ai suoi dodici figli licurgo caminera ha dato soltanto nomi presi dalla mitologia greca. i maschi li ha chiamati ulisse, o achille, o ercole; le femmine penelope, o antigone, o elena. adesso, nel momento in cui capisce che sta per morire, i sei sopravvissuti ai "venti maligni" delle malattie infantili, o ai mali dell`anima, li vuole tutti intorno a se`. perche` il vecchio contadino anarchico con la passione per la letteratura classica desidera morire come morivano i patriarchi del mondo antico: affidando ai suoi eredi non tanto i beni materiali accumulati in vita - oro, greggi, poderi -, ma le parole di una saggezza ancestrale, destinate a rappresentare, per chi resta, il retaggio piu` prezioso. ai figli licurgo consegna dunque sei buste, in ognuna delle quali c`e` una parte del racconto che per anni lui ha scritto, di nascosto, per se` e per loro: dopo la sua morte dovranno leggerlo gli uni agli altri ad alta voce, perche` questo, e solo questo, e` il modo in cui il vecchio vuole essere commemorato. via via che le buste verranno aperte, anche noi lettori scopriremo cosi`, con lo sguardo stupefatto dei bambini che ascoltano una fiaba, la storia del bastone dei miracoli (che da` a chi lo detiene la buona morte, ma soprattutto la perigliosa facolta` di conquistare potere e ricchezze) e di paulu anzones, noto muscadellu, del suo desiderio di possedere il funesto bastone e dei molti segreti che nasconde...
in questo piccolo capolavoro di prosa filosofica alla maniera dei "lumi", diderot interviene lavorando sulle recenti acquisizioni delle scienze della vita per sottolineare la complessita` dei fenomeni e la difficolta` della loro comprensione, il ridimensionamento della parte dell`uomo e della sua mente rispetto alla infinita vicenda delle cose.
"uno, nessuno e centomila" (1926) fu definito da pirandello "romanzo testamentario". si tratta infatti del suo ultimo romanzo e segna il culmine della riflessione sulla disgregazione del soggetto iniziata con "il fu mattia pascal" (1904). attraverso la tragedia di vitangelo moscarda - che scopre di essere estraneo a se stesso, "costruito" dagli altri a modo loro, molteplice quante sono le situazioni in cui si trova - pirandello costruisce una delle rappresentazioni piu` efficaci dell`assurdita` dell`uomo moderno, e delinea la sua filosofia. alla base della sua visione del mondo, come mostra il filosofo remo bodei, c`e` la sfiducia che l`uomo possa accrescere la sua coscienza in modo positivo attraverso la messa in luce e il superamento delle contraddizioni.
una siccita` assoluta ha prosciugato i fiumi e i laghi, e i rifiuti industriali hanno formato uno strato impermeabile sulla superficie dei mari, interrompendo il ciclo delle piogge e trasformando le terre emerse in grandi masse di roccia inospitale. in un clima di disperazione generale, il dottor charles ransom si unisce al grande esodo umano verso gli oceani, ultima riserva d`acqua sul pianeta, lasciandosi alle spalle un deserto che il sole inclemente ha reso un regno di follia e violenza. da medico, charles non puo` che cercare di salvare le persone che lo circondano, ma i suoi tentativi cadono nel vuoto e gli si ritorcono contro. cosi`, con l`inasprirsi delle condizioni, charles si chiude sempre piu` in se stesso, incapace di tollerare un`umanita` abbrutita dagli eventi, che sacrifica l`altruismo sull`altare dell`avidita`, anche di fronte al pericolo di estinzione. in una previsione catastrofica molto vicina al sentire contemporaneo, "terra bruciata" si legge come una riflessione sulle conseguenze di un disastro ambientale di cui l`essere umano e` artefice e vittima indifesa. attraverso la sua prosa visionaria e immaginifica, ballard lancia cosi` un monito contro l`uso irresponsabile delle risorse del nostro pianeta e disegna un parallelismo spietato fra la siccita` del mondo esterno e l`aridita` dell`animo umano.