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quando lessero il manoscritto di rosso di lago, elio vittorini e lalla romano pensarono di avere tra le mani un bel romanzo e un giovane scrittore di talento. scrisse la romano a manlio corabi: vittorini fu prodigo di elogi e ne paragono` la prosa e l`intensita` narrativa a quelle di francis scott fitzgerald. era il 1958. poi le circostanze presero una piega inaspettata... e il romanzo rimase in un cassetto. ne riemerge dopo piu` di 50 anni, arricchito dal fascino del tempo trascorso. bello per la sua prosa evocativa e coinvolgente. affascinante perche` con freschezza ci conduce nei giorni tumultuosi e colmi di aspettative della resistenza. lo scenario e` quello del lago di como. i personaggi, disarmati nelle loro passioni, sono reali e attuali come solo s`incontrano nelle opere di vera poesia.

il titolo stupisce: in una societa` aggressiva come la nostra, un elogio della dolcezza? e quale dolcezza poi? quella che - dice l`autore - non e` affatto una forma di debolezza, non e` un aspetto del non poter fare, anche se rifiuta di essere uno dei volti del potere. quella che possiede una sua forza, e ci fa vivere con pienezza tutte le facolta` di un`esistenza libera. la lettura di questo curioso libriccino e` stimolante. seguendo il gusto dell`autore per la divagazione e per l`anticonformismo, scopriamo come rendere piu` lieta la vita, come imparare a godere di istanti, sentimenti ed esperienze raffinati, e d`altro lato impariamo a riflettere sugli aspetti negativi e sgradevoli del nostro panorama sociale, per cercare di evitarli. citando i testi piu` vari, e dando prova di un gusto marcato per la trasgressione, audeguy invita a sottrarsi, senza fanatismi e senza contrapposizioni violente, al totalitarismo della societa` contemporanea, ai suoi imperativi futili, per recuperare autonomia e uno sguardo disincantato e lucido, ma attento alla dolcezza.

il volume e` una ricognizione tra byatt, gordon, howard, oates, pynchon, trevor, updike, vidal nel territorio dei "peccato mortale", cui si aggiunge un nuovo peccato: quello della disperazione, il male oscuro.

(introduzione di franco fabbri).

il libro e` stato pubblicato in occasione del 150? anniversario dell`unita` d`italia. per cominciare ad imparare tutto quel che c`e` da sapere. per cominciare ad imparare ma anche per ridere e giocare. eta` di lettura: da 7 anni.

la fama di koje`ve resta affidata alle sue lezioni parigine degli anni trenta sulla fenomenologia dello spirito di hegel. da allora, abbandono` ogni attivita` filosofica pubblica per diventare un alto funzionario dello stato francese. ma continuo` a lavorare a una sorta di "aggiornamento" di quel sistema che riteneva ancora valido per la comprensione della realta`: il sistema hegeliano. ha dato vita a un`opera monumentale, rimasta incompiuta e a lungo inedita intesa come un`esposizione completa ed enciclopedica della saggezza hegeliana. questo volume presenta l`introduzione al sistema, nella quale e` sviluppata una riflessione sulla filosofia stessa, definita come quel discorso che puo` parlare di tutto, a condizione di parlare anche del fatto che ne sta parlando.

"una storia semplice" e` una storia complicatissima, un giallo siciliano, con sfondo di mafia e droga. eppure mai - ed e` un vero tour de force - l`autore si trova costretto a nominare sia l`una sia l`altra parola. tutto comincia con una telefonata alla polizia, con un messaggio troncato, con un apparente suicidio. e subito, come se assistessimo alla crescita accelerata di un fiore, la storia si espande, si dilata, si aggroviglia, senza lasciarci neppure l`opportunita` di riflettere. davanti alla proliferazione dei fatti, non solo noi lettori ma anche l`unico personaggio che nel romanzo ricerca la verita`, un brigadiere, siamo chiamati a far agire nel tempo minimo i nostri riflessi - un tempo che puo` ridursi, come in una memorabile scena del romanzo, a una frazione di secondo. e forse questo l`estremo azzardo concesso a chi vuole "ancora una volta scandagliare scrupolosamente le possibilita` che forse ancora restano alla giustizia".

