
xiamen e` una citta` sull`omonima isola rocciosa, collegata alla cina sud-orientale da un`autostrada e due ponti: a una baia "disseminata di imbarcazioni e sfavillii erratici" fa da controcanto un agglomerato industriale fitto di immigrati "irregolari e affamati". qui per lungo tempo ha spadroneggiato lai changxing, il tycoon che prima di diventare "il latitante piu` ricercato della cina" e` stato il piu` famoso tra i nuovi ricchi del post-maoismo, di volta in volta definito come un semplice tufei ("bandito", ma non sempre in senso dispregiativo) o come un robin hood dispensatore di lavoro. e qui si insedia, alla fine degli anni novanta, il giovane corrispondente del "times" oliver august, per il quale lai e` l`emblema di una cina con il piede in due staffe, che incoraggia i cittadini "ad agire sempre piu` liberamente, ma senza garantire che il loro operato rientri nella legalita`". l`indagine-inseguimento nei luoghi dell`infanzia e dell`ascesa di lai diventa allora un impressionante succedersi di "visioni" rivelatrici: l`"obitorio umano" di beihai e` la quintessenza di tutte le aree depresse; e la stessa xiamen sembra il concentrato di un`interminabile transizione. una transizione di cui august registra ogni aspetto socio-economico, ma di cui coglie soprattutto il versante grottesco e orrorifico.







una donna viaggia per tre giornate nel segreto di una verita` sempre cercata e sempre perduta. ogni vecchia speranza sembra vinta. ma ecco che un`altra energia, la disperazione, pare comparire all`orizzonte. essa restituisce forse al futuro una delicatezza che la corruzione, la volgarita` e la logica stessa vogliono cancellare. sospinto dalla donna, lo stesso dio fugge dal paradiso, invaso dal male, e si rifugia sulla terra, dove ancora esiste, fra le stragi, qualche lievito di tenerezza.


il nome delle casate nemiche dei capuleti e dei montecchi risuona per la prima volta nel versi di dante. ma e` solo con la novella di luigi da porto che su questi due nomi si innesta la vicenda tragica destinata a trasformarsi in mito: l`odio dei padri s`incrocia funestamente con l`amore che nasce tra i figli e, complici avverse stelle, porta a morte e rovina. un mito che si ripresenta piu` volte nell`immaginario della letteratura, pittura, musica, scultura, in tempi e luoghi assai diversi, e che trova nella scrittura, dopo da porto, in shakespeare e in keller, i suoi momenti piu` alti e piu` poetici.

rappresentata per la prima volta verso il 1594, "la commedia degli equivoci" costituisce quasi certamente la piu` antica prova comica del grande bardo di stratford. in questo testo shakespeare riesce a dare nuova, frizzante vita ai temi, tratti dal teatro classico e in particolare da quello di plauto, dei gemelli, della separazione, dell`agnizione. la vicenda, dall`intreccio spumeggiante e ricco di colpi di scena, prende infatti il via quando due coppie di gemelli identici (due giovani padroni con i relativi servi) vengono separate per poi riunirsi, casualmente e inconsapevolmente, nella citta` di efeso, dando cosi` luogo a una serie di equivoci che si mescola con un gioco di straordinaria invenzione verbale.


Più di 30 dimore in stile messicano, più di 250 fotografie di Tim Street-Porter ci conducono in viaggio tra l'arredo più affascinante dell'incontro di frontiera tra USA e l'America Centrale.





puo` un`opera d`arte, per quanto misteriosa e difficile da decifrare, attrarre con forza disorientante l`anima delle persone, travolgendola fino allo stordimento? un dipinto che raffigura un cavaliere e una strana coppia di sposi sullo sfondo di una campagna minacciata dall`alta marea, esercita proprio questa inspiegabile attrazione sui personaggi che vi ruotano intorno. di quest`opera alquanto singolare, il cui titolo - la sposa della morte - non aiuta a rivelare l`enigmatico significato, si conosce solo il nome dell`autore, un certo markus eberden, vissuto per qualche tempo in un convento a lonely island, nelle regioni delle maree, a sud della gran bretagna. la storia si svolge in un presente non definito poiche` il passato torna a rivivere in esso, e i destini sembrano sovrapporsi come in un allucinato de`ja` vu. le voci dei personaggi narranti - i cui nomi sono non a caso anagrammi l`uno dell`altro (eros-rose, nevile-evelyne, delio-odile) - si alternano nel tempo che passa, raccontando la loro esperienza, il proprio punto di vista, confondendosi con l`alzarsi e l`abbassarsi della marea, in un ritmo incessante, come quello della vita e della morte. a ricomporsi infine con implacabile simmetria nel vortice delle corrispondenze karmiche e` un mosaico talmente perfetto da riproporre un nuovo insondabile enigma.

