








"per il giovane stendhal, la scoperta di cimarosa fu la scoperta della musica": cosi` scrive enzo siciliano nella sua prefazione a questa vita di mozart, che segna il debutto del grande narratore francese nella letteratura. se cimarosa fu infatti il primo grande amore musicale di stendhal, mozart rappresento` l`approdo definitivo della sua passione, perche`, come racconta lo stesso stendhal in questa piacevole breve biografia: "un pittore, volendo una volta adulare cimarosa, gli disse di considerarlo superiore a mozart. al che l`italiano, con vivacita`: `che direste voi a chi vi dichiarasse che siete piu` grande di raffaello?`".

se e` vero, come scrive giacomo oreglia nella prefazione, che "nell`opera sterminata e labirintica di strindberg la produzione specificamente lirica appare piuttosto esigua di fronte a quella teatrale, narrativa e saggistica", e` anche vero che sarebbe errato considerare questa parte dell`ispirazione del grande scrittore svedese come qualcosa di semplicemente occasionale e minoritario. innanzitutto, infatti, august strindberg e` uno degli esempi piu` emblematici dello scrittore "totale", che identifica nella maniera piu` assoluta se stesso e la propria opera; in secondo luogo, l`espressivita` estrema del linguaggio poetico non poteva non attrarre profondamente uno scrittore che di se` diceva: "non ho il pensiero piu` acuto, ma il fuoco; il mio fuoco e` il piu` grande della svezia". cosi`, la poesia per strindberg diventa il necessario approdo e complemento della sua straordinaria avventura creativa; esemplare essa stessa, non meno della narrativa, del teatro e della saggistica; e forse anzi terreno meno frequentato eppur privilegiato, per perseguire, come scrive ancora giacomo oreglia, "l`impietosa mise a` nu e dissezione di un percepire dalla irriducibile dicotomia..., fra i contrasti insanabili e senza saldature di realta` e sogno, presente e passato, dubbio e credenza, tradizione e individualita`, necessita` e liberta`, eticita` e bellezza".

"se e` vero, come scrive masolino d`amico nella prefazione a questo volume, che chi legge le poesie della dickinson in traduzione e` portato inevitabilmente a pensare a forme aperte, mentre in realta` "l`originale e` sempre costretto in uno schema preciso, e vorrei dire rigido, se l`orecchio finissimo e originale dell`autrice non lo variasse continuamente con piccole strepitose invenzioni", e` anche vero che la traduzione che qui presentiamo di una scelta di queste rappresenta a nostro avviso una straordinaria prova di fedelta` e, insieme, un adeguamento allo stile della grande poetessa americana di assolutamente non comune resa espressiva. la scelta, poi, di adriana seri, se certamente e` motivata dal desiderio di poter offrire una parte della produzione della dickinson pressoche` sconosciuta al lettore italiano, e` non meno indicativa di una maniera "totale" di leggere la sua poesia; una maniera che tende a rifiutare le categorie di "maggiore e minore" all`interno di un`ispirazione certamente varia - che non esclude affatto, come giustamente nota masolino d`amico, "l`umorismo, e non di rado l`allegria" -, ma vissuta nella sua totalita` con una partecipazione che forse non ha eguali nella storia della poesia moderna."




questo "vademecum del pianista da camera", scritto da uno dei principali pianisti contemporanei, si presenta come una sorta di `lettera semiseria`, dedicata a tutti gli appassionati di musica. ma e` un bruno canino scatenato, quello che da `abito` a `voltapagine`, da `dopo concerto` a `prove`, da `accordatura` ad `incubi` affronta in trentacinque voci tutti i temi e i patemi del pianista da camera.























figlio di guglielmo ferrero e nipote di cesare lombroso, leo ferrero (19031933) e` stato tra gli ingegni piu` precoci della sua generazione. il diario racconta gli avvenimenti dell`ultimo anno da lui trascorso in italia dal 1926 al 1927, quando decise di andarsene per sottrarsi alle angherie del fascismo.






