in italia la storia del positivismo presenta tuttora aspetti inediti e stupefacenti, se solo si pensa al costante e profondo rapporto intercorso tra filosofia e psicologia. ripercorrere il segmento storico-critico di tale corrente di pensiero, nel contesto della cultura filosofica italiana, determinatasi per tutto l`ottocento sino agli inizi del novecento, significa riscoprire un passato che e` stato rimosso, ma dal quale dipendiamo e del quale siamo eredi. il volume ripropone un dibattito che pure nel nostro paese ha consolidato la coscienza di due linee di tendenza (idealismo e anti-idealismo), presenti in tutte le aree geografiche e culturali nei due secoli che contraddistinguono la contemporaneita`.

durante il rinascimento le categorie estetiche fanno parte integrante del modo di concepire i vari piani del reale e della vita. "proportio", "mensura", "pulchritudo" non sono soltanto canoni estetici per le arti figurative, ma costituiscono anche un costante riferimento per i modelli comportamentali. pur tenendo conto dell`accezione tradizionale di questi concetti, il volume li svincola da una rigida gabbia interpretativa per coglierne il riflesso in alcuni aspetti fondamentali della cultura fra quattro e cinquecento. una parte dell`analisi e` dedicata a tracciare un bilancio della fortuna del rinascimento tra otto e novecento, quando si impone il "mito" di questa eta` come momento aureo e come snodo epocale denso di aporie e contraddizioni.

lucia ha dieci anni ma non vorrebbe chiamarsi lucia. ammira molto la sua bella mamma, che fa la poliziotta. suo padre invece la imbarazza: e` giardiniere, ma in realta` vaga nei boschi e se ne torna sempre a casa "con quelle cose li`", e pare ogni volta capitato li` per caso a combinare qualche guaio. il libro racconta l`avventura di una bambina che per la prima volta si confronta con il mistero della natura e la violenza della storia. e` una favola moderna, che parla della distanza che separa e dell`affetto che avvicina, e invita a ritrovarsi nelle cose davvero importanti.

puo` una bambina - lasciata interi pomeriggi nel ventre sicuro di un cinematografo - arrivare a identificarsi totalmente con jean gabin? si`, se quella bambina e` goliarda sapienza. l`attore simbolo di un certo modo di stare al mondo, l`icona anarchica del cinema francese, le calza a pennello. goliarda bambina, non appena esce dal cinema mirone, e` jean gabin, e scorrazza per i vicoli di catania traboccanti di vita e di malaffare come jean per quelli di algeri. incontra prostitute filosofe, pupari, la vita pullulante della civita in tutte le sue forme, comprese quelle magmatiche dei "corpi lunghi di draghi neri scolpiti nella lava sotto i balconi". e quando rientra a casa, trova un`altra forma di vita altrettanto disordinata e imprendibile: quella della sua famiglia senza fine. un padre avvocato "amato dai poveri e odiato dai fascisti, ma da tutti rispettato e temuto"; una madre socialista impegnata durante il ventennio a trasformare il suo appartamento catanese in un focolaio di resistenza e di controcultura; una tribu` di fratelli acquisiti, ognuno intento a seguire i suoi sogni, contagiosamente. "io, jean gabin" racconta tutto questo raccontando un pugno di giorni. un tassello della "autobiografia della contraddizioni" dell`autrice. un romanzo postumo e assolutamente inedito in cui c`e` la stessa energia stilistica dell`"arte della gioia", il piglio, lo slancio, la spavalderia di "modesta bambina": la "carusa tosta" che e` divenuta un personaggio indimenticabile della letteratura del novecento.

una fiaba nera e misteriosa che si svolge tutta in una notte, fino all`alba. l`incanto sospeso della fiaba si affianca alla capacita` del romanzo di andare fino al fondo dell`animo di due adolescenti di fronte alla morte della madre. che vorra` dire per loro la perdita di ogni sicurezza, compresa la casa dove trascorrono questa inquieta vigilia del loro destino, che e` la veglia funebre definitiva della fanciullezza. la notte e il bosco sono l`ambiente in cui i due fratelli affrontano le proprie paure, in un`atmosfera misteriosa in cui gli inserti della fiaba modulano su variazioni minime l`attesa e l`angoscia, ma anche le speranze per il futuro.

e` l`africa il continente in cui la razza umana ha messo le sue prime radici. ed e` l`africa la terra che john reader ha calcato e raccontato per oltre quarant`anni. con questo libro l`autore intraprende un viaggio alla scoperta di un grande continente e dalla sua storia, dalle prime formazioni geologiche all`inizio della vita, dai crimini del colonialismo bianco alle guerre civili e ai genocidi di oggi, dalle vicende dei popoli ai ritratti delle figure piu` carismatiche.

