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il libro raduna scritti apparsi in varie sedi fra il 1934 e il 1952. borges e` riuscito a dire cose nuove su autori talora celeberrimi, talora trascurati. si tratti di cervantes o di kafka, di wilde o di chesterton, di hume o di berkeley, di bloy o di schopenauer, di beckford o di coleridge, tutti gli autori qui trattati sembrano diventare, senza alcuna forzatura, anelli di una catena anonima e infinita, dove, occultato, il lettore incontrera` anche l`anello che corrisponde a borges stesso.

riecheggiando la lauda medievale e le rime di jacopone da todi, il poeta narra la sua ricerca del creatore, dell`unione perfetta con l`universo: una ricerca che e` quella dell`amore, un`unione che significa annullamento di se`. la fusione di creatura e creatore non puo` avvenire che con una rinuncia totale alle cose del mondo e a se stessi; il che, per viviani, vuol dire disfarsi non solo dei beni materiali o delle pulsioni terrene, ma anche dell`intelligenza, del raziocinio, perfino dei valori e della tensione al bene.

il libro verte sul processo giudiziario promosso nella seconda meta` del cinquecento contro i due fratelli giovanni e carlo carafa, nipoti del papa paolo iv e chiamati da questi, dal regno di napoli alla corte di roma, a ricoprire cariche per le quali erano assolutamente impreparati. dopo la condanna di paolo iv, che alla fine del suo pontificato maledisse ed esilio` i suoi nipoti, i due successivi processi (in cui i due fratelli furono dondannati e crudelmente giustiziati) vennero promossi sotto i due papi che gli succedettero (pio iv e pio v). l`autrice sottolinea come i procedimenti seguiti appaiono in qualche modo viziati e lasciano aperto il dubbio sulla loro legittimita`.

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