

lo stile poetico di gabriella leto e` fatto di inquietudine e musicalita`. nei versi di questa nuova raccolta convivono spaesamenti contemporanei da un lato e levita` settecentesca da un altro. e` una poesia di luoghi interiori, scandagliati in profondita`, ma senza enfasi. non c`e` quasi mai dramma, bensi` doloroso stordimento. una sezione del libro si intitola emblematicamente `perdite di equilibrio` e le poesie che la compongono esprimono lo sconcerto di piccoli mancamenti quotidiani (il momento del risveglio, la sospensione delle sensazioni durante un percorso in metro); ma l`intera raccolta e` dominata da queste accensioni di perplessita`, questi attimi in cui il pensiero perde `ogni sintassi` e la coscienza sembra separata dalla persona.





"la tragedia greca ha saputo articolare, a piu` riprese e con implicazioni differenti, il linguaggio della sofferenza e la rappresentazione di corpi umani stretti dalla morsa del dolore, feriti e piagati fino agli estremi limiti della sopportazione. meno consueta e` la rappresentazione diretta di un corpo divino che, nell`impossibilita` di agire, occupa lo spazio con l`ostensione di una pena indicibile e inaggirabile. il criminale e` prometeo, riconosciuto colpevole da zeus, considerato un nemico dagli altri dei che si raccolgono intorno al trono olimpico del figlio di crono. la partita si gioca crudamente tra pari, tra soggetti che appartengono ad una stessa dimensione. la societa` divina, nella persona del suo re, espelle e condanna un suo membro che ha rotto gli equilibri, che ha infranto un ordine e un patto di governo. prometeo ha commesso un torto dispensando onori e privilegi che erano un possesso celeste. ha rubato il fuoco per darlo agli uomini. ma la crisi che tale iniziativa innesca non si misura a partire dai soggetti mortali che vengono beneficati: gli uomini restano, essenzialmente, fuori campo e fuori scena. il dramma si muove in una sfera superiore: il teatro degli dei e` un teatro di signori che disputano, fra loro, per il potere e la supremazia, che regolano i loro conti con la ferocia dei gesti e delle maledizioni, che rispondono alla violenza con la violenza per assicurarsi il regno." (dall`introduzione)