il noir non e` solamente un "genere" cinematografico, e` anche e soprattutto uno stile, una dimensione psicologica, un modo di sentire la vita (oltre che il cinema): e` il trionfo del chiaroscuro, dell`ambiguita`, la percezione di un destino tanto crudele quanto ineluttabile. silvio raffo, cultore del giallo e del fantastico-visionario, propone in questo singolare libro una cronistoria "affettiva" ed estetica dell`universo noir, senza perdere mai di vista i riferimenti letterari e di costume, nella convinzione squisitamente "antimoderna" che un certo gusto e una certa bellezza abbiano davvero e definitivamente lasciato l`olimpo.

per lungo tempo siamo stati costretti a sospettare che i progetti, i disegni, gli oggetti, le fotografie, le riviste di ettore sottsass, oltre a stupire e a innovare, raccontassero una storia. poi, alla fine della sua lunga vita, sottsass quella storia ha cominciato a scriverla - partendo da molto lontano. e cosi`, in queste schegge di un`autobiografia pensata come testamento, sottsass manovra una scatola ottica di cui lui solo sembra conoscere il funzionamento, e la usa per proporre al lettore, in un ordine solo apparentemente capriccioso, le immagini della sua infanzia e della sua giovinezza. la materia di cui il racconto e` fatto - i primi anni in austria, l`arrivo a torino, le retrovie e il fronte di una guerra a meta` orrenda e a meta` farsesca, e la milano del dopoguerra, e l`america, e la nascita del design contemporaneo - basterebbero a giustificarlo. ma a colpire, e subito a incantare, e` il fuori campo con cui sottsass accompagna ogni rievocazione: una voce ironica, beffarda, sorniona, che sembra sempre condurre a una conclusione gia` scritta, ma all`ultimo momento scarta verso il paradosso - riuscendo, ogni volta, a sorprendere. chi tiene fra le mani questo libro, dice sottsass in una sua breve introduzione al testo, tiene fra le mani (forse) un uomo nudo. la parentesi - e non potrebbe essere altrimenti - autorizza dunque un dubbio: per scioglierlo, non resta che cominciare a leggere.
La contemplazione della natura e la successiva rappresentazione in chiave morfologicamente armonica, è ciò che distingue Hiroshige dagli altri pittori-incisori del suo tempo, creando una dialettica tra il finito e l'infinito, ossia il sentimento umano scaturente dall'ascolto quasi religioso della natura e il respiro del cosmo.Hiroshige ebbe straordinaria influenza sulla pittura europea di fine '800. Principalmente tale influenza si manifestò sull'impressionismo e post-impressionismo, venendo imitato da diversi artisti, tra cui Claude Monet e Vincent Van Gogh.

come avvenne che l`opera del primo scrittore della "letteratura universale" inauguro` anche l`e`ra dell`editoria moderna? questa storia e` raccontata da unseld, critico ed editore, da decenni alla guida della suhrkamp verlag, una casa editrice che tale peso ha avuto nella nostra epoca (fra i suoi autori figurano hesse, brecht, benjamin, adorno) da spingere george steiner a coniare l`espressione "la cultura suhrkamp". l`autore ricostruisce le avventure editoriali di goethe, gettando luce su aspetti nascosti dell`opera dello scrittore e insieme svelando le finezze delle transazioni editoriali in un`epoca selvaggia che ignorava il copyright e nella quale goethe stesso aveva immaginato un apposito "inferno" per gli editori.


prendendo le mosse da una novella del "decameron", l`intreccio di "cymbeline", complesso e ricco di elementi fiabeschi, ruota intorno alla scommessa di un marito vanesio sulla fedelta` di sua moglie. la storia ha sullo sfondo un`immaginaria guerra fra roma e la britannia che consente il sorprendente svelamento e il felice esito conclusivo per imogen, l`eroina, perfetta sposa e inimitabile personaggio. definito tecnicamente una tragicommedia - un dramma che consente di sperimentare tutte le emozioni della tragedia, godendo pero` del lieto fine della commedia - "cymbeline" offre al lettore momenti di intensa drammaticita` quali solo i monologhi di "amleto" o di "re lear" possono dare, ma anche rasserenamenti improvvisi che anticipano la conclusione della "tempesta". di entrambi gli atteggiamenti e` sintesi efficace la battuta pacificatrice di re cymbeline: "perdono e` una parola intensa, oggi, per tutti quanti".





