
chi apprezza il registro stilistico e teorico con cui italo calvino ha parlato della "leggerezza" nelle suelezioni americane non potra` non salutare positivamente la decisione di ripresentare questo studio, da lungo tempo ingiustificatamente scomparso dagli scaffali delle librerie. la letteratura viene trattata ricorrendo a una seria impostazione ermeneutica a essa tutta interna, a differenza di quanto invece e` spesso, consapevolmente, accaduto negli ultimi decenni. una letteratura comefenomeno essenziale dell`esistenza umana, che non esita mai dinanzi al tentativo di individuare la struttura teorica dei problemi con cui si confronta.

nel corso del xvi secolo la parodia diviene oggetto di una specifica attenzione teorica che trova nei "poetices libri septem" (1561) di giulio cesare scaligero e nelle "parodiae morales" di henri estienne (1575) gli esiti piu` rilevanti. destinati a incidere a lungo sulla riflessione intorno a questa modalita` di riscrittura, fino a collimare per molti aspetti con le prospettive teoriche attuali, i due trattati compiono un recupero sistematico delle speculazioni e delle esperienze parodiche classiche, affinando i tratti stilistico-formali e ampliando la portata euristica del fenomeno. in dialogo continuo fra sintesi e innovazione, teoria e prassi scrittoria, inventio ed elocutio, le opere di scaligero e di estienne sollecitano in tal modo un`immediata applicazione dell`artificio in ambito poetico neolatino, fornendo un modello anche per il versante volgare. esse costituiscono percio`, insieme alle altre testimonianze cinque e seicentesche che in questo volume vengono considerate, il necessario viatico per avvicinare con uno sguardo d`insieme le forme che la parodia assume nel cinquecento italiano, illuminando al contempo la piu` generale definizione di parodia che e` stata al centro, negli ultimi trent`anni, di un rinnovato interesse.