il quarto e ultimo volume della collana entra nel vivo della contemporaneita`. storici e studiosi di storia dell`arte, oltre a personalita` pubbliche che hanno partecipato in prima linea al grande giubileo, ripercorrono duecento anni di storia. vengono ricostruite, da piu` punti di vita, le vicende di una chiesa che si scontra drammaticamente con la storia e si interroga nei concili, che si apre alle culture extraeuropee e riscopre il valore comune del pellegrinaggio.
"a shirley jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce" con questa dedica si apre "l`incendiaria" di stephen king. e infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne mary katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicita`, con la bellissima sorella constance e uno zio invalido. non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio li` in sala da pranzo. e quando in tanta armonia irrompe l`estraneo (nella persona del cugino charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia. ma il malessere che ci invade via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i "brividi silenziosi e cumulativi" che - per usare le parole di un`ammiratrice, dorothy parker abbiamo provato leggendo "la lotteria". perche` anche in queste pagine shirley jackson si dimostra somma maestra del male - un male tanto piu` allarmante in quanto non circoscritto ai `cattivi`, ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia.
per tutti noi l`assunzione quotidiana di caffeina coincide nientemeno che con la . eppure, quell`alcaloide naturale e` a tutti gli effetti una droga, come rivela l` cui michael pollan si e` sottoposto, trovandosi afflitto via via da mal di testa, letargia e . per cercare di rispondere alla domanda cruciale da cui e` partito - che cosa sia esattamente una droga -, pollan intreccia reportage, memoir e saggio scientifico, spaziando attraverso varie discipline e concentrandosi soprattutto su tre molecole psicoattive: oltre alla caffeina, l`oppio, il cui effetto - secondo il poeta vittoriano robert bulwer-lytton - e` assimilabile al , e la mescalina, la piu` , che permise ad aldous huxley di vedere il mondo nella sua autentica . da questo affascinante percorso emerge ogni aspetto di queste sostanze, e in particolare la loro : il loro essere cioe` e al tempo stesso, in grado da un lato di dissuadere gli animali dal mangiare le piante che le producono, dall`altro di spingerli a utilizzarle accrescendo cosi` la loro espansione ecologica: la caffeina contenuta nel nettare di certe piante, per esempio, rende le api impollinatrici . un`ambiguita` che contraddistingue anche il millenario rapporto con le degli esseri umani - e spiega come mai, sul piano evolutivo e culturale, nei loro confronti si sia .
quando alan querdilion, un ufficiale della marina britannica, si risveglia nel letto di uno strano ospedale sono passati centodue anni, il mondo non e` piu` lo stesso e lui si ritrova imprigionato in un incubo. i nazisti hanno vinto la seconda guerra mondiale e regnano incontrastati. i prigionieri-schiavi vengono allevati e trasformati nella selvaggina di un feroce sovrano. un terrore remoto e indicibile si impossessa lentamente di alan: e` "il terrore che si prova ad essere cacciati". qualcosa di notte si muove nella foresta e brama sangue. lo sente avvicinarsi da lontano, preceduto dal suono di un corno. sono note isolate, appena avvertibili, separate da lunghi intervalli, "ognuna cosi` solitaria nel buio e nel silenzio assoluto, come un`unica vela su un vasto oceano". poco dopo la fine della guerra, e ben prima che il genere distopico infuriasse fra i lettori di tutto il mondo, un diplomatico inglese estremamente discreto, che passava da una sede all`altra del medio oriente, scriveva questo piccolo romanzo, che fa pensare a un racconto di wells, e dove all`immagine di un futuro alternativo governato dai nazisti si sovrappone ben presto la terrificante visione di un mondo capovolto e arcaico, regolato dalla caccia fine a se stessa. ossessione ricorrente da varie migliaia di anni fino a oggi, e forse oggi piu` che mai. con una nota di matteo codignola.
"posso andare soltanto dove i miei appetiti musicali mi portano" cosi` igor stravinskij riassumeva il proprio percorso compositivo, "non abdichero` mai alla regola del mio orecchio". orecchio pronto a cogliere stimoli di ogni sorta, bevuti da una curiosita` sonora mai sazia e rielaborati nel sacro gioco creativo da un ingegno unico, che rivive con sorprendente immediatezza nelle conversazioni con robert craft raccolte in questo volume. prima tappa non puo` che essere san pietroburgo: tra i ricordi di famiglia, la luce e i sapori degli anni di formazione, subito riaffiorano impressioni sonore, le cadenze della bibbia paleoslava, i concerti al teatro mariinskij e le lezioni con nikolaj rimskij-korsakov. la citta` della consacrazione e` parigi, nella stagione dei balletti russi. lungo il filo della memoria di stravinskij lo seguiamo nei continui viaggi, in una girandola di incontri; da satie a picasso, da proust a d`annunzio, da matisse a puccini, da valery a segovia, fino allo sbarco a new york, nel settembre del 1939, da una nave di profughi (la stessa su cui arriva toscanini). pensa a un soggiorno di pochi mesi: rimarra` in america per piu` di trent`anni. robert craft per oltre vent`anni ha vissuto accanto a igor stravinskij (1882-1971) e alla moglie vera a hollywood e new york, accompagnando il compositore in tourne`e e dirigendo i suoi concerti. a partire dagli anni cinquanta ha raccolto e pubblicato a piu` riprese conversazioni e memorie stravinskijane.
non ci sono che montagne a perdita d`occhio intorno al remoto villaggio dove la vecchia orin vive con il figlio tatsuhei e i quattro nipoti. un villaggio primordiale, soggetto alla legge implacabile della sopravvivenza, e insieme immobilizzato nel tempo inafferrabile di favole e leggende, dove riecheggiano ballate dai versi poetici e crudeli. e quando in famiglia si aggiungono due bocche da sfamare - la nuova moglie di tatsuhei e quella di kesakichi, il piu` grande dei nipoti -, e si approssima il traguardo dei settant`anni, un solo, gioioso pensiero occupa la mente di orin, da sempre abituata a pensare agli altri prima che a se stessa: prepararsi degnamente per il pellegrinaggio al narayama, la lontana montagna dove abita un dio. li` il figlio, dopo averla portata sulle spalle sino in cima, la abbandonera` al suo destino, come vogliono norme ancestrali, atroci ai nostri occhi eppure serenamente accettate. e mentre seguiremo la silenziosa ascesa di orin e tatsuhei, fra valli che paiono abissi senza fondo e vette dove i corvi volteggiano sul candore delle ossa, non potremo fare a meno di chiederci se questo romanzo aspro e lacerante, caduto come un meteorite nella letteratura giapponese degli anni cinquanta, sia davvero il frutto dell`invenzione di un outsider - o non scaturisca piuttosto dagli strati piu` profondi del nostro inconscio.