
"c`e` un fatto che, bene o male che sia, e` decisivo nella vita pubblica europea dell`ora presente. questo fatto e` l`avvento delle masse al pieno potere sociale. e poiche` le masse, per definizione, non devono ne` possono dirigere la propria esistenza, ne` tanto meno governare la societa`, questo significa che l`europa soffre attualmente la piu` grave crisi che popoli, nazioni, culture possano patire. questa crisi si e` verificata piu` d`una volta nella storia. la sua fisionomia e le sue conseguenze sono note. se ne conosce anche il nome. si chiama la ribellione delle masse." ha da poco compiuto settant`anni il libro piu` noto di ortega y gasset, "la ribellione delle masse", un titolo che ha lasciato lunga traccia di se` nella memoria del secolo appena concluso.

in questo piccolo capolavoro di prosa filosofica alla maniera dei "lumi", diderot interviene lavorando sulle recenti acquisizioni delle scienze della vita per sottolineare la complessita` dei fenomeni e la difficolta` della loro comprensione, il ridimensionamento della parte dell`uomo e della sua mente rispetto alla infinita vicenda delle cose.



Vi ricordate dei Wagons, una band australiana che proponeva un rock venato di radici e che aveva una voce solista notevole. Henry Wagons è "quella voce". E questo è il suo primo lavoro da solista ( dopo un EP). Un disco che mostra le due facce del musicista: quella roots, quasi country, molto Americana e quella auistraliana, dura e rigorosa, quasi blues, figlia di certe cose di Nick Cave. Wagons non ha abbandonato la sua voluta ambiguità e mischia due suoni, due modi di fare musica. Ma lo fa con forza ( ha una grande voce ) e con molta conviinzione, ed alla fine affascina e coinvolge.





