"che cosa aspetti a infilarti il costume, vecchio commediante, illusionista appassito? il ballo in maschera sta per cominciare". il libertino quarantenne ha un gusto amaro in bocca, e la stanza e` piena di ombre: sono le ombre della sua giovinezza. ma ha un contratto, e deve rispettarlo. dov`e` la lettera che gli ha mandato francesca? "devo vederti" ha scritto. oh, non sara` ne` la prima ne` l`ultima che riceve da una donna sposata. questa, pero`, e` stata scritta dalla sola donna che un giorno ha creduto di amare (e lui, per paura di quell`amore, e` fuggito). per di piu` gliel`ha portata il marito in persona: sua eccellenza il conte di parma.
a partire da qualche antica pendenza coniugale irrisolta, colette imbastisce una vicenda di debiti e crediti che oppone il seduttore herbert d`espivant alla bella e non piu` giovane ex moglie julie. le schermaglie, i battibecchi, i reciproci inganni dei due danno luogo a una commedia in quattro atti, da cui l`autrice lascia a poco a poco trasparire un impietoso autoritratto.
prosegue la pubblicazione delle "opere complete" di benjamin. dopo il secondo volume che raccoglie gli scritti degli anni 1923-1927 e il nono dedicato ai "passages" di parigi, questo nuovo volume e` composto principalmente da recensioni che risalgono al biennio 1930-1931.
una perlustrazione di uno dei periodi piu` oscuri, grevi e avari di capolavori dell`arte tedesca ed europea. le caratteristiche stesse di quella polverosa produzione drammatica sono pero` altrettanti elementi che rispondono idealmente allo sguardo indagatore di benjamin: infatti, il vero oggetto del libro e` la stessa ideologia e principio ispiratore dell`arte contemporanea dei primi decenni del secolo, che proprio dall`impulso di contestazione dell`armonia classicista e della compostezza formale dell`opera d`arte traeva la propria fonte di ispirazione.
"la gioconda" su un foulard o l`incisione di un concerto di ravel diretto dall`autore stesso e ogni giorno riascoltatole sono due esemplificazioni di quel fenomeno che benjamin definisce la "perdita dell`aura" nell`epoca della riproducibilita` tecnica dell`opera d`arte, ossia la perdita del "qui e ora" magico e unico che si fonde con la creazione artistica e la contraddistingue. nel chiuso di un`automobile, ad esempio, mediante un mangianastri si puo` ascoltare quel concerto di ravel al di fuori della sua unicita` spazio-temporale, oggettivandolo e spersonificandolo. nondimeno, la perdita del carisma insito nell`opera d`arte, "unica" eppure riprodotta, non e` deplorata da benjamin con quell`atteggiamento aristocratico che contraddistingue alcuni esponenti della scuola di francoforte. egli collega infatti la "perdita dell`aura" nella societa` contemporanea all`irruzione delle masse sulla scena e alla loro richiesta di beni culturali che e` giocoforza diventino merce. la riproduzione dell`opera d`arte in "sede impropria" non ne comporta una perdita di qualita`, ma piuttosto una desacralizzazione, il che favorisce un`esperienza laica della cultura e ne sostituisce il valore rituale con un valore espositivo antiestetizzante. con un saggio di massimo cacciari.
nel corso del lavoro per la sua monumentale biografia di kafka, reiner stach ha isolato novantanove "reperti" che corrispondono ad altrettanti momenti ed episodi, testimoniati dallo scrittore stesso o da suoi amici e contemporanei. tale mosaico ci mostra un kafka poco conosciuto: frequentatore di casino` e bordelli, o di un collezionista di foto ose`, o in ufficio in preda al "fou rire" di fronte al sussiegoso superiore, o fra gli appassionati di nuoto e d`aeroplani, o seduto in giostra in mezzo a ragazzine vocianti, ma anche abile falsificatore della firma altrui - si tratti di thomas mann o di una sedicenne vagheggiata a weimar... fra le sorprese che ci riserva il libro vi e` la prima lettera al padre, rivolta ancora ai "cari genitori", e la piantina dell`appartamento in cui gregor samsa si risveglia trasformato in un insetto. se esilarante e` la pubblica lettura della colonia penale in una galleria di monaco, dove gli astanti cadono in deliquio o fuggono, incapaci di reggere quell`"odore di sangue", mentre kafka prosegue imperterrito, commovente e` la storia delle lettere che lo scrittore attribuisce a una bambola persa in un parco di berlino, per consolare una bambina in lacrime. lettere perdute per sempre. conservato e` invece l`appello a kafka di un infelice messo alle strette dalla cugina che non comprende il senso della metamorfosi.
