

il falso risponde anche ad un bisogno intellettuale e pratico: mira a colmare un vuoto, a completare quanto la tradizione avara o l`ingiuria del tempo ci hanno sottratto. il falso e` percio` anche il sogno, e talvolta l`obiettivo, di piu` di un filologo di genio. il falso lo si crea per innumerevoli ragioni: il guadagno e` solo una di esse, e forse la meno importante. in realta`, il falso e` innanzi tutto opera d`arte: jakob burckhardt lo spiego` in una memorabile lezione, or sono moltissimi anni. e addito` in costantino simonidis (1820-1890) un esempio memorabile di falsario grande e non necessariamente venale. simonidis, l`autore ormai acclarato del cosiddetto `papiro di artemidoro`, fu, per i suoi contemporanei, un "enigma", un pericolo, un mito. "enigma" lo defini` alexander von humboldt, il maestro della geografia ottocentesca. ma un pericolo egli fu per tutti: dall`accademia delle scienze di berlino, da lui beffata, alla british library, cui vendette pezzi buoni e pezzi falsi che ancora oggi ci inquietano. questo libro, che tra l`altro svela l`incompleta analisi degli inchiostri, mostra, conclusivamente, perche` il cosiddetto artemidoro, inverosimile papiro geografico misteriosamente affiorato in europa trent`anni or sono e pregevole prodotto di una mente moderna, non puo` che essere opera sua.



siamo nel pieno della guerra del peloponneso. atene rischia la sconfitta. la tensione e` altissima: il partito aristocratico vuole accordarsi a qualunque prezzo con sparta e adottare il modello politico dei vincitori. i democratici vogliono resistere fino alla fine e salvare la costituzione. cleofonte e` il leader della parte democratica ed e` l`uomo da abbattere. in questo tumultuoso quadro politico, un ruolo fondamentale lo giocano i drammaturghi. alcuni di loro intrattengono un rapporto stretto con i gruppi di pressione decisi a scalzare il regime democratico. la commedia si fa, cosi, interprete della `maggioranza silenziosa`, quella che non va all`assemblea popolare, e la sobilla contro i suoi capi presentandoli come mostruosi demagoghi. aristofane, il commediografo, si fa agitatore politico. la sua grande abilita` consiste nel presentarsi come il difensore del popolo agendo, in realta`, per conto di chi intende distruggere il potere popolare. nella commedia intitolata "rane" getta la maschera, chiede e auspica la condanna di cleofonte, accanito oppositore del potere oligarchico; rompendo la finzione scenica fa un vero e proprio comizio, e parla, questa volta apertamente, della bruciante attualita` politica.


il romanzo utilizza una tecnica narrativa particolare: pagine di diario dei due protagonisti, giovanni e maria, rievocazioni, narrazione in terza persona. giovanni e maria conosciutisi a quimper, si confidano il loro passato e le loro precedenti esperienze sentimentali. si sposano e anche dopo il matrimonio continuano nelle reciproche confidenze. poi giovanni sfida a duello un francese che ha insultato l`italia, ma resta ferito. maria muore, uccisa dalla tisi.


"all`eta` di diciannove anni, di mia iniziativa e a mie spese, misi insieme un esercito, grazie al quale liberai la repubblica dal dominio dei faziosi." cosi` iniziano le "res gestae divi augusti", fatte incidere come suo testamento da augusto ormai vecchio. un testo minaccioso con il quale augusto rivendicava la legalita` della sua inquietante carriera politica. ben diverso e` il resoconto che ne da` tacito, grande smascheratore del linguaggio politico: la devozione per il padre cesare e la situazione politica di emergenza erano stati solo pretesti per la sete di dominio di ottaviano augusto che non esito` a schierarsi dalla parte dei cesaricidi, oso` arruolare un esercito privato e lo mosse contro antonio, ebbe quasi sicuramente una oscura parte nella morte dei due consoli in carica e alla fine punto` sulla capitale scortato dall`esercito vincitore. a diciannove anni, si fece attribuire la massima magistratura imponendo come collega un parente che era una semplice comparsa, liquidata fisicamente dopo poche settimane; atterri`, armi in pugno, il senato imponendogli di avallare una procedura sfacciatamente incostituzionale; avvio`, creando una inedita magistratura straordinaria - il "triumvirato" -, le piu` feroci proscrizioni. questa la "marcia su roma" di gaio giulio cesare ottaviano, figlio adottivo di cesare, e futuro augusto, il 19 agosto dell`anno 43 a.c.