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il discorso con cui john f. kennedy inauguro` la propria presidenza e` considerato uno dei momenti memorabili della politica americana e mondiale del novecento. proprio quando gli stati uniti temevano una nuova guerra e dovevano fronteggiare gravi problemi interni, parole come "non chiedete al paese cio` che puo` fare per voi, ma chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro paese" aprirono un nuovo corso storico e ispirarono un`intera generazione, infondendo nei cittadini speranza e ottimismo. il libro e` il resoconto dei giorni che precedettero il discorso d`insediamento alla casa bianca e degli sforzi del neoeletto presidente per trovare le parole giuste che esprimessero le sue grandi ambizioni.

una mappa del nordovest italiano costruita attraverso una serie di articoli e saggi che indagano tanto le singole regioni quanto i protagonisti della loro cultura: da guido gozzano a carlo porta e a delio tessa, un percorso storico e intellettuale che restituisce un`immagine inedita di piemonte, lombardia e liguria.

Questo disco è già stato pubblicato due anni fa con il titolo The Crossing. Questa è la versione in spagnolo. Alejandro Escovedo è sempre accompagnato da Don Antonio ( Antonio Gramentier) e dalla sua band. Oltre ad Escovedo e Don Antonio, nel disco ci sono anche Patricia Vonne, Alex Reiz, Vanessa Del fierro.

da qualche tempo, l`"afropessimismo" di maniera - che descrive il continente come una nebulosa indifferenziata in perenne emergenza - ha lasciato il posto a toni piu` lusinghieri, sulla base dei tassi di crescita dei paesi piu` favoriti. con le sue enormi risorse, l`africa e` un partner importante del mondo sviluppato ed e` sempre piu` presente nell`agenda della politica internazionale anche perche` influisce sulla "sicurezza" dell`intero sistema. e cosi` piu` che mai essenziale inquadrare i successi e le crisi nel contesto argomentato di una storia che e` stata a lungo negletta o travisata. il libro, in questa nuova edizione, fa il punto sull`evoluzione della storia e della storiografia dell`africa e da` conto di come gli assetti istituzionali, la societa` e l`economia dei vari stati africani - e di un`africa che non ha rinunciato a perseguire una politica unitaria a livello regionale e continentale - hanno assunto un profilo piu` stabile e meglio definito.

la seconda guerra mondiale ha causato circa sessanta milioni di morti. dall`invasione della polonia fino alla resa ufficiale del giappone, passando per l`assedio di leningrado, i bombardamenti sulle citta` tedesche, gli orrori della shoah e l`apocalisse di hiroshima e nagasaki, ogni giorno in media hanno perso la vita ventisettemila persone. ma com`e` stato possibile che paesi non troppo diversi per cultura, tradizione militare e sviluppo economico si siano trovati nella condizione di sacrificare milioni di vite, mobilitando risorse e tecnologie per produrre micidiali strumenti di morte e distruzione? come mai un conflitto iniziato in europa ha avuto una escalation letale, che l`ha portato ad assumere una dimensione globale? a oltre settant`anni di distanza, sembra ancora difficile rispondere in maniera soddisfacente a queste domande. in questo libro hanson cerca di dare il proprio contributo a un dibattito che non e` soltanto storiografico, ma anche e soprattutto morale. muovendo la propria indagine dalle cause del conflitto - che, come rammenta, ricadono esclusivamente sulle spalle del nazifascismo - hanson ne ripercorre le tappe cruciali, concentrandosi sulle battaglie decisive, sugli armamenti sempre piu` letali, sull`efficacia dei metodi di combattimento, sugli errori e i successi strategici dei comandi supremi, sul ruolo della popolazione civile e dei lavoratori coatti. ma anche sulla forza economica e la capacita` produttiva delle potenze coinvolte, sul peso alla fine risolutivo dell`industria e della ricerca tecnologica. e soprattutto sugli uomini - dai leader ai soldati schierati in prima linea -, su quanti volevano asservire il mondo alle ideologie assassine e alla logica dei campi di sterminio e su quelli che invece vi si opposero. alla fine, pero`, un dubbio rimane: forse quei sessanta milioni di morti avrebbero potuto essere evitati se in molti non avessero distolto lo sguardo di fronte alla minaccia nazifascista. un dubbio che il nostro tempo ci impone

nella complessita articolata dei suoi percorsi, l?opera di mark strand si impone come un capitolo originale nel panorama poetico degli ultimi decenni. il suo intero corpus, qui offerto nella traduzione di damiano abeni con moira egan e arricchito dalle prose l?alfabeto di un poeta e note sul mestiere della poesia, ci da modo di riassaporare la raffinata scrittura e l?alto livello intellettuale di una meditazione poetica condotta nella viva concretezza di un?attenta osservazione del reale, visto ora nei suoi dettagli ora attraverso il valore simbolico attribuito al paesaggio, e dei moti a volte misteriosi della realta. variando in modo sapiente musica interna e toni, strand lavora spesso su libere narrazioni frante, non prive talvolta di un sapore onirico. nel corso dei decenni, il poeta americano ha sempre dato conferma di un?inconfondibile elegante scioltezza di pronuncia, tra ariosi movimenti del pensiero e coinvolgimento di situazioni vissute, e lo ha fatto giostrando con una predilezione per il paradosso capace di mettere in risalto anche gli strati in apparenza bassi di quanto si manifesta ai sensi. e, sul piano delle scelte stilistiche, la sua geniale versatilita lo ha condotto, nel corso del tempo, dalla brevita del verso a un vistoso ampliarsi, fino a farsi prosastico o a pervenire al prosimetro. non mancano passaggi autoironici o di humour nero che rendono sempre piu coinvolgente questa poesia nelle sue varie fasi, dagli esordi di dormire con un occhio aperto fino a tormenta al singolare, che valse al suo autore il premio pulitzer nel 1999, o ai sorprendenti successivi uomo e cammello e quasi invisibile. a volte magmatico, a volte piu apertamente arioso, tra controllata astrazione e concretezza strand fa agire la parola poetica nel corpo molteplice dell?umana esperienza esprimendo cosi "il desiderio furente e insaziabile di essere tutto il resto senza cessare mai di essere noi stessi".

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