fra le leggende del cinema spicca quella del "tocco di lubitsch": l`impronta, il sigillo che faceva si` che qualsiasi storia, toccata dalla mano di lubitsch diventasse qualcosa di unico. ma chi era lubitsch? questa testimonianza su di lui, pubblicata nel 1981 sul new yorker, mai raccolta in un volume fino ad ora, appare pertanto preziosa e si potra` notare che "il tocco di lubitsch" si e` trasmesso, per uno strano processo di osmosi, anche all`amico e collaboratore samson raphaelson. con una nota di enrico ghezzi.
chi desidera sapere - nel senso innanzitutto di vedere - come e` fatto il mondo, oggi e l`altro ieri, non ha che da aprire questi reportage di naipaul, che coprono quattro decenni e abbracciano quattro continenti, soffermandosi anche in luoghi-crocevia come la trinidad. empatico e spietato al tempo stesso, naipaul vede in molti degli scenari che attraversa un`irrisolta concentrazione di modernita` e decadenza, esito di una continuita` deviante tra il periodo coloniale e i governi-regimi successivi. cosi` e` in un`india disseminata di villaggi anonimi semi o sottosviluppati e di stazioni ferroviarie che la notte rende . o in un congo-zaire - quello della dittatura di mobutu, - che si riverbera, al di la` dell`oceano, in tanti frammenti dell`. o, ancora, in un`argentina velleitaria e impoverita, predata e predatoria, archetipo di tutte le dittature latino-americane che hanno imparato come parte della . l`effetto finale, anche grazie a una prosa capace di alternare lunghi indugi descrittivi e improvvise sintesi aforistiche, e` una contemporanea compressione e dilatazione del mondo.
nel 1933 osip mandel`stam, poeta in disgrazia, in procinto di diventare carne da lager, , e studia l`italiano servendosi della divina commedia. in crimea durante la primavera scrive "conversazione su dante", ma quando tenta di pubblicarlo incontra una serie di rifiuti. di certo il saggio non ha nulla a che vedere con il realismo socialista, ne` corrisponde al canone degli studi danteschi. affrancando il italiano da secoli di retorica scolastica, mandel`stam ragiona su cio` che presiede alla nascita della sua poesia: in primo luogo, la metamorfosi. tutto, nella commedia, e` in movimento, e per il vero lettore, , leggere dante significa rifiutarsi di restare incatenati a un presente che a sua volta e` saldamente ancorato al passato: . unico poiche` sembra comprendere tutti i linguaggi, quello di dante evoca il mondo con irripetibile potenza, e la conversazione di mandel`stam, tripudio di luminose intuizioni, costrutti arditi e metafore inusitate (biologiche, musicali, meteorologiche, tessili), in una prosa continuamente attraversata da squarci di poesia, scorge e mette in luce i tratti piu` moderni, addirittura sperimentali, del suo poetare.
. cosi` simon, protagonista dei fratelli tanner, viene descritto da kafka, che ne fu uno dei primissimi e piu` entusiastici lettori. simon ci appare, all`inizio, come un ultimo discendente della nobile stirpe dei che, da eichendorff in poi, hanno traversato la letteratura accompagnati dal soffio corrosivo dell`ironia romantica: cerca, trova e abbandona i lavori piu` vari (ma sempre anonimi e subalterni) con irresponsabile disinvoltura, si lancia in lunghe passeggiate, fantastica, si guarda intorno per le strade, scrive grandi lettere, attacca discorso, incrocia senza mai arrestarsi i suoi fratelli e tanti sconosciuti, dell`esistenza dei quali, proprio perche` a nulla, o forse al nulla, appartiene, riesce per un poco a partecipare cosi` intimamente come neppure loro stessi saprebbero. ma quando lo troviamo che scrive indirizzi in una copisteria per disoccupati, circondato da una schiera di rifiuti della societa`, riconosciamo in lui uno di quei diseredati su cui dostoevskij fu il primo romanziere a fissare ossessivamente lo sguardo. eppure non c`e` in simon neppure una punta del risentimento dell`. questo e` un imprendibile spirito dell`aria, che prova meraviglia ogni mattina per l`esistenza del mondo, anzi ritiene che . la sua gioia e` nel sentirsi anche se non ha nulla e nulla gli viene dato. ma proprio questo sconcertante modo di essere carica di una straordinaria intensita` le sue esperienze. e quando dira`: , sapremo che, di la` dalla loro mirabile ironia, queste parole sono fra le piu` dure e inappellabili che mai siano state dette contro la societa`. come
Le lettere di questo stupefacente epistolario sono in gran parte indirizzate ad Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Paul Bowles e pochi altri, uniti dalla convinzione di essere destinati a qualcosa di grandioso, e guidati dallo stesso Burroughs, guru sui generis e artefice di un «lungo, immenso e ragionato sregolamento di tutti i sensi». Seguiremo così el hombre invisible – come lo avevano soprannominato gli arabi – per i vicoli di Tangeri, lo vedremo sperimentare, fino al limite, ogni tipo di droga e cercare ovunque strumenti per scardinare «il film fraudolento» della realtà.
