

il testo col quale, nel 1936, francis scott fitzgerald racconto` quello che aveva sempre sostenuto non esistere: il secondo atto nella vita di un americano. scegliendo, impietosamente, la sua.



l`autore attraversa cento anni di storia italiana, dall`assassinio di re umberto i alle inchieste giudiziarie di tangentopoli, riproponendoli "in diretta", come un testimone che vi abbia assistito o facendo parlare le pagine dei piu` famosi scrittori e inviati speciali del tempo. seguendo il filo della memoria collettiva, collura propone il romanzo di un paese che non finisce di stupire e che nei vizi, come nelle virtu`, non si smentisce mai.







"la spiaggia di palesa" (1892), "racconto dei mari del sud", appartiene a quel momento magico della vita di stevenson in cui, abbandonata per sempre la cappa plumbea della pur amatissima scozia, si rifugia nel sole delle isole samoa, dove morira` solo cinque anni dopo, a 44 anni. e la scoperta inebriante di un mondo nuovo, di luoghi e colori, lingue, odori e personaggi mai immaginati prima, ma anche di una nuova impenetrabile complessita` in cui si mostrano le maschere grottesche del colonialismo europeo e i nodi profondi e insondabili dello scontro di civilta`: i rozzi e avidi mercanti in guerra tra loro, i missionari e la loro ambigua opera di evangelizzazione, i misteriosi inquietanti tabu` di una razza diversa e lontana, la sensualita` innocente e irresistibile di una bellissima indigena. per raccontare tutto questo stevenson cerca modi e linguaggi nuovi, che fanno posto al realismo, all`ironia e al disincanto: e la gioiosa "isola del tesoro", abbandonati pirati e pappagalli, si carica delle voci dissonanti, delle luci e delle ombre che di li` a poco avrebbero dato vita al romanzo coloniale di conrad e kipling.









talos, un ragazzino spartano nato storpio, abbandonato dai genitori e destinato a un futuro inglorioso, riesce a diventare comandante e a salvare la sua citta` dai persiani. diomede, l`ultimo guerriero omerico a fare ritorno a casa dopo la guerra di troia, tradito e odiato dalla moglie, deve fuggire da argo e cercare nelle inospitali regioni di hesperia una nuova patria. xeno, un giovane ateniese arruolatosi nell`esercito di diecimila mercenari greci al soldo di ciro di persia, si trova quasi suo malgrado alla testa dei reduci, pronto a tutto pur di riportarli vivi a casa. sono tre grandi eroi dei tempi antichi che la prosa vivace di valerio massimo manfredi ha fatto rivivere sulla pagina scritta.
















ha scritto pietro citati . per tutti coloro che dal 2005 (anno della pubblicazione di "suite francese" in italia) hanno scoperto, e amato, le sue opere, questo libro sara` una sorpresa e un dono: perche` potranno finalmente leggere la - dattiloscritta dal marito, corretta a mano da lei e contenente quattro capitoli nuovi e molti altri profondamente rimaneggiati - del primo dei cinque movimenti di quella grande sinfonia, rimasta incompiuta, a cui stava lavorando nel luglio del 1942, quando fu arrestata, per poi essere deportata ad auschwitz. una versione inedita, e differente da quella, manoscritta, che le due figlie bambine si trascinarono dietro nella loro fuga attraverso la francia occupata, e che molti anni dopo una delle due, denise, avrebbe devotamente decifrato. qui, nel narrare l`esodo caotico del giugno 1940, e le vicende dei tanti personaggi di cui traccia il destino nel suo ambizioso affresco - piccoli e grandi borghesi, cortigiane di alto bordo, madri egoiste o eroiche, intellettuali vanesi, uomini politici, contadini, soldati -, ne`mirovsky elimina tutte le fioriture, asciuga e compatta; non solo: ricorrendo alla tecnica del montaggio cinematografico, limitandosi a , sopprimendo ogni riflessione e ogni giudizio, conferisce a questo allegro con brio un ritmo piu` sostenuto - e riesce a trattare la che ne costituisce la materia con una pungente, amara comicita`.

scrive nabokov introducendo la traduzione inglese di masen`ka con l`abituale, (la formula e` di citati). ma di che cosa, in realta`, deve l`autore attraverso ganin, l`e`migre` russo che nei primi anni venti trascina la sua per le strade di berlino? il nabokov appena ventiseienne che dedica il libro alla giovane moglie ha ormai capito che occorre lasciarsi alle spalle . cosi`, negli ultimi quattro giorni in cui condividera` i pasti con i tragicomici personaggi che popolano la sordida pension della vedova dorn (un vecchio poeta, due ballerini classici , una polposa ragazza), mentre aspetta in un`ansia crescente l`arrivo di masen`ka, la donna che e` stata il suo primo amore e che oggi e` la moglie di un altro, ganin rivivra`, con intensita` lancinante, la stagione trascorsa con lei, da adolescente, nella diletta casa di campagna, sullo sfondo della natura fiabesca della russia, la terra nati`a per sempre perduta. intuendo, in qualche modo, che quei quattro giorni, in cui non c`e` alcuna , rimarranno forse .