si avvicina il natale e francesco e` invitato dall`amico giovanni a passare la vigilia a greccio, con la gente del suo villaggio. francesco, reduce da un viaggio nei paesi martoriati dalla guerra (la quinta crociata) e` stanco e perseguitato dagli incubi. ma accetta e intraprende con l`amico il lungo cammino, accompagnato dal suo fido asinello. la temperatura e` stranamente mite e il loro viaggio e` costellato di avvenimenti eccezionali e miracolosi. come l`apparizione di una sorgente nel bosco e la silenziosa compagnia degli animali, che scortano francesco e i suoi compagni lungo il percorso. e il volo delle lucciole d`inverno, che guidano la comitiva verso la grotta dove, davanti alla mangiatoia vuota, bastera` che ci siano il bue e l`asino, in attesa dell`arrivo di gesu`. dopo "san francesco e il lupo", chiara frugoni ci racconta un altro episodio della vita del santo, illustrato dagli acquerelli di felice feltracco. una storia incentrata sull`universale messaggio d`amore e di pace di cui il natale e` portatore. eta` di lettura: da 7 anni.

"che credibilita` si puo` avere nel motivare gli altri se non si e` capaci di motivare se stessi? nell`indirizzare gli altri se non si e` capaci di indirizzare se stessi? nel far crescere gli altri se non si e` capaci di far crescere se stessi?" il piu` grande successo di un individuo consiste nel realizzare se stesso. cio` presuppone innanzitutto accettarsi, guardarsi con lo sguardo curioso e benevolo di chi vuole esplorare un territorio sconosciuto per coglierne i frutti. non si realizza se stessi adottando un "modello vincente" che magari ci costringe a vivere la vita di un altro, si realizza se stessi nel regalare al mondo la propria piu` autentica essenza. guidati dalle riflessioni illuminanti dell`autore, potremo riscoprire nuovi e piu` profondi significati, spesso controcorrente, in concetti come verita`, coerenza, responsabilita`, rispetto, perdono e perfezione. e sapremo trovare la nostra personale via per metterli in atto nella nostra vita. riscoprire il talento dell`autenticita` e` il primo passo: per essere realmente felici; per creare legami solidi in ogni contesto di vita; per riconoscere e coltivare le potenzialita` proprie e altrui; per mettere fuori gioco i limiti di ciascuno.

pigalle e` il quartiere parigino a luci rosse che e` divenuto il simbolo del piu` degradato turismo contemporaneo. qui viene a vivere, tra prostitute e lenoni, travestiti e barboni, il giovane protagonista, charlie, che in un`alcolica discesa all`inferno, in una ricerca di morte che non si arresta davanti a nessun eccesso, deve e vuole dimenticare una vita familiare che lo ha tormentato e ossessionato. nel suo passato ci sono un`esistenza borghese apparentemente comoda, gli sfondi ridenti di una provincia italiana, l`amore di una ragazza, ma soprattutto la figura, dominante, del padre: autoritario, vincente, prevaricatore, vessatorio verso la moglie e tutti quanti lo circondano.

il castello, fra il x e il xvi secolo ha subito enormi trasformazioni in relazione al progredire non solo dei metodi di costruzione, ma anche dei sistemi di difesa e della tecnologia militare. il libro ripercorre l`evoluzione che dal castello conduce alla rocca e alla fortezza, dalle torri quadre alle tonde, al bastione, ricostruendo i metodi di guerreggiare che si susseguirono tra il medioevo e il rinascimento. oltre che dell`aspetto architettonico, luisi si occupa anche della vita quotidiana che si svolgeva all`interno di questi castelli, dove alla realta` militare si alternavano occasioni mondane come la caccia o il torneo, alle epidemie di sostituivano menestrelli e poeti che ravvivavano la vita di corte.

