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l`astuzia, la violenza, la malinconia e l`egoismo. con toni ironici e taglienti il grande poeta dialettale fustiga con la sua satira le costanti della natura umana. una significativa raccolta tratta dalla vasta produzione di un autore famoso per la sua rappresentazione polemica e pungente della societa`.

ticinese, autore di importanti saggi su dante, petrarca, pascoli e montale, traduttore del goethe lirico, giorgio orelli e` uno dei maggiori poeti in lingua italiana del secondo novecento. dopo l`esordio nel `44 con "ne` bianco ne` viola" - prefato da gianfranco contini -, s`impone all`attenzione della critica nei primi anni cinquanta, quando le sue poesie sono accolte, insieme a quelle di sereni, risi e altri, nella "linea lombarda" di anceschi, e con quelle di zanzotto, pasolini e cattafi nell`altrettanto "storica" "quarta generazione" di piero chiara e luciano erba. qui, tuttavia, sono gia` evidenti le premesse di un percorso poetico autonomo, che ha saputo mantenere negli anni un originale equilibrio tra fedelta` alla tradizione e motivato sperimentalismo. come osserva pier vincenzo mengaldo, nel succedersi delle principali raccolte i versi di orelli dimostrano una straordinaria aderenza agli "oggetti" e alla realta`, alla vita e alle "occasioni" come privilegiate fonti di poesia: da "l`ora del tempo" (1962) a "spiracoli" (1989), passando per la tappa fondamentale di sinopie (1977), questo poeta capace di alternare grazia ironica e forte preoccupazione etica e civile approfondisce quella dimensione epigrammatico-narrativa che lo contraddistingue e che giunge a compimento con "il collo dell`anitra" (2001), per offrire una prova ulteriore nel laboratorio inedito del suo "quinto" libro, "l`orlo della vita". introduzione di pier vincenzo mengaldo.

la milano che prende forma in queste pagine e` la citta` opulenta e felice che da capoluogo ottocentesco si va trasformando nella metropoli tutta ferro e acciaio dei primi decenni del novecento, la ispiratrice di boccioni. , come scrive alberto rollo nella prefazione, savinio ne percorre le strade, ne esplora le piazze, ne scopre le chiese, i musei, i palazzi, senza disdegnare i caffe` e le osterie: indugia, osserva, ascolta, alla ricerca . complice stendhal, divaga con la leggerezza dell`homme d`esprit: ne racconta luoghi e protagonisti (da parini a manzoni a dossi, da boito a verdi), ne svela l`aura di citta` che si ammorbidisce nell`intimita` dei suoi giardini, ne riconosce con sorpresa l`insospettabile . ma non e` un reporter ne` le sue descrizioni sono fredde istantanee: piuttosto suggestioni che reagiscono con la sua sensibilita` di artista che sulla pagina come sulla tela gioca con il mito e la modernita`. affresco fantasmagorico e scintillante, in bilico tra memoria, confessione e capriccio, il taccuino milanese di savinio e` una sincera dichiarazione d`amore alla .

Electa, 1979, IT. Con un'introduzione di Alberto Arbasino, il libro prende in esame il cinema italiano del periodo dal 1929 al 1944 contemplando l'opera di registi come Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Mario Mattoli, Goffredo Alessandrini e molti altri.

alla sua pubblicazione questo lavoro di bourdieu fu accolto con interesse, perche` proponeva in modo radicalmente nuovo le eterne riflessioni su estetica, arte e cultura. discorsi che prendono volentieri la tangente dell`astrattezza venivano concretamente rivisitati - sulla base di una capillare ricerca empirica - come problema di scelte e preferenze dei diversi soggetti sociali. a circa vent`anni di distanza dall`edizione originale, viene riproposto questo saggio.

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