Secondo lavoro per la band del Colorado, capitanata da Charles " Chuck" Barry. Americana, roots rock, country. I Beautiful Loser Society sono una delle migliori band del genere, hanno una lunga serie di concerti alle spalle, ma due soli CD. Un band che rispecchia alla perfezione l'American Dream ( musicale ovviamente ).
Secondo lavoro assieme per Andrew Hardin e Jeannie Burns, dopo l'ottimo Lounge. Con la produzione di Gabe Rhodes e con Dony Wynn e David Carroll alla sezione ritmica, il nuovo disco del duo è ancora più interessante dell'esordio.Il disco contiene una serie di canzoni, scritte dai due, in bilico tra rock, folk e radici, che si avvalgono della perizia chitarristica di Andrew e della voce della Burns. C'è anche una cover, Walking on a Wire, di Richard Thompson, a rendere il piatto più prelibato. Edizione limitata, difficile da reperire.
Debutto come solista per il frontman dei Felice Brothers ( assieme ai fratelli James e Simone ). Un disco di musica Americana, molto personale, dove Ian preferisce restare negli stilemi classici, senza uscire dai binari di una musica che conosce benissimo. Ballate intimiste, brani folk rock, canzoni sulla memoria. Un disco fresco, ben costruito, pensato a lungo, che conferma Ian musicista maturo e, non per nulla, leader della band costruita assieme ai suoi fratelli.
Cantautore decisamente interessante, dotato di una voce molto particolare, una voce baritonale, che ricorda quella di Greg Brown. Prodotto d Ken Coomer (Wilco), il disco apre a Peter Oren una vasta gamma di possibilità, che va ben oltre la scarna fomula del normale songwriter. Oren è un autore e, grazie anche alla voce, crea una particolare atmosfera.
Il nuovo album, 2019. Digipack limited edition.
2 CD. Registrato dal vivo lo scorso Giugno, in una sala spaventosamente vuota dell’Alexandra Palace, una aristocratica costruzione dell’ottocento, situata nella zona nord di Londra, Idiot Prayer è una performance per sola voce e pianoforte di 22 canzoni, o meglio classici, del repertorio di Nick Cave. Una configurazione motivata dalle limitazioni degli spostamenti imposte dal lockdown, che l’artista ha saputo trasformare in una nuova opportunità e in una inedita esperienza. Spogliate dal suono sontuoso dei Bad Seeds, le canzoni risplendono di una sacrale nudità poetica, quasi liturgica, che evoca l’aura austera di un’opera classica, perché da sole le note solenni del pianoforte ed il canto stentoreo ed emozionante di Nick Cave bastano a sviluppare la potenza e la drammaticità di una orchestra.