. questa spiazzante formula di poetica racchiude i due estremi del fuoco e del ghiaccio, al centro della visione di frost come di molti suoi versi - estremi inestricabilmente complementari, di quelli che fanno il tormento e la delizia di critici e lettori. recita un suo verso. cosi`, dietro i grandi monologhi drammatici espressi in un parlato popolare, come dietro i sonetti e le altre composizioni formalmente ineccepibili da lui predilette - del verso libero diceva che era come -, c`e` sempre qualcos`altro. qualcosa che ci turba, che ci mette in discussione, e non si lascia domare. sara` per questo che le sue poesie, anche a leggerle cento volte, manterranno sempre la loro freschezza, continueranno a custodire il loro segreto. in questa vastissima scelta, tratta da tutta la sua produzione, il lettore avra` modo di incontrare il maggiore poeta americano del novecento, diventato paradossalmente, come tutto cio` che lo riguarda, il piu` `moderno`, forse perche` il piu` refrattario, ingannevole, e a modo suo audace, fra i grandi modernisti. quello con cui bisogna ogni volta tornare a fare i conti.
insieme ad apollodoro, igino e` autore della piu` preziosa opera strettamente mitografica che ci sia giunta dall`antichita` classica. dotto amico di ovidio, egli volle esporre le narrazioni fondamentali del mito greco per cicli, che compongono una sequenza di 277 racconti. a igino interessa innanzitutto la "pura trama" del racconto. e a lui dobbiamo se numerose, significative varianti dei miti piu` noti o dei piu` oscuri sono giunte fino a noi. la presente traduzione e` arricchita da un ampio commento che offre le indispensabili notizie antiquarie sia innumerevoli osservazioni di carattere antropologico, storico e religioso, utili a inquadrare il mito greco in un contesto piu` ampio.
ha scritto pietro citati . per tutti coloro che dal 2005 (anno della pubblicazione di "suite francese" in italia) hanno scoperto, e amato, le sue opere, questo libro sara` una sorpresa e un dono: perche` potranno finalmente leggere la - dattiloscritta dal marito, corretta a mano da lei e contenente quattro capitoli nuovi e molti altri profondamente rimaneggiati - del primo dei cinque movimenti di quella grande sinfonia, rimasta incompiuta, a cui stava lavorando nel luglio del 1942, quando fu arrestata, per poi essere deportata ad auschwitz. una versione inedita, e differente da quella, manoscritta, che le due figlie bambine si trascinarono dietro nella loro fuga attraverso la francia occupata, e che molti anni dopo una delle due, denise, avrebbe devotamente decifrato. qui, nel narrare l`esodo caotico del giugno 1940, e le vicende dei tanti personaggi di cui traccia il destino nel suo ambizioso affresco - piccoli e grandi borghesi, cortigiane di alto bordo, madri egoiste o eroiche, intellettuali vanesi, uomini politici, contadini, soldati -, ne`mirovsky elimina tutte le fioriture, asciuga e compatta; non solo: ricorrendo alla tecnica del montaggio cinematografico, limitandosi a , sopprimendo ogni riflessione e ogni giudizio, conferisce a questo allegro con brio un ritmo piu` sostenuto - e riesce a trattare la che ne costituisce la materia con una pungente, amara comicita`.
maestro del racconto lungo, pritchett e` nel novecento inglese l`inattesa reincarnazione, la piu` convincente, la piu` felice, di charles dickens. bastera` leggere qui, per averne la prova, al ritorno di mia figlia, dove la protagonista, che parenti e amici avevano dato per spacciata o creduto prigioniera in qualche campo di concentramento giapponese, torna in patria alla fine della seconda guerra mondiale. non e` che il primo, grandioso equivoco di una lunga serie, esilarante e atroce, che pritchett squaderna sotto i nostri occhi con la saggezza ingenua e un po` sorniona del grande narratore, di chi sa stanare la vita in tutte le sue ambiguita`. ma pritchett e` capace di sorprenderci anche nei racconti piu` brevi. come il santo, storia dell`improvvisa perdita della fede da parte di un diciassettenne, e ritratto impietoso, nel suo candore quasi agiografico ma proprio per questo micidiale, dello specchiato membro di una presunta . o la caduta, dove ci presenta lo spettacolo grottesco di un uomo condannato ogni volta dalle circostanze a esibirsi, dietro la raggelante maschera di un inerme buster keaton, nella sua specialita`: la gag piu` insulsa, disperata e oscenamente triste cui sia dato assistere.
