
Brani di Marie Brennan,Anuna,James Keane,Solas,Clannad etc.

"aprendo nuove vie alla creazione artistica, la scoperta delle arti primitive esercito` un`influenza indubbia sul cammino delle idee. e il clima di favore creato dagli artisti all`inizio del ventesimo secolo ad aver reso possibile lo studio delle forme di sensibilita` proprie alle arti dell`africa nera. ormai tali produzioni non vanno piu` considerate alla stregua di mere curiosita` o di esotismi, bensi` con lo stesso rigore di quando penetriamo nel mondo della statuaria egizia o di quella della grecia antica. il fatto stesso che l`arte negra ai nostri giorni rientri, allo stesso titolo delle arti consacrate, nel dominio universale della cultura - dove tanta millenaria saggezza e tanta bellezza compongono il tesoro che costituisce l`eredita` dell`uomo d`oggi - non e` forse il segno che l`ideologia moderna, almeno nella sua avanguardia, e` ormai pronta ad accogliere la liberazione dei popoli neri come una necessita` ineluttabile?".





nel 1972 tre giovani scienziati del celebre mit di boston pubblicarono un rapporto destinato a fare epoca. si intitolava "i limiti dello sviluppo" e nel giro di poco tempo divento` un bestseller assoluto. in quel saggio gli autori, pionieri delle scienze informatiche, gettavano uno sguardo verso il futuro e, grazie a modelli di calcolo computerizzati, riuscivano per la prima volta a mostrare in modo inequivocabile le conseguenze della crescita incontrollata su un pianeta dalle risorse non infinite. trent`anni dopo, armati di strumenti informatici ben piu` raffinati e di una mole enorme di dati statistici, quegli stessi autori si sono riuniti per lanciare ancora il loro grido d`allarme. con uno stile semplice e piano e con rigore scientifico i tre scienziati non possono fare altro che confermare le previsioni di trent`anni fa, e metterci in guardia sui devastanti effetti dell`azione umana sul clima, la qualita` delle acque, la biodiversita` marina, le foreste e tutte le altre risorse naturali. prima che sia troppo tardi.



Pavillion, 2000, UK. Una biografia interamente illustrata con 125 fotografie in bianco e nero che colloca l'artista e i suoi film nel contesto storico e sociale del periodo. Il ritratto di una vera e propria icona del cinema.










come tutti i clown, hans schnier si serve di una maschera per svelare la verita`, e cosi` facendo le sue pantomime diventano una critica, sarcastica e feroce, al miracolo economico della germania, che con il nuovo benessere liquida troppo sbrigativamente, insieme al passato, le proprie responsabilita` storiche. anche nell`ipotesi di dover rinunciare a tutto, persino alla professione, hans conserva il gusto della denuncia, dello smascheramento e le sue "opinioni" saranno accuse sempre piu` pungenti rivolte alla societa` opulenta e ipocrita in cui vive, un mondo che ha smarrito ogni autentico valore. incapace di accettare avvilenti compromessi, finira` a mendicare sui gradini della stazione di bonn; pur segnato dalla disperazione, il suo rimarra` l`unico vero volto fra le tante maschere. capolavoro della narrativa tedesca del secondo novecento, "opinioni di un clown" desto` vivaci reazioni, divenendo un caso politico oltre che letterario:
