


famiglia contadina. nonni socialisti. a 19 anni franco grillini, aveva dei progetti. studio (pedagogia), impegno politico (nel pdup) e un matrimonio con la donna che amava. aveva gia` deciso persino il numero dei figli che avrebbero avuto: otto. invece l`incontro con un ragazzo gli ha cambiato la vita. scopertosi omosessuale (ma ci mettera` anni ad accettarlo), grillini dedichera` la sua esistenza alla battaglia per il riconoscimento dei diritti civili di gay e transessuali, diventando uno volto noto del movimento italiano. "chi non l`ha sperimentato non puo` immaginare cosa volesse dire essere omosessuali in italia 25 anni fa" racconta oggi in questa autobiografia scritta con laura maragnani, che testimonia in presa diretta una lotta dura e gentile nel nome della dignita` e dell`uguaglianza. questa e` la storia, tra pubblico e privato, di questo quarto di secolo: lotte e scandali, amori e dolori, i campeggi in calabria e le serate al cassero, storica sede dell`arcigay frequentata da mezza bologna, con la "cesarina" che si prendeva gioco di ogni tabu`. ci sono poi gli allegri gay pride e quello piu` controverso nella roma del giubileo con uno spaesato veltroni che si ritrova alla testa del corteo. e infine il meticoloso lavoro di deputato in un parlamento alle prese con i pacs, tra "omocidi" rimossi e aggressioni omofobe, delusioni politiche e attacchi del vaticano.








il narratore della "recherche", ha detto deleuze, e` simile a un ragno in agguato ai margini della sua tela che vibra, gli trasmette messaggi discontinui, gli indica la presenza di una preda: controfigura dell`uomo che trascorre lunghi anni in una camera foderata di sughero, lontano da quella realta` di cui cerca di registrare i segnali, anche i piu` impercettibili, con il solo strumento - la scrittura - di cui dispone. chi osserva la vita quotidiana di marcel proust e riconosce in essa alcuni dei germi che nella "recherche" verranno metabolizzati e sottoposti a un radicale disorientamento, ha spesso l`impressione di assistere al formarsi progressivo, sui margini, di una glossa smisurata, antropo-faga e invasiva. i frammenti biografici, che affiorano in modo discontinuo tra le pagine di questo libro e che sembrano obbedire alle necessita` dell`opera a venire, ci permettono di riconoscere l`alfabeto in cui si elabora la "lingua straniera" di cui proust vuole impadronirsi e nella quale, diceva, sono scritte tutte le grandi opere; additano lo snodo dove l`autobiografia del possibile si innesta sull`autobiografia reale di chi ha prodotto quel gigantesco, tentacolare agglomerato, che incamera e deforma ogni dettaglio, ogni sintomo e "fatto" biografico, ogni radice, ogni lettura, ogni sollecitazione e ogni impronta, che divora il suo creatore e, con la sua consapevole complicita`, lo riduce all`ombra di un altro che potremmo, con albertine, chiamare "marcel".





culto della giovinezza, idolatria dell`intelligenza, ossessione della crescita economica, tirannia della moda: sono alcuni dei miti di oggi che umberto galimberti passa in rassegna per smontarli e denunciarne la natura ingannevole, mostrando come i falsi miti siano in realta` "idee malate", non avvertite come tali, e quindi tanto piu` capaci di diffondere i loro effetti nefasti senza trovare la minima resistenza. sono i miti del nostro tempo, le idee che piu` di altre ci pervadono e ci plasmano come individui e come societa`. quelle che la pubblicita` e i mezzi di comunicazione di massa propongono come valori e impongono come pratiche sociali, fornendo loro un linguaggio che le rende appetibili e desiderabili. i miti sono idee che ci possiedono e ci governano con mezzi non logici, ma psicologici, e quindi radicati nel profondo della nostra anima. sono idee che abbiamo mitizzato perche` non danno problemi, facilitano il giudizio, in una parola rassicurano. eppure molte sofferenze, molti disturbi, molti malesseri nascono proprio dalle idee che, comodamente accovacciate nella pigrizia del nostro pensiero, non ci consentono piu` di comprendere il mondo in cui viviamo. per recuperare la nostra presenza al mondo dobbiamo allora rivisitare i nostri miti, sia quelli individuali sia quelli collettivi, dobbiamo sottoporli al vaglio della critica perche` i nostri problemi sono dentro la nostra vita, e la nostra vita vuole che si curino le idee con cui la interpretiamo.

"dalla a di gianni agnelli alla z di federico zeri, alcune decine di conversazioni, interviste, dialoghi, e magari anche chiacchiere, con illustri contemporanei quali roberto longhi, aldo palazzeschi, giovanni comisso, mario soldati, cesare brandi, federico fellini, luciano anceschi, luchino visconti, alberto moravia. e notevolissimi coetanei, o quasi - da calvino e testori e pasolini, a parise e manganelli e berio -, coi quali ci si ripromettevano lunghe polemiche anziane davanti a un bel camino acceso, con vino rosso e castagne e magari cognac. invece, la storia giro` diversamente. e cosi`, oltre ad alcuni coetanei vitali e viventi, eccoci qui con care e bizzarre memorie evidentemente prenatali: dossi, tessa, puccini, d`annunzio, e la mia concittadina vogherese carolina invernizio, nonna o bisnonna di mezza italia letteraria." (alberto arbasino)

la storia della signora bovary, una povera adultera malata di sogni impossibili, che scende la scala della sua degradazione fino al suicidio, e`, scriveva garboli, solo in apparenza la storia di una vita mancata: dominata dalla fatalita`, dotata di una cieca e meccanica articolazione, emma bovary e` piuttosto il ritratto statico, marmoreo, della mancanza della vita. l`introduzione di questa edizione e` a cura dello psicanalista roberto speziale bagliacca che concentra la sua attenzione sulla figura di charles bovary, che appare un "masochista morale di alto lignaggio che, con un sadismo perfettamente camuffato, contribuisce in maniera determinante al suicidio di emma".




dalla dissoluzione del plurisecolare ducato di modena il libro ricostruisce ed interpreta i momenti salienti della storia modenese degli ultimi 130 anni.











alla fine di aprile del 1945 gli americani allestirono, nei pressi di pisa, alcuni campi di prigionia, destinati ad ospitare migliaia di prigionieri di guerra tedeschi, russi, slavi e italiani della rsi. l`esistenza di coltano fu taciuta all`opinione pubblica fino a meta` settembre 1945, dopo che gli americani il 30 agosto trasferirono alle autorita` italiane la giurisdizione di quel campo. l`autore che, avendo militato nelle fila della repubblica sociale venne chiuso in questo campo di prigionia, ha raccolto testimonianze, dati, documenti che, insieme ai suoi ricordi personali, hanno dato vita a questo volume.

