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e un libro di racconti scritti fra il 1959 e il 1972. cosi` sciascia stesso: "... mi pare di avere messo assieme una specie di sommario della mia attivita` fino ad ora e da cui vien fuori... che in questi anni ho continuato per la mia strada, senza guardare ne` a destra ne` a sinistra (e cioe` guardando a destra e a sinistra), senza incertezze, senza dubbi, senza crisi (e cioe` con molte incertezze, con molti dubbi, con profonde crisi); e che tra il primo e l`ultimo di questi racconti si stabilisce come una circolarita`". una circolarita` che non ha per nulla intaccato, e anzi esalta, la felicita` e l`efficacia delle storie qui riunite come in un breve compendio delle molte voci narrative di sciascia.

era dai tempi delle confessioni di un mangiatore d`oppio di de quincey che un cono di luce cosi` livida, spietata, non cadeva sulla terra desolata battuta dal tossicodipendente. burroughs, che tossicodipendente lo e` stato a lungo, impenitente e irredento, cerca qui la nostra complicita`, ci invita nel mondo criminale mettendo a nudo il nostro voyeurismo, ci attira, ci porta dove vuole finche` siamo costretti a domandarci: da che parte stiamo? dov`e` la linea che separa legalita` e criminalita`? e prima ancora: chi e` a tracciarla? junky e` l`unica storia trasparente di burroughs, lucida, tesa, asciutta, anche se in queste confessioni si incontrano formule e immagini che per forza visionaria adombrano episodi e figure dei romanzi a venire. e come leggere due libri simultaneamente, l`uno insolitamente diretto per uno come lui, l`altro complesso, tortuoso, ingannevole. e le due maschere si danno di continuo e impercettibilmente il cambio sul volto sempre sfuggente, misterioso, magnetico dell`autore.

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