
georges bernanos (parigi 1888-1948) ebbe un`educazione religiosa che lo avvicino` in un primo momento ai circoli cattolico-nazionalisti dell`action francaise, dai quali pero` si stacco` nel 1932. esordi` come scrittore nel 1926 con il romanzo sotto il sole di satana e nel 1936 pubblico` il diario di un parroco di campagna. dal 1934 al 1937 soggiorno` in spagna e, in aperta denuncia al franchismo, scrisse i grandi cimiteri sotto la luna. durante la seconda guerra mondiale svolse attivita` giornalistica in brasile a favore della francia libera. varie opere uscirono postume, fra cui i dialoghi delle carmelitane. questa monografia critica analizza la vita di bernanos, la singole opere, i temi e motivi, fornendo inoltre una bibliografia.

betti vive a parigi, e` appena uscita da un divorzio e per arrotondare lo stipendio lavora nella rosticceria araba di hassan. tra i clienti abituali spicca suleiman - algerino, professore in un liceo di periferia, musulmano praticante e depresso. betti e suleiman si guardano, si scrutano, lanciandosi occhiate di sfuggita e sperando che prima o poi uno dei due faccia un passo avanti. ma quando finalmente si incontrano casualmente a una festa e si parlano per la prima volta entrambi rimangono delusi. si immergono di nuovo nelle rispettive solitudini concedendosi qualche altro appuntamento. ed e` proprio la solitudine che alla fine salda il loro rapporto, che all`inizio ruota attorno alla voglia di betti di soggiacere alle fantasie erotiche dell`uomo, spesso al limite della violenza, ma che poi si tramuta in sincera intesa. betti riesce cosi` a rielaborare il trauma legato alla sua prima storia d`amore: ha solo quattordici anni quando si innamora di ennio - un meccanico trentenne sposato - con il quale, in cambio della sua innocenza, impara a conoscere i segreti del proprio corpo e del sesso. la moglie di ennio li scopre e denuncia il marito per pedofilia. betti e ennio scappano, vanno a torino, ma la polizia li blocca, nasce uno scontro a fuoco e ennio perde la vita. da allora betti non e` piu` riuscita a voltare pagina, ma soprattutto non e` piu` stata capace di ammettere con se stessa di meritare un futuro migliore. e forse con suleiman, un uomo cosi` diverso, ha l`ultima possibita`.









nelle pagine di questo imponente romanzo-fiume apparso nel 1936, israel j. singer seppe dare con incredibile capacita` epica la rappresentazione di un mondo e di una civilta` che di li` a poco sarebbe stata ferocemente annientata. e con il passo del grande narratore ci attira in un romanzo appassionante in cui, dipanandosi in un groviglio di esistenze - prime fra tutte quelle del reb abraham hirsh ashkenazi, commerciante di stoffe e capo della comunita` ebraica di lodz e dei suoi figli jakob bunin, generoso e pieno di gioia di vivere, e simcha meyer, introverso e abile negli affari -, rivive il mondo formicolante di vita di quella parte dell`europa che fu la culla del patrimonio umano, linguistico e culturale degli ebrei orientali. che cosa sia stato quel mondo lo si respira qui in ogni pagina. introduzione di claudio magris.