Una raccolta storica di fonografi, grammofoni e radio del secolo scorso, una passeggiata tra design, storia e musica.


"la difesa di luzin" e` la storia di un conflitto insanabile tra genio e normalita`, volonta` e predestinazione, ragionevole esistere quotidiano e leggi del fato, geloso delle prerogative che gli competono. ed e` anche - lo rivela gia` il titolo, che allude a un`immaginaria mossa inventata dal protagonista - una storia di scacchi. una storia costruita con sottile, deliberata ironia, come una lunga partita giocata contro la vita, che si dipana lungo l`arco di vent`anni tra una luminosa pietroburgo imperiale, localita` termali tedesche e la berlino degli anni trenta, con i suoi ricchi emigranti russi. al centro del romanzo, la figura del giovane luzin: inerme di fronte agli altri, consegue attraverso il suo genio per gli scacchi un misterioso, insondabile potere che lo sospinge molto al di la` del mondo ordinario. ma l`ascesa e la caduta di luzin- da bambino svagato e geniale a campione perdente e suicida - sono anche l`occasione per delineare in controluce, con raffinata sequenza di mosse, tra arrocchi, stalli, prese e abbandoni, una tessitura narrativa in cui dominano l`ironia che investe l`illusorieta` delle scelte libere e virtuose, contrastate dal disegno del caso, e l`intuizione di una dimensione futura, al di la` dell`umano. il paradosso del libro e` che l`algido nitore degli scacchi converge con un alto pathos, come indico` lo stesso nabokov:
il mondo della pittura di icone, che florenskij - soggiogante figura di mistico, filosofo, matematico e teologo, quale poteva apparire soltanto in quella prodiga fioritura di genialita` che si ebbe in russia nei primi anni del secolo scorso - ci svela in queste pagine, rimarrebbe per sempre incomprensibile se lo si avvicinasse con i consueti strumenti della critica d`arte. esente dalla prospettiva, incompatibile con la concezione della pittura dominante in occidente dal rinascimento in poi, l`icona presuppone una metafisica delle immagini e della luce. ed e` a questa metafisica che florenskij ci introduce, scendendo poi in analisi storiche acutissime, che svariano dalla pittura fiamminga alle tecniche della preparazione dei colori, dalle forme dei panneggi al significato dell`oro e al nesso fra le icone e la liturgia della chiesa orientale. accompagnati da questa guida incomparabile, possiamo cosi` finalmente varcare le dell`iconostasi, , luogo dove si manifesta una pittura sublime, in cui le cose sono .

dal mattino del 6 agosto 1945 il mondo sa che una guerra nucleare e` possibile. chiunque e` in grado di immaginare come verrebbe combattuta, e anche con quale verosimile esito. ma dopo gli eventi del 1989, e piu` ancora del 2001, al terrore di bombardieri strategici e missili intercontinentali se ne e` sostituito un altro, piu` paralizzante ancora: l`idea che qualcuno, in un posto e in un momento qualsiasi, possa fare qualcosa. a capire chi sia davvero in condizione di fare che cosa e` dedicata questa indagine di langewiesche, che parte dal cuore incandescente dell`esplosione su hiroshima, attraversa le citta` segrete dell`ex unione sovietica, dove sono tuttora custodite (non sempre il verbo e` appropriato) migliaia di testate e tonnellate di uranio, esplora le strade del contrabbando anche nucleare che segnano le montagne del caucaso, per approdare a due luoghi diversi, ma ugualmente inquietanti: il lago proibito che fornisce di acqua potabile rawalpindi, dove negli anni settanta a.q. khan - lo scienziato che trafugo` i segreti nucleari dell`occidente, consentendo al pakistan, alla corea del nord e all`iran di armarsi - era libero di andare in barca a vela, e lo studio di francoforte dove un oscuro ricercatore americano, mark hibbs, elabora tutte le informazioni sul nucleare disponibili, per poi riversarle in articoli riservati a pochissimi specialisti e ai servizi di informazione di ogni paese.

