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l`arte, la mitologia, la letteratura, il pensiero filosofico, l`organizzazione del lavoro e della societa`, la globalizzazione del mercato, l`urbanistica e l`architettura degli spazi, la vita nelle citta`, con tutti questi elementi, anche con quelli in apparenza piu` lontani e inaspettati, la siesta intrattiene un rapporto, complice la mediazione onnipresente del "tempo". e proprio sul tempo, un tempo che oggi tende sempre piu` a essere lineare, si concentra la trattazione ironica, colta e divertita di paquot. poiche`, a ben vedere, la siesta appare come un tempo autenticamente libero, un momento in cui si e` presenti a se stessi attraverso la propria momentanea assenza dal mondo.

forse solo i primi grandi film in technicolor possono rendere l`idea di quella singolare commistione di realta` e finzione, di artificio e autenticita` che emerge dalla ricostruzione della breve e intensa vita di porfirio rubirosa. tra un`ambasciata e un casino`, tra un grande albergo e un hotel particulier, tra un campo di polo e una pista da cui prendere il volo con l`aereo regalatogli da barbara hutton, rubirosa vive come un prodotto della cultura di massa, restando una delle ultime incarnazioni del dandy.

costruita su forme diverse e con suggestioni da molteplici tradizioni poetiche, la nuova raccolta di gabriele frasca fa convivere passato, presente e (sotto forma di sperimentazione) futuro. incastonato fra una sezione iniziale ispirata ai sonetti barocchi di quevedo e a una finale di traduzioni-riscritture da dylan thomas, il lungo poemetto che da` il titolo al libro e` un testo tendenzialmente narrativo in cui versi e prosa giocano a rimpiattino nascondendosi gli uni nell`altra, in un flusso verbale apparentemente continuo, mozzafiato. la vita e la morte di un personaggio concentrate in una giornata di attraversamenti della realta`, forse solo immaginati in un dormiveglia. la difficolta` di aderire a un`idea di soggetto, la stratificazione dei tempi (e delle ere) nel gioco di proiezioni dell`ipotetico se`, il continuo tentativo di incespicare nel flusso sonoro, sempre frustrato, se non alla fine, dal trionfo del ritmico, pervasivo respiro. un passo ulteriore nella poesia post-lirica di frasca, che e` poesia a un tempo severa e pirotecnica, ardua meditazione e onda sonora trascinante. territorio poetico originale.

se l`uomo e` fatto della stessa sostanza dei sogni, che cosa succede quando i robot cominciano a sognare? succede che robot inquieti, troppo umani, lottano e fuggono, amano e si ribellano; e tentano di evadere dalla cattivita` meccanica imposta loro da padroni in carne e ossa e governata dalle tre leggi della robotica. le leggi incorporate nei loro circuiti impongono ai robot di non nuocere all`uomo, di obbedire agli ordini, di badare alla propria sopravvivenza solo se, cosi` facendo, non mettono a rischio un essere umano. eppure, elvex - l`androide che sogna i suoi simili ridotti in schiavitu`, costretti a scavare nelle profondita` della terra, a muoversi tra le fiamme e le radiazioni delle fabbriche - sogna anche un mondo diverso, in cui esiste solo la terza legge: "un robot deve proteggere la propria esistenza", senza clausole restrittive. automi orgogliosi del proprio intelletto, enigmatici cervelli positronici: nei racconti che compongono "sogni di robot", scritti fra gli anni cinquanta e gli anni ottanta, la solida impalcatura rappresentata dalle tre leggi inizia a incrinarsi. accade allora che un robot impari a mentire, che un`automatomobile si innamori dell`uomo che si e` sempre preso cura di lei, e che a un onnipotente, mastodontico supercomputer gli umani arrivino a demandare le decisioni piu` importanti della res publica.

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