"i temi che tocco con `la giornata d`uno scrutatore`, quello della infelicita` di natura, del dolore, la responsabilita` della procreazione, non avevo mai osato sfiorarli prima d`ora. non dico ora di aver fatto piu` che sfiorarli; ma gia` l`ammettere la loro esistenza, il sapere che si deve tenerne conto, cambia molto le cose". (dalla presentazione scritta da calvino nel 1963) l`attivita` di scrutatore in un seggio elettorale diventa per il protagonista l`occasione per meditare su se stesso e sulla follia del mondo.

pericle sosteneva che la somma virtu` per una donna perbene era che di lei si parlasse il meno possibile e i greci rispettarono questo principio, tacendo sulle proprie mogli o figlie. ma se e` cosi` come e` possibile scrivere delle biografie di donne greche? il volume della loraux parte da questa sfida e ne esce vincitore. si svolgono dinanzi al lettore le vite di poetesse, sacerdotesse, filosofe e cortigiane, ottenute mettendo pazientemente insieme le poche notizie che pure qua e la` i greci scrivevano. ne vien fuori una serie di ritratti femminili, con cui le autrici dei singoli saggi cercano di gettare luce anche su quelle migliaia di spose, figlie e madri di cui, come voleva pericle, nessuno ha parlato.

il laboratorio di un progressivo distacco dalla tradizione del novecento: cosi` appare la produzione letteraria italiana degli ultimi decenni. leggendola come riflesso di piu` generali trasformazioni socio-culturali in corso, simonetti non si limita a indagare autori canonici e capolavori isolati ma interroga l`insieme di innovazioni formali, preferenze tematiche ed orientamenti strutturali di un ampio campione di opere. al di la` di gerarchie consolidate e confini di genere, lo studio della grande letteratura si combina con l`interesse critico per quella produzione mediocre e media, sempre piu` diffusa, il cui principale obiettivo non e` conoscere ma evadere. una mappa del nostro campo letterario, una storia delle forme, un`interpretazione complessiva dei molti modi in cui si scrive oggi.

lombroso e` stato uno degli italiani piu` celebri al mondo nella sua epoca, una figura di grande spicco nel panorama del positivismo europeo di fine e inizio secolo. ma dopo la sua morte il suo pensiero e` stato perlopiu` ridotto alle teorie sull`atavismo, liquidato in toto o irriso (e in quanto ebreo, il fascismo ha cancellato ogni sua traccia dalla toponomastica e ogni scultura commemorativa dai luoghi pubblici). con questo volume si vuole proporre un`immagine piu` sfaccettata di lombroso a partire da testi meno noti. alberto cavaglion ci propone il lombroso divulgatore, giornalista, poligrafo che si occupa di medicina sociale, ma anche di architettura, di politica, di questioni giuridiche, di storia, linguistica e letteratura. un ritratto intellettuale molto diverso e, dal punto di vista della scrittura, molto piu` piacevole rispetto a quello conosciuto attraverso i suoi controversi saggi accademici. il volume, che ripercorre un ampio arco temporale (dal 1851 al 1909, poco prima della morte) inizia con le pagine piu` intime: quelle dal diario giovanile, le lettere alla fidanzata che poi diventera` moglie, le pagine autobiografiche. poi si ripercorre la vasta gamma dei suoi interessi intellettuali, dalla passione per la filologia e la letteratura alla musica, dalla politica (socialista moderato) agli interventi sull`antisemitismo. non mancano pagine sulla medicina sociale e quelle tratte dal giornale che lombroso aveva organizzato nel manicomio di pesaro, facendo collaborare i pazienti. e naturalmente i suoi studi sulla follia in rapporto alla criminalita` e alla genialita`, ma sintetizzati in pubblicazioni divulgative mai riprese prima d`ora. il volume comprende anche un saggio di silvano montaldo sulla storia della collezione di reperti anatomici, antropologici e criminologici avviata in vita da lombroso e diventata poi il museo torinese a lui dedicato.

che differenza c`e` tra danzare per far piovere, e schiacciare un tasto per illuminare uno schermo? in entrambi i casi, un movimento del nostro corpo fa accadere qualcosa. nel primo caso, la danza della pioggia si rivolge a una qualche divinita` e il dispositivo che ne attiva l`intervento e` il nostro corpo. nel secondo caso il dispositivo e` un prolungamento del corpo. norbert wiener, matematico, sottolineava, gia` negli anni cinquanta del novecento, la pericolosa e facile identita` tra religione e tecnologia. e dunque ragionevole domandarsi oggi quanto politiche culturali prive di immaginazione abbiano allontanato la tecnologia dalla scienza, trasformandola in una fede che ha i propri sacerdoti, i black fridays di festa, gli eretici, gli atei e i martiri da social network.

