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la straordinaria capacita` di elaborare visioni fantastiche di questo eclettico e raffinato artista si riflette anche nel segno grafico assolutamente originale e mai uguale a se stesso dei suoi "fax". il numero e la varieta` dei destinatari - che spaziano dal mondo artistico (heiner miiller, julian schnabel, susan sontag, annie leibowitz, david lachapelle, zaha hadid), musicale (patti smith, lou reed, philip glass, david bowie, yoko ono, placido domingo) a quello del cinema (sophia loren, isabella rossellini, richard gere) e della moda (giorgio armani, kenzo, yves saint laurent) - testimoniano della vivace curiosita` intellettuale di wilson e della sua internazionalita`. con una prefazione di umberto eco.

questo carteggio sembra tracciare una mappa degli ultimi dieci anni della vita di benedetto croce, anni importanti per via della guerra, della fine del fascismo e della rinascita della democrazia, ma anche per il suo saggio del 1942 che creo` tanto scalpore ed e` ritornato ora di straordinaria attualita`: "perche` non possiamo non dirci cristiani". la pubblicazione di questo saggio nella rivista "la critica" fu accolta con grande sorpresa perche` quelle considerazioni che apparvero come un improvviso avvicinarsi di croce alla religione. il mondo cattolico guardo` a croce con occhio diverso, mentre quello laico si domandava come era maturata quella riflessione. oggi e` possibile ricostruire il processo attraverso il quale croce arrivo` a elaborare il famoso saggio, perche` sono state ritrovate le lettere che il filosofo scriveva in quell`epoca alla marchesa maria curtopassi, sua lontana parente, autrice di poesie animate da uno spirito di intensa religiosita`. le lettere sono inedite e rappresentano un prezioso contributo per conoscere come si e` sviluppato il pensiero di croce sui temi della religione, della funzione della chiesa cattolica e del rapporto tra filosofia e religione. e un croce poco conosciuto, che svela un particolare sensibilita` verso i problemi della fede e il soprannaturale.

nel novembre del 1884, in una russia piegata dal dispotismo di alessandro iii, si apre il processo a rykov e ai suoi complici, imputati di uno scandalo finanziario che travolge la vita e brucia i risparmi di un`intera comunita`. a seguirlo come inviato c`e` il giovane anton cechov, che racconta le menzogne, le reticenze e i silenzi di una galleria di avidi truffatori. un crack parmalat nella russia del xix secolo, raccontato da un reporter d`eccezione.

dagli anni della formazione intellettuale tra i cinefili del cineguf all`approdo nell`orbita della fronda e della lotta politica. dallo sconforto del dopoguerra in una roma dove il cinema e` agonizzante, alla scoperta di una nuova frontiera di cultura europea in una milano bohe`mien. dalle prime prove come sceneggiatore e aiuto regista con rossellini in "germania anno zero" e nella stesura di "riso amaro" di de santis, cosi` l`autobiografia di carlo lizzani e` una ricostruzione minuziosa delle tappe fondamentali di un cammino accidentato: tra fedelta` alle istanze estetiche ed etiche di un cinema risorto dalle macerie della guerra e apertura verso i generi piu` disparati; tra impegno politico attivo nelle file del pci e bisogno di narrare, da un osservatorio privilegiato e libero, il recente passato cosi` come le stagioni piu` calde di un presente tutto da decifrare. tra faticosa ricerca di sotterfugi per aggirare le strettoie di una censura occhiuta e i contraccolpi di un maccartismo strisciante; tra radicali ripensamenti sotto l`urto dei movimenti contestatari e neoavanguardistici, e riassestamenti, infine, per non soccombere dinanzi al diktat del mercato. il tutto rievocato attraverso un gioco continuo di rimandi al passato (custodito in lettere, note di diario, articoli, interventi) e riflessioni sul presente.

"con il porta comincia, nella poesia italiana, quella linea lombarda, potentemente realistico-narrativa e, per cosi` dire, antipetrarchesca, che si ritrova anche all`interno della poesia del novecento e che e` l`unica della quale io aspiri a far parte, nonostante i molti debiti che so di avere nei confronti di altri poeti, da baudelaire (che considero il piu` grande poeta moderno) a pound (che considero il piu` grande inventore di possibilita` poetiche del nostro secolo), - e poi, per venire a nomi piu` vicini o addirittura vicinissimi, quasi fraterni, a rebora, a montale, a saba, a sereni. (...) parlando dei temi portanti del mio lavoro di poeta, ho finora ricordato l`importanza e il fascino per me del racconto evangelico, ho ricordato le storie familiari, ho ricordato il rapporto con gli scomparsi persone care, amici -, ho ricordato l`irruzione a un certo punto del tema amoroso. non ho parlato di quello che molti ritengono abbastanza importante nella mia esperienza poetica, cioe` il cosiddetto tema civile. alcuni critici l`hanno messo addirittura al primo posto fra i temi della mia poesia. di solito, quando mi chiedono cosa penso di questo aspetto del mio lavoro, dico che, si`, le poesie civili sono forse le piu` private che io abbia mai scritto, nel senso che non ho mai voluto essere un poeta civile. non lo dico per polemica, ma insomma c`e` stato piu` d`un poeta, per esempio pasolini, che ha voluto essere poeta civile..." (da giovanni raboni, `autoritratto` 1977, 2003)

6CD. Varie incisioni del 1961.
Foto di copertina diversa.

Tributo con Thurston Moore, Nels Cline Trio, Unwound, Lou Barlow e molti altri.

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