


il libro racconta la vicenda del gruppo dei barbus - un manipolo di giovani pittori `davidiani` e `ribelli` - consumatasi tutta fra il 1794 e il 1802, tra le pieghe di accadimenti che hanno contribuito in modo determinante al mutare della cultura europea: la rivoluzione dell``89, il terrore, il direttorio, il consolato e, insieme, il neoclassicismo, le istanze romantiche, i dettami della pittura di storia, l`ideale etico dell`arte, l`erudita e ad un tempo appassionata riflessione sulle variegate interpretazioni dell`antico. l`intera loro vicenda, segnata dall`opposizione alla cultura ufficiale e dalla ricerca di un nuovo linguaggio e di un nuovo fine dell`arte, e` ricostruita e assunta da levitine quale terreno privilegiato per analizzare fenomeni storici piu` profondi e quale filo conduttore per orientarsi nel `labirinto di tendenze del periodo`. nel contesto degli studi sull`arte di un periodo cosi` problematico, questo libro intende dunque offrire un contributo in virtu` sia del tema prescelto, sia del metodo di analisi adottato. levitine traccia la storia di una `setta` di artisti e pittori, `primitivisti` e bohe`miens ante litteram: ne racconta la vita, la formazione e le scelte come singoli e come gruppo; pone a confronto le loro idee con altre teorie e con quelle di altre correnti artistiche contemporanee per decifrare il ruolo del movimento nello sviluppo della pittura francese del primo ottocento, con particolare riguardo all`orientamento primitivista. strumento di indagine fondamentale e` l`analisi delle fonti, assunte in maniera capillare e sottile a tal punto che levitine sembra volerci mostrare la vicenda dei barbus attraverso gli occhi e la `mentalita` artistica` dei contemporanei: prende in considerazione trattati, testi di estetica, biografie, opere letterarie, diari, lettere, memorie e note d`archivio, oltre naturalmente alla testimonianza offerta dalle opere d`arte. accanto a questo corpus consueto, fa riferimento anche a documentazioni per cosi` d

un tempo simboli di forza e grandezza, temuti e venerati come divinita`, leoni e tigri, orsi e coccodrilli (i "predatori alfa") sono ormai specie "terminali". nel giro di centocinquant`anni si prevede che debbano definitivamente uscire di scena. e un altro capitolo della storia evolutiva si sara` chiuso. ma al di la` delle implicazioni strettamente ecologiche vi e` una ragione piu` profonda per osservare con inquietudine il grande invalido, spogliato della sua regalita` e ridotto all`impotenza. da loro, per centinaia di migliaia di anni, gli uomini furono divorati, finche` non si trasformarono essi stessi in animali divoranti. quammen, autore di reportages per national geographic, conduce la sua analisi tra scienza, letteratura e mito.

, ha scritto un amico di muratov, boris zajcev, non e` un manuale di storia dell`arte: piuttosto, , sorretto da una - e, aggiungiamo, di restituirla in tono confidenziale al lettore, trasformato in interlocutore e compagno di viaggio. ne abbiamo la prova soprattutto in questo secondo volume, dove muratov riesce a comunicarci quel , simile alla , che suscita la presenza vivente dell`antico: cosi`, di fronte ai lauri che crescono accanto alla casina farnese sul palatino, abbiamo anche noi l`impressione che la metamorfosi di dafne divenga comprensibile, e che torni a manifestarsi . a muratov infatti non importa tanto conoscere il passato, quanto stabilire con esso un contatto, sicche` gli sara` propizio, piu` dei musei vaticani o capitolini dalla sconfortante e cimiteriale magnificenza, il chiostro di michelangelo alle terme di diocleziano, dove le ombre delle foglie e dei rami che scivolano sui marmi . si rivela per questa via la verita` segreta delle opere d`arte, e da ultimo quella delle metope di selinunte: il mito e` .

da puskin a mandel`stam a brodskij, la letteratura russa ha continuato a sognare, evocare, scoprire l`italia. e nessuno meglio di pavel muratov - che vi giunge nel 1907, subito avvertendo un , e fra il 1911 e il 1912 pubblica, con enorme successo, - puo` svelarci le ragioni di questa . a venezia, spiega, . e gli artefici del rinascimento gli appaiono , , un antidoto all`, a dostoevskij e tolstoj. non a caso nel 1923, invitato a roma per una serie di conferenze, lascera` per sempre la russia. ricorda l`amico sciltian . ma non e` la sconfinata cultura che apprezzavano savinio e de chirico, de pisis e longhi a rendere, ancor oggi, la lettura di muratov una rivelazione. ne` l`influsso di pater, stendhal e gogol`. semmai, il suo procedere per folgorazioni lungo un pellegrinaggio che diventa (petrowskaja); la sua capacita` di trasmetterci delle opere d`arte; lo sfavillio delle ecfrasi e l`incanto di una lingua in virtu` della quale una guida si trasforma in un ; l`inclinazione a restituire atmosfere ed epoche attraverso la letteratura: da casanova alla , da gozzi a webster, miracolosamente prossimo alla del cinquecento.