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cosa ci vela il velo portato dalle donne islamiche nel contesto delle societa` occidentali? che rapporto ci puo` essere tra uno stato moderno e il sacro? cosa vuol dire cittadinanza? e una cosa che ci include in una comunita`, o che ci da` diritto a forme di diffidenza e segregazione? re`gis debray, uno dei piu` importanti intellettuali e pensatori francesi di oggi, interviene in questa accorata lettera aperta ai suoi colleghi sulla questione dell`uso del velo islamico in francia. questione che, com`e` noto, e` andata ben al di la` della sua problematica di disciplina didattica per la scuola dell`obbligo, per diventare la pietra di paragone di un dibattito sulla (sulle) liberta`, sulle identita` e sulla possibilita` di essere tutti, indipendentemente da religione e razza, cittadini (e) repubblicani, cioe` abitanti liberi di uno stato laico e plurale: "una legge restrittiva non sarebbe in armonia con lo spirito dei tempi, anche se al giorno d`oggi potremmo essere trattati con una certa indulgenza (i reazionari progressisti sono sempre piu` impopolari dei progressisti retrogradi)".

la prima grande via attraverso la siberia meridionale, fu tracciata e iniziata con grande fatica attorno al 1730. i lavori proseguirono fino alla meta` dell`ottocento. una strada carrabile univa due mondi: occidente e ooriente. una grande opera che in effetti, al termine di tanto sacrificio, risulto` insufficiente. si ritorno` quindi a parlare della ferrovia transiberiana con un progetto gia` preso in considerazione nel 1850. fu lo zar alessandro iii che nel 1880 prese coscienza della possibilita` di costruire una strada ferrata che unisse mosca a vladivostok sul mare del giappone. a quei tempi un`opera di questa portata si configurava come una sfida estrema sotto tutti i punti di vista.

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