maria angela bedini ha realizzato un denso poemetto in cui la parola viene tesa, accelerata e stritolata in direzione di una spiritualita` quasi fisica, "muscolare", alla maniera delle grandi mistiche. ne scaturisce un profondo senso di esaltazione e di annullamento. nella furiosa estasi della parola, desiderio, corpo, dolore, lacerazione si fanno tutt`uno. la costante invocazione alla notte, al buio dell`essere, e` al tempo stesso ricerca di autodistruzione e volonta` di adesione a un respiro totalizzante.
boyle ci porta all`interno dei ristoranti alla moda di manhattan, ossessionati dai critici gastronomici, e ci racconta le traversie di un cuoco e dei suoi piatti. ecco i "reduci" degli anni sessanta, i creatori di immagine pronti a tutto, o gli agenti hollywoodiani trafitti nel racconto "la mosca umana". o ancora i rampolli wasp attratti, loro malgrado, dal "calore" delle altre etnie, o la solitudine degli ultimi machos. non mancano storie intrise di dolore, di una tristezza mite e consapevole: dalla dolce follia di una vecchia signora maltrattata dal marito e dalla vita, all`improvvisa maturazione di un bambino che assiste impotente alla morte dell`amore dei suoi genitori...
louisiana, 1927. una pessima fama circonda la dimora che il commodoro hobart, defunto miliardario con la passione per i tesori nascosti, si e` fatto costruire tra le paludi di new orleans: nientemeno che un immenso castello inglese di epoca tudor trasportato direttamente dal vecchio continente. comunque sia, david e serena hobart, nipoti ed eredi del commodoro, non si fanno intimorire da dicerie e credenze, ne` tanto meno da storie di fantasmi e presenze sovrannaturali, e decidono di riaprire il maniero per cercare un antico tesoro di pirati che hobart vi avrebbe nascosto. non sanno che la notte che trascorreranno tra quelle mura sinistre sara` molto, molto lunga...