come rendere davvero italiani i territori di cultura tedesca, croata e slovena conquistati dopo il primo conflitto mondiale? quali furono i piani di `conquista del suolo` elaborati da ambienti nazionalisti e irredentisti prima e dal fascismo poi? la risposta fu nel tentativo di sottrarre almeno una parte delle proprieta` terriere agli `allogeni` delle nuove province per impiantarvi famiglie coloniche italianissime. simili piani videro il coinvolgimento di enti operanti anche nel resto d`italia e nelle colonie in attivita` di bonifica e colonizzazione. l`esito finale sarebbe stato piuttosto deludente. limiti di bilancio e considerazioni di politica estera frenarono i propositi piu` ambiziosi. in alto adige influi` anche il giudizio tutt`altro che negativo che il fascismo aveva dei sudtirolesi, considerati conservatori, cattolicissimi e legati alla terra, quasi un esempio per i rurali delle altre regioni del regno. la ricostruzione dei propositi fascisti di `conquista del suolo` e del loro sostanziale fallimento consente di cogliere le oscillazioni e le incoerenze della politica del regime verso le minoranze linguistiche, gli elementi di continuita` con il nazionalismo prebellico e con quello successivo al 1945, ma anche il modo tutt`altro che lineare attraverso cui il fascismo defini` l`identita` italiana.

ci sono libri fondamentali, : in una parola, imprescindibili. l` iliade e` uno di questi. insieme con l`odissea e` tra i testi capitali che il mondo antico ci ha lasciato in eredita`. , come l`ha definito simone weil, l`iliade racconta l`epilogo della guerra scatenata dagli achei in troade: i cinquantuno giorni nel decimo anno di guerra dominati dalla funesta ira di achille verso agamennone. giovane, guerriero terribile e invincibile, destinato a morte precoce e imperitura fama, achille e` il prototipo dell`eroe greco. ma e` ettore, principe troiano e antagonista diretto di achille, la figura piu` profondamente umana del poema e quella che il lettore moderno sente piu` vicina a se`. nella sua vita non ci sono stirpi divine, passioni scatenate, invulnerabilita` eroiche, ma solo umanissime ed esemplari virtu`. nel suo cuore si agitano sentimenti d`onore, dignita` e amore e il suo tragico sacrificio suggella la fine di un`epoca. introduzione di fausto codino versione in prosa di giuseppe tonna.

la pie`ce, gia` andata in scena con successo per la regia di valerio binasco, si apre con il ritrovamento del corpo di una giovane donna nella piscina di un condominio lussuoso. tornando dal viaggio di nozze, due sposi commentano il dramma tra compassione e indifferenza. nelle scene successive si snoda un lungo flashback attraverso il quale a poco a poco emergono frammenti della storia della ragazza, presumibilmente indiana: piu` sconcertanti di quanto si potesse supporre. melania mazzucco ha costruito un meccanismo teatrale perfetto che, tra atmosfere sinistre, interni claustrofobici e dialoghi serrati quanto ambigui, mette in scena in maniera spietata la violenza e il cinismo nel rapporto con gli stranieri.

lo zen e` la scuola buddhista piu` refrattaria a ogni pensiero concettuale, la piu` scettica nei confronti del linguaggio e della sua capacita` di trasmettere quella viva verita` che lo zen chiama a realizzare nel modo piu` diretto. la sfida di questo saggio di byung-chul han consiste nel dispiegare filosoficamente il nucleo concettuale presente nel buddhismo zen in forma latente, poetica e sconcertante. operazione non facile ma feconda, perche` permette al nostro pensiero di aprire nuovi orizzonti di senso, di esperienza e di espressione. il libro e` impostato a tal fine in senso comparatistico: le grandi voci del pensiero europeo-occidentale, da platone a hegel e heidegger, vengono messe a confronto con le intuizioni fondamentali del buddhismo zen. piuttosto che cercare punti di contatto e di somiglianza, come talvolta e` stato fatto, l`autore mira a far risaltare l`irriducibile originalita` del buddhismo zen rispetto alle nostre familiari abitudini di pensiero. al centro vi si staglia naturalmente l`intuizione del vuoto. la negazione radicale che esso opera di ogni idea di sostanza e soggetto apre la realta` a un`insospettabile fluidita`, e chiama l`uomo a un contegno di gentilezza amichevole nei confronti di ogni vivente.

FLD 213 S
Jean Parédès

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