quando accetta la proposta di blaise cendrars di scrivere un libro per la sua collana di biografie di avventurieri, e sceglie - in modo apparentemente incongruo per un comunista militante - di occuparsi del barone von ungern-sternberg, vladimir pozner non immagina certo che questa volta non gli bastera` consultare (come aveva fatto per tolstoj e` morto) una mole immensa di documenti, ma che gli tocchera` condurre un`ardua inchiesta, nel corso della quale imbocchera`, per poi abbandonarle, una quantita` di false piste e si imbattera` in testimoni piu` o meno inattendibili: dall`ex colonnello di ungern ridotto a fare il tassista alla coppia di decrepiti aristocratici parigini che hanno conosciuto il barone in fasce (e che di quel paffuto bebe` gli manderanno una foto), sino a "fratello vahindra", il sedicente monaco buddhista che spaccia per il figlio segreto dello stesso ungern il pallido adolescente dai tratti asiatici con il quale vive in una squallida mansarda... a poco a poco, pero`, il narratore riesce ad afferrare il suo eroe, e ce ne svela gli aspetti piu` inquietanti e contraddittori (nonche` ambiguamente seducenti): solitario, taciturno, imprevedibile, irascibile, sadico, paranoide, ferocemente antisemita, superstizioso, misogino, frugale, idealista, marziale, il barone ungern ha tendenze mistiche, si considera erede di gengis khan e si crede investito di una missione provvidenziale - quella di riconquistare l`occidente partendo dal cuore della mongolia.

si sara` proprio chiamata esther quella bisnonna che, nella kiev del 1941, chiese fiduciosa a due soldati tedeschi la strada per babij jar, la fossa comune degli ebrei, ricevendone come risposta un distratta rivoltellata? forse. e dell`intera famiglia, dispersa fra polonia, russia e austria, che cosa ne e` stato? il monolite sovietico conosceva l`avvenire, non la memoria. per ricostruire quella ramificata genealogia, quel vivace intreccio di culture e di lingue - yiddish, polacco, ucraino, ebraico, russo, tedesco -, katja petrowskaja intraprende, sulle tracce degli scomparsi, un intenso viaggio a ritroso nella storia di un novecento sul quale incombono la stella gialla e quella rossa, e in cui si incrociano i destini di memorabili figure: la babuska rosa, incantevole logopedista di varsavia, che salva duecento bambini sopravvissuti all`assedio di leningrado; il nonno ucraino, prigioniero di guerra a mauthausen e riemerso da un gulag dopo decenni; il prozio judas stern, che spara a un diplomatico tedesco nella mosca del 1932, e dopo un processo-farsa viene spedito "nel mondo della materia disorganizzata" il fratello seme`n, il rivoluzionario di odessa, che passando ai bolscevichi cambia in petrovskij un cognome troppo ebraico... ma indimenticabili protagonisti sono anche i paesaggi: l`immane pianura russa invasa dai tedeschi e le citta` della vecchia europa: kiev, mosca, varsavia, berlino. e i ghetti, i gulag e i lager nazisti.

c`era qualcosa che simenon cercava quasi ossessivamente, nei suoi viaggi. storie, atmosfere, personaggi lontani da lui, certo. ma non solo. e forse a meta` del suo giro del mondo, nel 1935, quel qualcosa - il segreto per passare dalla magnifica narrativa in bianco e nero dei primi anni a quella che sarebbe venuta dopo, in cui il colore avrebbe finito per prevalere - lo trovo` dove nemmeno lui avrebbe creduto: negli orizzonti perduti di quelli che ancora si chiamavano mari del sud. di cui questi testi, e queste fotografie, raccontano tutto l`incanto, e la malattia. con una nota di matteo codignola.

from azzedine alaia, cristobal balenciaga, and coco chanel to alexander mcqueen, yves saint laurent, and vivienne westwood, more than a century`s worth of fashion greats are celebrated in this new edition of fashion designers a-z. an accessibly priced and updated volume features photographs of hundreds of garments selected from the fashion institute of technology (fit) museum`s permanent collection. elegant gowns from the turn of the century, mondrian-style minimalist chic, and everything inbetween. each of these works of art is chosen not only for its beauty but also for exemplifyingthe unique philosophy, skill, and aesthetics of each of the featured designers. in her introductory essay, the museum`s director and chief curator, valerie steele, writes about the rise of the fashion museum and the emergence of the fashion exhibition as a popular and controversial phenomenon. the foreword is contributed by international style maven suzy menkes, texts by the museum`s curators help shine historical light on each label and garment pictured, and beautifully drawn portraits by the artist robert nippoldt pay homage to the creators behind them.

