le sorelle march che fanno dono della loro colazione ai poveri; la giovane patty che si dedica con amore alla famiglia che l`ha adottata, senza ricevere nulla in cambio; la piccola tilly che non ha niente eppure si prende cura di un passerotto infreddolito... sette racconti di generosita` e gentilezza nello spirito piu` nobile e autentico del natale. eta` di lettura: da 8 anni.
la citta` europea e` da sempre l`ambiente della civitas democratica occidentale. quello dove i cittadini si riconoscono come tali, dove sono cresciuti i diritti umani e le liberta`. per questo i muri dell`urbs sono stati immaginati con la pretesa di offrire una prospettiva di eternita` nella quale radicare le speranze terrene e riconoscersi pienamente come cittadini. il degrado delle periferie europee, i cui abitanti sono privati della loro appartenenza alla civitas e` uno dei disastri del novecento. l`europa e` stata capace di risollevarsi dalle sbandate per i totalitarismi, salvata dall`antica radice democratica della civitas, ma non sembra ancora avviata a rigenerare con altrettanta consapevolezza la consolidata figura dell`urbs. senza alcuna nostalgia tradizionalista, marco romano invita a riscoprire il linguaggio consolidato attraverso i secoli nella sfera estetica della citta`. quel linguaggio che non e` soltanto una declinazione artistica tra le tante, ma il solo modo con il quale la civitas esprime il sentimento della propria cittadinanza e il riconoscimento della dignita` dei suoi cittadini.
il territorio delle discipline dell`architettura e la riflessione a esse connesse si e` modificato e differenziato nel tempo, si sono trasformate le relazioni con la societa`, le condizioni tecniche del fare, le procedure e il ruolo stesso dell`architetto. i confini tra le diverse arti si sono fatti incerti e l`identita` e i compiti dell`architettura si sono confusi. tale confusione e` stata vissuta da molti come una liberazione di forze creative; ma troppo facilmente si e` fatto a meno di ogni distanza critica dalla realta` e anche di ogni fondamento del proprio fare. tutto cio` ha determinato lo spostamento dell`architettura verso l`indistinta nuova disciplina dell`estetizzazione diffusa del mondo, facendo abusivamente coincidere le nozioni di arte e comunicazione e proponendo i mezzi stessi come fini: smarrendo, cioe`, la necessita` del senso, di cio` che solo ciascuna delle arti puo` dire. questo libro ricerca le ragioni e le conseguenze di una confusione interdisciplinare che sottrae l`avventura dell`architettura alle proprie responsabilita`.
fin dai primissimi anni cinquanta, claude le`vi strauss levo` la sua voce nel nascente dibattito sul problema del razzismo. lo fece con "razza e storia" dove attribuiva al carattere etnocentrico proprio della civilta` occidentale la responsabilita` della nascita delle teorie naziste. a suo parere era essenziale rifiutare l`idea del primato dell`occidente. queste riflessioni furono sviluppate e corrette nell`intervento, datato 1971, dal titolo "razza e cultura". i due scritti sono stati raccolti in questo volume e stupiscono per la tragica attualita` di quanto denunciano. in appendice viene presentata l`intervista rilasciata da le`vi strauss nel giugno 2000 a marcello massenzio.
marina cvetaeva vive in francia, in esilio dopo la rivoluzione russa, quando riceve la notizia della morte prematura dell`attrice sofia gollidej, detta sonecka, la sua amica piu` cara. per mantenere vivo il ricordo dell`amica, marina si getta d`impulso a scrivere "il racconto di sonecka", una favola poetica a meta` tra sogno e realta`, in cui ci tramanda l`immagine di una donna eternamente giovane, sorridente, allegra, pronta allo scherzo e al travestimento. la piccola sofia, brillante allieva di una scuola di teatro, ha sedotto e incantato marina con la sua vitalita` e il suo entusiasmo.
nella secolare disputa fra gli amanti di stendhal che preferiscono "il rosso e il nero" e quelli che preferiscono "la certosa di parma" (i rougistes e gli chartreux, come vengono chiamati in francia), quasi a smentire la dedica che chiude il romanzo, , questi ultimi sono senza confronto i piu` numerosi. consacrato come capolavoro, a un anno dalla sua pubblicazione, grazie a un monumentale saggio di balzac, soprattutto dai primi del novecento in poi la certosa di parma diviene il romanzo piu` celebre e piu` letto di stendhal. e questo nonostante la stesura rapidissima - fu scritto in soli cinquantatre giorni alla fine del 1838 - e la natura composita dei materiali e delle fonti utilizzati. al del primo capitolo, l`unico che l`autore abbia voluto intitolare, segue l`anti-epopea della battaglia di waterloo, che inaugura l`eta` del disincanto. come l`oscuro julien sorel, anche il nobile fabrizio del dongo e` nato troppo tardi per conoscere il tempo dell`eroismo, della gloria e della spensierata allegria dopo le vittorie. e coloro che invece lo hanno vissuto con gioia ed entusiasmo, come la duchessa sanseverina e il conte mosca, devono accontentarsi di meschini succedanei, feste e intrighi alla corte del principe ernesto ranuccio iv. in tutta la parte ambientata a parma emerge la traccia della fonte principale di quello che nell`idea originaria di stendhal sarebbe stato : la manoscritta l`origine delle grandezze della famiglia farnese. ne e` nata invece una storia trascinante, calata, con una scelta geniale, nella realta` della restaurazione in italia. storia fatta di passioni e cinismo, poesia del paesaggio e beffardo ritratto di ambienti e di figure aggrappate a idee e comportamenti dell`ancien re`gime ormai solo scimmiottati, avvelenamenti sventati e riusciti, un`evasione rocambolesca, amori taciuti o confessati, esaltanti e distruttivi. la passione di stendhal per l`opera lirica si riflette in questo mel
"un bambino viene picchiato" e`, a dire di freud, "la rappresentazione fantastica" che si ritrova con sorprendente frequenza in chi ricorre al trattamento analitico, mettendo cosi` in luce quello che nel linguaggio attuale viene chiamato fantasma inconscio. lacan si era occupato di questo aspetto gia` da tempo poiche` aveva notato che la costituzione del desiderio del soggetto trova il suo supporto, il suo sostrato immaginario nel fantasma, nella cui formula e` indicato, con la lettera a, l`oggetto in cui prende posto cio` di cui il soggetto e` privo simbolicamente. in questo "seminario" lacan fa un passo in piu`: per il soggetto non c`e` altra entrata nel reale se non attraverso il fantasma. per questo motivo il fantasma svolge, in un`analisi, la funzione di un assioma e vi figura in modo costante. cosa che permette a un analista di trovare il bandolo per una corretta direzione della cura. per illustrare tutto cio` lacan ricorre al gruppo matematico di felix klein sul quale applica il cogito cartesiano, appositamente modificato per il tramite delle leggi del logico-matematico de morgan.