
questo volume si presenta come una ricostruzione globale di un secolo, l`ottocento, colto nello specchio di una citta` come parigi, e indagato nei suoi elementi apparentemente marginali, quali la moda, il gioco, il collezionismo, la merce, la prostituzione, la figura del flaneur, i passages. ma il volume e` anche la rappresentazione di un sogno di cui la cultura europea ha dovuto destarsi: un risveglio che e` poi la crisi dello storicismo e delle ideologie ottocentesche, che approda in queste pagine alla sua forma piu` risolutiva e radicale.

prosegue la pubblicazione delle "opere complete" di benjamin. dopo il secondo volume che raccoglie gli scritti degli anni 1923-1927 e il nono dedicato ai "passages" di parigi, questo nuovo volume e` composto principalmente da recensioni che risalgono al biennio 1930-1931.

una perlustrazione di uno dei periodi piu` oscuri, grevi e avari di capolavori dell`arte tedesca ed europea. le caratteristiche stesse di quella polverosa produzione drammatica sono pero` altrettanti elementi che rispondono idealmente allo sguardo indagatore di benjamin: infatti, il vero oggetto del libro e` la stessa ideologia e principio ispiratore dell`arte contemporanea dei primi decenni del secolo, che proprio dall`impulso di contestazione dell`armonia classicista e della compostezza formale dell`opera d`arte traeva la propria fonte di ispirazione.




tra la fine dell`ottocento e l`inizio del novecento il progresso scientifico e tecnologico modifico` radicalmente la vita quotidiana dei popoli occidentali. l`arte, naturalmente, non poteva non essere coinvolta in simile cambiamento. il critico berlinese walter benjamin fu tra i primi e piu` acuti indagatori di tale fenomeno. nei suoi saggi il filosofo intravede e teorizza la nuova funzione e la nuova natura dell`opera d`arte, che da capolavoro dal valore puramente estetico avvolto da un`aura quasi magica, grazie ai nuovi media tecnologici, capaci di diffonderla indefinitamente su scala planetaria, assume un ruolo politico e sociale, come gia` stava emergendo nella fotografia, nei film di ejzenstejn e chaplin e come si preparava a fare la radio. nell`introduzione giulio schiavoni, autore della limpida traduzione, guida il lettore nel percorso critico e ideologico dell`autore.

"aura e choc" raccoglie in un unico volume i principali studi dedicati da walter benjamin al complesso ambito della teoria dei media, tra cui il saggio "l`opera d`arte nell`epoca della sua riproducibilita` tecnica", qui presentato nella versione del 1935-36. chiave di volta di questa teoria, che benjamin sviluppa dai primi scritti degli anni `10 fino agli ultimi frammenti del libro sui "passages" di parigi, e` l`idea secondo cui va considerato come "medium" tutto cio` che e` in grado di ridefinire le coordinate della percezione, dei modi di vedere e di sentire, e piu` in generale dell`esperienza. sulla base di tale presupposto benjamin discute media moderni come la fotografia e il cinema, la radio e il telefono, il libro e il giornale, ma anche le forme espressive della lingua, della linea e del colore, strumenti ottici come la camera obscura e la lanterna magica, i sistemi di illuminazione urbana e l`architettura di vetro, per arrivare infine agli stati di alterazione percettiva indotti dal sogno e dall`hashish. nel loro insieme, tutti questi media sono per benjamin capaci di trasformare storicamente l`esperienza sensibile, sottoponendo l`individuo moderno a un autentico "training del sensorio" che gli consente di affrontare il passaggio dalla cultura ottocentesca, permeata dal culto dell`aura, a una modernita` che lo espone a continui choc.

"la gioconda" su un foulard o l`incisione di un concerto di ravel diretto dall`autore stesso e ogni giorno riascoltatole sono due esemplificazioni di quel fenomeno che benjamin definisce la "perdita dell`aura" nell`epoca della riproducibilita` tecnica dell`opera d`arte, ossia la perdita del "qui e ora" magico e unico che si fonde con la creazione artistica e la contraddistingue. nel chiuso di un`automobile, ad esempio, mediante un mangianastri si puo` ascoltare quel concerto di ravel al di fuori della sua unicita` spazio-temporale, oggettivandolo e spersonificandolo. nondimeno, la perdita del carisma insito nell`opera d`arte, "unica" eppure riprodotta, non e` deplorata da benjamin con quell`atteggiamento aristocratico che contraddistingue alcuni esponenti della scuola di francoforte. egli collega infatti la "perdita dell`aura" nella societa` contemporanea all`irruzione delle masse sulla scena e alla loro richiesta di beni culturali che e` giocoforza diventino merce. la riproduzione dell`opera d`arte in "sede impropria" non ne comporta una perdita di qualita`, ma piuttosto una desacralizzazione, il che favorisce un`esperienza laica della cultura e ne sostituisce il valore rituale con un valore espositivo antiestetizzante. con un saggio di massimo cacciari.

la seduzione delle droghe rappresenta un momento preciso nella cultura europea degli anni `30, che ricorda le esperienze decadenti innescate da de quincey, gutier e baudelaire. se tra i nuovi consumatori di oppio e di haschisch non sorprende la presenza di benn, hesse, o cocteau, meno prevedibile e` quella di walter benjamin. tra il 1928 e il 1933 lo scrittore berlinese da` vita a una ricerca tutt`altro che occasionale sulle modificazioni sensoriali provocate dagli stupefacenti. in compagnia di amici, tra ibiza e marsiglia, benjamin avvia una serie di esperimenti pianificati e documentati. questi materiali avrebbero dovuto confluire in un libro sull`haschisch che poi non fu mai varato, e furono ricomposti da jean selz, di cui qui e` riportata una testimonianza.




