 enologo della famiglia olivieri frangipane. l`umorismo, i colori, i profumi e i sapori della campagna toscana, in un intrigo giallo in cui emerge con forza la sensibilita` femminile delle due protagoniste.

il 24 dicembre del 1915, mentre prendeva il te` nel suo appartamento di berlino, albert einstein ricevette una busta inviata dalle trincee della prima guerra mondiale. la busta aveva attraversato un continente in fiamme; era sporca, stropicciata e coperta di fango. un angolo era stato strappato via, e il nome del mittente era nascosto da una macchia di sangue. einstein la prese con i guanti e l`apri` con un coltello. la lettera conteneva l`ultima scintilla di un genio: karl schwarzschild, astronomo, fisico, matematico e tenente dell`esercito tedesco. "come puo` vedere, nonostante gli intensi combattimenti, la guerra e` stata sufficientemente buona con me da permettermi di fuggire da tutto e fare questa breve incursione nel paese delle sue idee". cosi` si chiudeva la lettera che einstein lesse stupefatto, non perche` uno degli scienziati piu` rispettati della germania fosse al comando di un`unita` di artiglieria sul fronte russo, e nemmeno per le raccomandazioni criptiche dell`amico su una prossima catastrofe, ma per quello che era scritto sul retro: in una grafia talmente minuscola che einstein dovette usare una lente d`ingrandimento per decifrarla, schwarzschild gli aveva inviato la prima soluzione esatta alle equazioni della teoria della relativita` generale.

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