Electa, 1979, IT. Con un'introduzione di Alberto Arbasino, il libro prende in esame il cinema italiano del periodo dal 1929 al 1944 contemplando l'opera di registi come Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Mario Mattoli, Goffredo Alessandrini e molti altri.

immersa nell`atmosfera tra il gotico e la nouvelle vague della costiera bretone si trova la casa dell`incontro, casa-famiglia che ospita un gruppo di ragazzi "difficili". vi lavora un`e`quipe di medici e insegnanti alquanto variegata, guidata da un losco direttore, che, si scoprira`, usa i pazienti come cavie mediche. il narratore e` vladi, ragazzo taciturno di eccezionale intelligenza, il quale con la complicita` di mirage, adolescente autistica, compie quotidiane trasgressioni. accanto alla casa si trovano i resti di un`antica clinica, la beau rivage, nella quale dorme clandestinamente un ex paziente tornato in cerca di vendetta. la miccia esplode quando vladi scopre l`esistenza dell`uomo: seguiranno due delitti e un finale inaspettato.

"in corrispondenza con la crisi del positivismo, movimento "maschile" per eccellenza, si assiste - dal decadentismo in avanti - al potenziamento piu` o meno conscio, in tutte le espressioni artistiche, dell`elemento "femminile". l`intimismo, la sensitivita`, il misticismo, e quel peculiare gusto estetico che induce l`anima (piu` che l`animo) a soffermarsi sulle sfumature piu` sfuggenti e su tutte le (im)percettibili manifestazioni del mistero - cio` che, insomma, certuni amano chiamare "il lato oscuro della luna" -, sono queste qualita`, eminentemente femminili, a caratterizzare marcatamente la poesia del nostro secolo: una poesia tutta lampi, illuminazioni, timori e tremori, spesso ripiegata su se stessa e rivolta agli strati piu` nascosti dell`io, a quel mondo dell`inconscio che freud denomina appunto ambiguamente "il regno delle streghe". non bisogna dunque stupirsi della copiosa rappresentanza femminile nel panorama poetico del novecento: sono forse proprio loro, le donne, ad esprimere con voce via via piu` sicura lo spirito dei tempi nuovi" (tratto dalla presentazione di silvio raffo).

nella primavera del 1928 georges simenon (che ha appena compiuto venticinque anni e ne ha gia` abbastanza della vita mondana che conduce a parigi) si compra una piccola barca, la ginette (lunga quattro metri e larga poco piu` di uno e mezzo), e parte, in compagnia della moglie tigy, della domestica (e ben presto amante) boule e del cane olaf (un danese sui sessanta chili), per un viaggio attraverso i fiumi e i canali della francia che durera` ben sei mesi: durante i quali gli capitera` di dormire sotto una pioggia sferzante, o di sguazzare nel fango, o di cercare di arrivare davanti alle chiuse prima delle grandi chiatte tirate dai cavalli, o di manovrare tra rocce a pelo d`acqua... tre anni dopo, il settimanale "vu" gli commissionera` quello che diventera` il suo primo reportage: insieme a un giovane fotografo di origine ceca, hans oplatka, simenon ripercorrera`, in macchina questa volta, la "vera francia", e tornera` a casa con un bottino di duecento fotografie. solo una decina illustreranno, su "vu", il racconto dell`esaltante navigazione a bordo della ginette, ma in questo volume il lettore ne trovera` molte di piu`; e scoprira` che senza quell`"avventura tra due sponde" non esisterebbero romanzi come il cavallante della "providence", la balera da due soldi, la chiusa n. 1 - per non parlare di tutte le locande in riva a un fiume dove il commissario maigret, nel corso di un`inchiesta, va talvolta a trascorrere un paio di giorni, occasionalmente in compagnia della sua signora, fingendo a malapena di essere li` per rilassarsi.