a max basta vederla, quella rashka appena quindicenne, per rimanerne abbagliato. e dire che finora tutto filava liscio: lui e la sua bella flora, moglie e amica, complice e amante, sono tornati a varsavia per procurarsi della per la loro fabbrica di borsette - in realta`, carne fresca per il florido bordello che gestiscono a buenos aires. appena arrivati, si sono immersi, come un tempo, nel mondo di via krochmalna, cuore pulsante del ghetto di varsavia, sorta di corte dei miracoli, dove, all`inizio del novecento, aleggia ancora un buon e trafficano i loro vecchi amici, gente come meir panna acida, leah lingualunga, itche il guercio e srulke il tonto. ma, come recita un antico detto yiddish, . e cosi` sara` di max shpindler, un`altra delle indimenticabili figure della vasta commedia umana che singer ha saputo mettere in scena: cinico e donnaiolo, in apparenza pienamente soddisfatto di se` e della propria ricchezza, pronto a finanziare un gruppo di anarchici se questo gli consente di far soldi, max e` in realta` tormentato da dubbi, e da domande a cui non trova risposta, e da tentazioni di morte - un tumulto che proprio l`incontro con l`irresistibile rashka portera` con prepotenza alla luce. dopo keyla la rossa e il ciarlatano, un terzo, strepitoso inedito del grande scrittore polacco.

Marsilio Editori, 1977, IT. La storia del "cinema di stato" nei paesi dell'Europa dell'est è anche la storia di un ininterrotto conflitto tra gli artisti e la gestione burocratica della produzione cinematografica. L'introduzione del libro riassume i temi centrali del dibattito, la parte centrale delinea un ampio e organico panorama nel quale vengono prese in esame le cinematografie dell'Unione Sovietica, della Cecoslovacchia, della Polonia, della Repubblica Democratica Tedesca, della Bulgaria, della Romania e dell'Ungheria secondo una lettura storico-sociale e la terza parte raccoglie una serie di saggi e testimonianze su alcuni registi.

orazio e il piu grande dei poeti lirici che la letteratura latina abbia prodotto, l?unico che si possa paragonare a pindaro tra i greci, come egli stesso fa piu d?una volta, naturalmente sminuendosi davanti al "cigno tebano". "un lirico greco senza musica", e stato detto di lui: ma quella musica, interiorizzata, romanizzata e portata sui colli della sabina, la senti risuonare sin dai primi versi della prima ode, maecenas, atauis edite regibus, / o et praesidium et dulce decus meum, "mecenate, che fosti generato da famiglia di re / e sei per me difesa e dolce titolo di gloria", e soprattutto negli ultimi, che proclamano: "io, per l?edera che e premio alla fronte dei sapienti, / son vicino agli dei; un fresco bosco, danze leggere / di ninfe e satiri mi tengono lontano dalla folla, / se euterpe non impedisce al flauto di suonare, / se non rifugge polimnia di trarre accordi dalla lira di lesbo. / e se tra i lirici vati tu vorrai annoverarmi, / mi sembrera di toccare il cielo con il capo". aveva ragione emilio pianezzola, iniziatore di questa edizione e squisito traduttore delle odi, a concludere la sua splendida introduzione con le parole di nietzsche nel crepuscolo degli idoli: "non ho mai provato [...] in nessun poeta, lo stesso rapimento artistico che mi dette, fin da principio, un?ode di orazio. [...] questo mosaico di parole in cui ogni parola come risonanza, come posizione, come concetto fa erompere la sua forza a destra, a sinistra e sulla totalita, questo minimum nell?estensione e nel numero dei segni, questo maximum, in tal modo realizzato, nell?energia dei segni - tutto cio e romano e, se mi si vuol credere, nobile par excellence". orazio, che fa poesia "autobiografica", che confessa le sue aspirazioni e le sue delusioni, dichiara di non esser stato colpito da argo, micene, delfi o atene, quanto "dalla dimora di albunea risonante, / dalle cascate dell?aniene, dal bosco di tiburno, / dai frutteti umidi per l?acqua viva dei ruscelli": inventa un nuovo paesaggio

un seneca feroce, cinico e irridente, lontano dalla seriosa gravita` del filosofo, inaspettato per chi lo conosce solo dalle lettere a lucilio o dai dialoghi. l`apocolocyntosis, l`unica opera di satira politica a noi giunta dall`antichita`, bizzarra mescolanza di prosa e poesia, parodia di generi alti e punte di accesa volgarita`, racconta il destino ultraterreno del defunto claudio: non apoteosi, come da prassi per gli imperatori morti, ma apocolocyntosis, cioe` "inzuccamento", il processo postumo in cielo e la condanna a giocare a dadi con un bossolo forato. il tutto scritto con una ferocia e un astio che la rendono una delle pagine piu` inquietanti del rapporto spesso tragico tra il potere e gli intellettuali. rossana mugellesi esplora nell`introduzione le particolarita` dell`apocolocyntosis e della satira menippea, genere di cui l`operetta e` l`unico esempio superstite.