
tiepolo passo` la vita a eseguire opere su commissione in chiese, palazzi, ville. talvolta affrescando vasti soffitti, come per la residenz di wurzburg o per il palazzo reale di madrid. intorno scorreva la vita di un`epoca - il settecento - che lo apprezzo` e ammiro`, ma senza troppo preoccuparsi di capirlo. cosi` fu piu` facile per tiepolo sfuggirgli, quando volle dedicarsi a effigiare il suo segreto, che tale e` rimasto, in una sequenza di trentatre` incisioni: i capricci e gli scherzi. ciascuno di quei fogli e` il capitolo di un romanzo nero, abbagliante e muto, popolato da personaggi disparati e sconcertanti: efebi fiorenti, satiresse, orientali esoterici, gufi, serpenti e anche pulcinella e morte. li ritroveremo tutti nelle pagine di questo libro, insieme a venere, tempo, mose`, numerosi angeli, armida, cleopatra e beatrice di burgundia: una variegata, zingaresca compagnia sempre in cammino, "tribu` profetica dalle pupille ardenti", come suona un verso di baudelaire. oltre che un intermezzo smagliante nella storia della pittura, tiepolo fu un modo di manifestarsi delle forme, un certo stile nell`ostentarsi della loro sfida. le sue figure rivelavano una fluidita` senza ostacoli e senza sforzi. accedevano a tutti i cieli, senza dimenticare la terra, incarnando per un`ultima volta quella virtu` suprema della civilta` italiana che e` stata la "sprezzatura".


nella piu` sordida prigione di una non meglio identificata repubblica teologica in cui non e` difficile riconoscere l`iran, terra d`origine dell`autrice fariba hachtroudi, la prigioniera 455 e` un mito. ogni giorno, bendata, viene torturata crudelmente, con sadismo, eppure non parla. resiste. troppo, per i suoi carnefici. crede che sia giunta la sua ora quando un uomo misterioso la libera dall`incubo con un semplice schiocco delle dita. la prigioniera 455 non lo vede in faccia, ne intravede appena la camminata nei pochi millimetri di cono visivo lasciati fortunosamente liberi dalla benda. anni dopo, al sicuro in un paese europeo e impiegata come interprete nell`ufficio per i rifugiati, riconoscera` la stessa inconfondibile camminata nell`uomo venuto a chiedere asilo politico, un ex colonnello della repubblica teologica in fuga dal loro comune paese d`origine. e l`inizio di un`avvincente operazione di ricostruzione del passato sia dell`uomo che della donna, due storie su fronti opposti e spietati, entrambe imperniate su un grande amore spezzato, che a un certo punto si intersecano portando alla catartica liberazione sia della donna, dalla terribile detenzione politica, che dell`uomo, dalla complicita` con il regime dei tiranni. ma e` una liberta` amara, che comporta per tutti e due perdite e separazioni. eppure il finale, sorprendente, ci fara` riflettere sul fatto che non sempre e` amore tutto quello che sembra amore.

e possibile insegnare a disabili gravi senza saperli immaginare diversamente? si puo` parlare a un bullo senza avere la capacita` di proiettarlo fuori dalle dinamiche di gruppo? e ad un ragazzo geniale, come rivolgersi? quali parole usare? lorenzo da mestre, professore di sostegno di ricky, un ragazzo disabile grave, con il "manuale wagneriano per la disabilita`", riesce a creare un percorso di vita nel quale il suo alunno viene coinvolto in un`incredibile metamorfosi. solo la sensibilita` wagneriana di lorenzo da mestre consente questo passaggio. per giuseppe sinopoli "wagner e` la resa di freud in musica". nel wagnerismo c`e` tutta quella filosofia della vita che, partendo da schopenhauer e passando per nietzsche, permette di comprendere gli archetipi interiori dell`uomo moderno. gli attributi divini degli eroi wagneriani, potrebbero essere diagnosticati come patologie, come disabilita` se non interpretati attraverso uno sguardo filosofico-estetico. tutti noi siamo disabili ed e` la nostra percezione degli altri che ci consente di vederci diversamente. l`esperienza wagneriana e` un`esperienza molto forte, una vera e propria droga, una malattia - dice nietzsche - da cui e` affetto lo stesso lorenzo da mestre. quale diagnosi per un wagneriano? dopo la lettura di questo libro sara` ancora possibile non essere wagneriani?

il monte bianco e` uno dei monumenti naturali piu` belli d`italia e del mondo. i suoi ghiacciai e le sue vette, le sue pareti di granito e le sue creste di neve, dove s`incontrano italia, francia e svizzera, formano paesaggi di straordinario fascino. e il simbolo dell`alpinismo. la prima ascensione ai 4810 metri della cima e` stata compiuta nel 1786 da jacques balmat e michel-gabriel paccard. da allora, uomini e donne d`avventura come edward whymper e albert frederick mummery, giusto gervasutti e walter bonatti, christophe profit, catherine destivelle e tanti altri hanno compiuto imprese straordinarie. ma e` anche un crocevia della nostra storia, perche` ai suoi piedi sono passati soldati, mercanti e pellegrini, e i suoi ghiacciai e le sue rocce hanno affascinato viaggiatori, artisti e scienziati. stefano ardito racconta le speranze e i trionfi di centinaia di alpinisti che hanno esplorato le vette e le pareti del massiccio. non mancano le tragedie che hanno segnato il monte bianco dall`ottocento ai nostri giorni.