


la poesia di jan wagner e` caratterizzata da una crepitante sequenza di immagini e di parole che si ricongiungono tutte fra loro, ma non immediatamente. c`e` lo spazio di una sospensione e, quasi sempre, di una sorpresa. il gioco delle analogie e dei salti di senso non e` spericolato: lascia sempre una porta alla trasparenza dei possibili significati. il tono meditativo, in una linea audeniana-larkiniana, si nutre spesso di materiale quotidiano e tende alla leggerezza (nel senso di calvino) e all`ironia piu che alla sapiente sentenziosita`. tra gli spunti poetici ricorrono gli animali: cavalli, asini, koala... risultano affascinanti per la loro enigmatica inerzia che nasconde pero` un`idea di tenacia, di persistenza nonostante condizioni sempre meno favorevoli ai non umani (e forse anche agli umani). cosi come personaggi forti sono i vagabondi, i clochard e i centauri che si incontrano in alcune poesie, repellenti da un lato, affascinanti dall`altro, in un gioco di contrasti che a wagner piace e su cui costruisce molta sua poesia.

secondo il racconto dei vangeli, gesu`, dopo l`ultima cena, si ritira nei pressi di un piccolo campo poco fuori gerusalemme: e` il getsemani, l`orto degli ulivi. alla testa di un gruppo di uomini armati, arriva giuda che indica gesu` ai soldati baciandolo. questo bacio e` divenuto il simbolo dell`esperienza straziante del tradimento e dell`abbandono. ma anche i suoi discepoli e pietro stesso, il piu` fedele tra loro, tradiscono il maestro lasciandolo solo. nella notte del getsemani non c`e` dio, ma solo l`uomo. e lo scandalo rimproverato a gesu`: aver trascinato dio verso l`uomo. la notte del getsemani e` la notte dove la vita umana si mostra nella sua piu` radicale inermita`. in primo piano c`e` l`esperienza dell`abbandono assoluto, della caduta, della prossimita` irreversibile della morte e della preghiera. la notte del getsemani e` la notte dell`uomo.