figlie di una coppia di origine caraibica, june e jennifer gibbons, gemelle omozigote, rivelano fin dai primissimi anni un`intelligenza acutissima e appaiono unite da un legame fisico e psicologico cosi` forte da rendere difficile l`accesso al loro mondo. dopo i primi, fallimentari, tentativi di inserimento nella scuola, june e jennifer si chiudono in casa e conducono una propria vita separata da tutto e da tutti. con una furia dell`immaginazione che ricorda la storia delle sorelle bronte, inventano un universo fantastico e cominciano a scrivere romanzi e novelle di sorprendente qualita`. infine, decidono di uscire nel mondo esterno, lanciandosi in pericolose azioni di sfida, sinche` vengono arrestate, condannate e internate a broadmoor, famigerato manicomio criminale, dove rimarranno undici anni. questa storia terribile viene qui raccontata da una nota giornalista del , marjorie wallace, che con grande finezza ha saputo farsi strada nel loro mondo segreto. ne e` risultato questo libro-documento, impressionante immersione in uno dei casi psicologici piu` misteriosi, rivelatori e strazianti del secolo scorso.
(eugen herrigel)
ha detto david grossman. ma - si potrebbe obiettare - non sara` un lusso riservato agli scrittori? in altre parole: la letteratura esercita un effettivo potere sulla nostra vita quotidiana? le cinque lettere che fra il 2019 e il 2020 azar nafisi ha indirizzato al padre, proseguendo un dialogo che la morte di lui non ha interrotto, sono la piu` persuasiva risposta a questo cruciale interrogativo. mentre intorno a lei, anche negli stati uniti, la realta` si fa sempre piu` allarmante - dall`affermarsi di tendenze totalitarie alla pandemia di covid-19 - e indignazione e angoscia paiono sopraffarla, azar nafisi torna a immergersi nei libri che piu` ha amato, e ci mostra, intrecciando racconto autobiografico e riflessione sulla letteratura, come salman rushdie e zora neale hurston, david grossman e margaret atwood, e altri ancora, l`abbiano accompagnata nei momenti piu` difficili, come veri e propri talismani. e le abbiano dischiuso, con la loro multivocalita`, inattese prospettive: insegnandole per esempio a dubitare della soffocante dicotomia tra aggressore e vittima; a vedere nell`odio e nella rabbia, in apparenza capaci di conferire identita`, una fuga dal dolore - a comprendere che le grandi opere letterarie sono davvero pericolose, giacche` smascherano ogni impulso tirannico, fuori e dentro di noi. sicche` leggerle pericolosamente significa accogliere l`irrequietezza e il desiderio di conoscenza di cui ci fanno dono.
in "verdi colline d`africa", hemingway racconta di avere centrato con un colpo di fucile, durante un safari in kenya, una iena, e di aver sentito poi la sua guida apostrofarla rabbiosamente "ermafrodita, divoratrice di morti... faccia furba da cane bastardo sempre voltata indietro". tratti che riassumono un pregiudizio diffuso ovunque le iene si siano insediate: ovunque, tranne che a harar, "metropoli" etiope d`altura dove non e` raro vederle aggirarsi quiete per le strade, mentre gli abitanti offrono loro cibo per farne attrazioni turistiche. a lungo marcus baynes-rock ha frequentato le iene di harar, fino a stabilire con loro una progressiva, stupefacente intimita`; e nel dar conto delle innovative acquisizioni delle sue ricerche sul campo getta nuova luce anche sull`ancestrale avversione che gli uomini manifestano nei loro confronti. baynes-rock risale infatti a quel lungo e remoto periodo dimenticato, in cui i nostri antenati furono per le iene prima oggetto di predazione e poi avversari nello scavenging: l`atto di mangiare i resti di un animale ucciso da altri - termine oggi eufemizzato e ridotto a descrivere la cosiddetta "ripulitura" delle carcasse. una rimozione che cancella una parte immensa della storia evolutiva, quella che ha dato inizio alla trasformazione dell`uomo in predatore e sovrano della catena alimentare. da questa illuminante e schiacciante premessa, baynes-rock sa trarre una memorabile lezione etologica e, rovesciando ogni prospettiva, riesce a renderci quasi familiare un animale ostile e alieno. cosi`, come scrive elizabeth marshall thomas nella sua ammirata prefazione, leggendo queste pagine a ognuno di noi verra` da pensare: "se conoscessimo tutti gli animali come lui conosce le iene, salveremmo il mondo".