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in inglese, "golden dawn" significa letteralmente "alba d`oro": secondo i maghi e gli alchimisti e` il momento in cui il sole della sapienza vera nasce a fugare le tenebre dell`ignoranza, annunciando il sorgere glorioso della nuova personalita` dell`adepto. fu con piena consapevolezza di cio` che scelsero di riunirsi sotto il nome-simbolo di "alba d`oro" quegli ermetisti britannici di fine ottocento cui fu dato di vivere questa avventura intellettuale: soffiare sulle braci ancora vive della sapienza magica, sepolte sotto la cenere dei secoli, per farne divampare nuovamente il fuoco di una dottrina dimenticata. vaste e diverse furono le loro fonti, ma grazie alla capacita` di sintesi dei sapienti vittoriani, e all`entusiasmo del loro capo, samuel lyddell macgregor mathers, cio` che ne risulto` fu un sistema dottrinario coerente ed efficace per la coltivazione dell`io vero, che e` l`autentico obiettivo dell`autentica magia. i sapienti della golden dawn organizzarono un`architettura per dispensare le loro conoscenze, diedero cioe` al loro ordine la struttura di un college universitario. vennero istituite vere e proprie facolta`, ciascuna con un suo decano, per impartire i diversi insegnamenti: simbolismo, kabbalah, veggenza, magia cerimoniale, dottrine rosa croce. questo volume raccoglie i documenti dottrinari che facevano capo alle seconde cinque facolta` dell`ordine riguardanti l`uomo, dio e l`iniziazione, l`ermetismo, l`alchimia e la teurgia, la divininazione, i tarocchi e la magia enochiana.

grondanti manierismo letterario e, naturalmente, di dubitabile "impressione" poetica per l?egemone critica post-romantica - che ammette, quasi si trattasse di una scienza patologo-letteraria, il manierismo -, i testi del marchese palombara, che vedono per la prima volta la luce in questa collana, riassumono cio che lo scritto alchemico nel suo preziosismo alessandrino, se cosi si puo dire, deve avere. anna maria partini porta alla luce attraverso gli scritti finora inediti, raccolti nel codice reginense lat. 1521 della biblioteca apostolica vaticana e negli archivi dei principi massimo a roma, la figura del palombara. oltre all?analogia che la curatrice mette in rilievo tra le scritte della "porta magica" di roma e le opere del marchese, anche la figura del palombara esce nella sua complessita e nella sua dimensione storica, con l?evidente invito ad ulteriori approfondimenti e discussioni. si diceva preziosismo alessandrino e, di fatto, nei testi di palombara si incontrano l?attanagliante e pervicace "crudelta" dell?enigma, il gioco, assunto a paradigma, della parola, la "fabula" intrecciata, contorta, segmentata, tramite i piu disparati tropi retorici. l?opera del palombara si presenta quindi come una sorta di "summa" di divertimenti alchemici in cui le tracce dell?operativita religiosa, non sono mai appannate dalla mucidita gnomica che appare soltanto come orpello o comodo. ci si abbandoni quindi, calandosi in esso completamente, al gusto letterario dell?epoca e ci si sbarazzi da ogni poltroneria critica che privilegiando di norma il contenuto, non si rende conto di quanto spesso, come nel caso di palombara, il vero contenuto sia il contenente. ci si lasci pero cullare dal gusto della forma, si gustino gli apparenti nonsense e le ridondanze: gli echi. puo essere un?operazione ricca d?amore gia sufficiente da sola, evidentemente, per un invito alla lettura.

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