l`invasione russa della cecoslovacchia nel 1968 non ha solo conculcato i diritti umani, la democrazia, la giustizia: ha ridotto a "un foglio di carta in fiamme / dove scompare la poesia" - scriveva kundera nel 1980 citando l`amato nezval - una "grande cultura". una cultura unica, che la "capitale magica d`europa" ha forgiato lungo i secoli, e che ha conosciuto l`apogeo con kafka, hasek e janacek, artefici dei "tre pannelli del quadro dell`inferno futuro": "labirinto burocratico", "idiozia militare", "disperazione concentrazionaria". tracciare il ritratto di praga significava allora, per kundera, riportare alla luce un`atlantide inabissata, salvare una visione del mondo renitente a "identificarsi con la storia" e a "cogliere nei suoi spettacoli serieta` e senso". ma noi lettori non potremo fare a meno, oggi, di riconoscere in quel ritratto, attraversato da un fremito di commossa nostalgia, un autoritratto, che rivela, meglio di qualunque saggio critico, la genealogia segreta da cui scaturisce l`opera di kundera. dentro al suo laboratorio ci conduce anche ottantanove parole, un dizionario personale nato nel 1985 dall`esigenza, per lui che ancora scriveva in ceco ma pensava ormai a come ogni frase sarebbe suonata in francese, di chiarire al nuovo pubblico le "parole chiave", le "parole trabocchetto", le "parole d`amore" attorno alle quali erano costruiti i suoi romanzi - e tuttora essenziale per chi li ami e voglia conoscerli meglio.


e` il 18 novembre. tara selter e` una libraia antiquaria e si trova a parigi per lavoro. quando si risveglia il mattino dopo nella sua camera d`albergo, si accorge che e` ancora il 18 novembre. disorientata, torna a casa dal marito thomas per cercare aiuto. lui le crede, ma non e` prigioniero del tempo. cosi` tara ogni mattina deve spiegargli daccapo l`enigma che sta vivendo, le strane leggi che regolano il suo mondo - alcuni oggetti restano con lei, altri svaniscono misteriosamente. confusa e sola, inizia a tenere il diario del suo unico giorno infinito, nel tentativo di comprendere la fisica indecifrabile che ha trasformato il suo tempo in uno spazio di cui e` l`unica abitante. finche`, dopo un anno, decide di tornare a parigi, dove tutto e` iniziato, nella speranza di trovare il varco nel flusso del tempo e riconquistarsi un futuro. nel primo romanzo di questa saga in sette libri, tara selter vive il suo unico giorno come uno spazio da esplorare nei minimi dettagli, con i suoi misteri e le sue gioie inspiegabili, con la meraviglia per una pioggia sottile, un cielo stellato. solvej balle ci conduce in una piega del tempo, un luogo accogliente e spaventoso, denso e rarefatto come l`universo.
franco battiato, nucleus raccoglie un panorama di fotografie realizzate da roberto masotti a partire dal 1973 con un servizio realizzato a bologna per l?etichetta indipendente "bla bla" e seguito da una serie di sessioni realizzate nello studio milanese del fotografo stesso, in sala di incisione, a casa dell?artista, in concerto o particolari performance lungo tutti gli anni settanta e inizio ottanta. arriviamo ai concerti nei palasport seguiti al successo de la voce del padrone o patriots e fino al 1997 con il tour de l?imboscata. le fotografie di masotti vanno alla "ricerca dell?individuazione del movimento del pensiero" di battiato. testi di franco maria cella, silvia lelli e luca scarlini.

chi conosce lovecraft come l?allampanato maestro del mostruoso, autore di una scarna opera che ha segnato la narrativa horror e lasciato un?impronta indelebile su tutti i successori, deve prepararsi a una grossa sorpresa: dopo la sua morte si e rivelato uno dei piu copiosi epistolografi di ogni tempo. e quasi un?altra persona. gli amici, che hanno conservato le sue lettere, ne ricaveranno una scelta di circa un migliaio raccolte in cinque volumi, ma l?intero corpus pare ammonti ad almeno centomila, scritte tra i venti e i quarantasette anni, e diventate, nell?ultima stagione, un?occupazione a tempo pieno. come rendere l?idea di una corrispondenza di tali spropositate dimensioni? non restava che prendere una sola lettera, la piu lunga, e consegnarla al lettore in forma di libro. si scoprira cosi l?universo quotidiano di lovecraft, ben lontano da quello che traluce dai racconti, e un uomo totalmente diverso: sobrio, pacato, pieno di troppo sano buon senso - l?altra faccia della sua follia - da offrire all?ignoto destinatario, che gia dalla prima pagina scompare. come un serial killer che alla fine di una lunga giornata, dal suo buen retiro di providence, ci indottrina sulle grandi epoche storiche, loda la compagnia e la natura, e da critico sempre acuto e rassegnato dell?eta moderna ci fa i suoi migliori auguri per l?avvenire.