





si tratta di un testo ritrovato e pubblicato, con un`introduzione e un`attenta cura editoriale, da gregory bateson negli anni sessanta del novecento. il protagonista, john perceval, e` figlio di spencer perceval, ministro di giorgio iii d`inghilterra (il "re pazzo"), che aveva avuto una parte nelle decisioni riguardo alla follia del re e alla sua cura, e nel 1912 fu assassinato da un folle nella camera dei cammei. per un curioso destino, anche il figlio john, giovane ufficiale, diede segni di follia (allucinazioni religiose) e venne curato nelle migliori case di cura dell`epoca. guarito, racconto` la sua esperienza in questo memoriale.


"nathan il saggio" e` il capolavoro di lessing e della letteratura tedesca dell`illuminismo. questa fiaba didascalica, che spavaldamente infrange i canoni del realismo, anche se fa parlare con sommesso, commosso realismo ognuno dei suoi irreali personaggi, e` una delle lezioni piu` alte che un letterato abbia lasciato - scrive andrea casalegno - e quella di cui oggi l`umanita` ha maggiormente bisogno. sta a ciascuno dei suoi lettori farla rivivere, in se` e intorno a se`. perche` nathan e` il poema della tolleranza religiosa, anzi, della tolleranza tout court.


daniel barenboim torna a riflettere sulla musica. sulla musica che si fa, che si legge, sulla musica che si interpreta, sulla musica che si ascolta. sulla musica che interconnette, che stringe relazioni e le riempie di senso. daniel barenboim ha a cuore una visione della musica in cui etica ed estetica dialoghino continuamente e a livelli diversi. se l`essenza della musica e` il contrappunto, ecco che l`idea di un tutto non scomponibile nei suoi elementi domina, come un`ossessione, l`opera e il lavoro del grande maestro. eseguire bene un pezzo implica una scelta, e` di per se` una sequenza di scelte. non e` diverso - dice barenboim - da cio` che deve fare un politico. la scelta giusta. e il giusto qui produce bellezza. ma produce bellezza se si impone quel formidabile equilibrio che da una parte guarda alla partitura e al compositore, dall`altra al nesso profondo fra gli esecutori, e dall`altra ancora al pubblico, ai luoghi dell`ascolto, a chi governa le sale, a chi governa tout court. diviso in tre sezioni (occasioni, conversazioni e un epilogo), questo libro entra con severita` e leggerezza di spirito nei temi che sono centrali per la cultura musicale contemporanea, non senza toccare la complessita` di compositori che hanno segnato la carriera del maestro, mozart e wagner; in chiusura, un`originale riflessione su giuseppe verdi.



insieme a turner, nessun artista piu` di claude monet (1840-1926) ha cercato di catturare l`essenza della luce sulla tela. di lui ce`zanne soleva dire: "monet non e` che un occhio, ma, buon dio, che occhio!". tra tutti gli impressionisti, fu lui a rimanere sempre totalmente aderente al principio di fedelta` assoluta alla sensazione visiva, dipingendo direttamente l`oggetto sulla tela. si potrebbe dire che monet abbia reinventato le possibilita` del colore. che sia stato grazie al suo interesse originario per le stampe giapponesi, al tempo trascorso nell`accecante luce algerina durante il servizio militare o alla sua conoscenza personale dei maggiori pittori del tardo ottocento, cio` che monet realizzo` nel corso della sua lunga vita era destinato a cambiare per sempre il modo in cui percepiamo il mondo naturale e i fenomeni a esso connessi. il culmine delle sue esplorazioni e` raggiunto con le ultime serie di ninfee, dipinte nel suo giardino a giverny che, nel tendere verso la quasi totale assenza di forma, costituiscono davvero l`origine dell`arte astratta. questa biografia rende pienamente giustizia a un artista straordinario ed estremamente influente e offre numerose riproduzioni e fotografie d`archivio, corredate da un commento dettagliato e approfondito.






"prendere una sberla non fa male in certi casi: si sente di non dovere piu` niente a nessuno." una morale amara quella di francesco, istriano di materada, nel momento in cui decide di abbandonare il suo paese, e strappare le radici che lo legano da generazioni a una terra aspra e fertile, ora negata e contesa. con i trattati del 1954 la zona b dell`istria, in cui materada e` inclusa, viene assegnata definitivamente alla jugoslavia anche se e` permesso scegliere se restare o passare a trieste, verso l`italia: in questo lacerante scenario storico, tomizza, venticinquenne, ha ambientato il suo primo romanzo. un`opera epica che attraverso la storia di una famiglia e di una proprieta` frodata e inottenibile racconta il destino di un popolo diviso, alla ricerca di una nuova, definitiva identita`, tra rancori, odi e vendette sanguinose. introduzione di mauro covacich.

Columbia 1970. MINT, 2LP.

un seneca feroce, cinico e irridente, lontano dalla seriosa gravita` del filosofo, inaspettato per chi lo conosce solo dalle lettere a lucilio o dai dialoghi. l`apocolocyntosis, l`unica opera di satira politica a noi giunta dall`antichita`, bizzarra mescolanza di prosa e poesia, parodia di generi alti e punte di accesa volgarita`, racconta il destino ultraterreno del defunto claudio: non apoteosi, come da prassi per gli imperatori morti, ma apocolocyntosis, cioe` "inzuccamento", il processo postumo in cielo e la condanna a giocare a dadi con un bossolo forato. il tutto scritto con una ferocia e un astio che la rendono una delle pagine piu` inquietanti del rapporto spesso tragico tra il potere e gli intellettuali. rossana mugellesi esplora nell`introduzione le particolarita` dell`apocolocyntosis e della satira menippea, genere di cui l`operetta e` l`unico esempio superstite.