 
	"in giovanni bellini la resa delle emozioni non e` quella di un drammaturgo in grado di dar corpo con l`immaginazione all`intero spettro delle passioni umane; ne`, d`altra parte, egli manifesta alcun interesse per l`evento. ciascuno dei suoi dipinti rende un singolo stato emozionale; e nelle prime opere si tratta quasi sempre di sentimenti di pieta` e di amore. in tutte le versioni della madonna con il bambino la sfumatura e la varieta` del sentimento sono perfettamente chiare e quasi sempre distinte; inoltre, la ricchezza della capacita` inventiva di bellini e` dimostrata dalla perfetta armonia tra il sentimento particolare manifestato dalla madre, e la posa e l`espressione del bambino. nelle prime opere il pathos e` l`emozione dominante; e anche negli ultimi dipinti, nonostante l`amabile serenita`, fluisce nel profondo una vena dello stesso sentimento. ma il pathos delle figure non e` mai melenso o sentimentale; e` piuttosto, per come bellini lo sente, l`approdo inevitabile della loro condizione di esseri umani; e se ci sono parole in grado di definire quello che giovanni bellini piu` intimamente di ogni altro artista ha saputo esprimere, sono le seguenti, di virgilio: `sunt lachrymae rerum et mentem mortalia tangunt`."
 
	 
	 
	 
	"in un tempo come il nostro in cui le situazioni sociali, politiche ed economiche esigono sforzi su basi reali, nulla e` piu` logico del fatto che generalmente non si abbia alcuna consapevolezza dell`influenza immensa che l`arte esercita, o potrebbe esercitare, sulla vita pratica. l`arte, a causa del suo carattere convenzionale o per l`ignoranza del suo autentico contenuto, e` stata sin qui considerata come una ricerca della bellezza ideale o decorativa, per cui non si comprende come possa indicare la via verso l`equilibrio dei rapporti sociali, politici ed economici, ne` come possa creare una realta` concreta e una concreta bellezza nella vita pratica. nel nostro tempo la necessita` spinge verso la ricerca di un equilibrio mondiale, ma non si ha forse bisogno di una bellezza reale nella vita? e la bellezza non e` forse l`espressione piu` perfetta dell`equilibrio?"
 
	"nel dicembre del 1930 una voce alla radio scosse le coscienze degli italiani: `abbasso la pastasciutta!`, tuono` filippo tommaso marinetti, il fondatore del futurismo. nel 1913 con il `manifesto della cucina futurista` marinetti, assieme allo chef jules maincave, si pose l`obiettivo di rivoluzionare la gastronomia in nome della sperimentazione non convenzionale delle vivande volendo creare una cucina rallegrante, ottimista, dinamica e agilizzante. l`obiettivo dei cuochi futuristi era far dimenticare l`avido mangiatore di pastasciutta perorando l`avvento delle vivande sintetiche e la diffusione per mezzo della radio di `onde nutrienti`. i piatti e le vivande si trasformarono in tavolozze di colori, e le forchette furono abolite per favorire `degustazioni e piaceri tattili prelabiali`. il ristorante futurista taverna santopalato aveva le pareti ricoperte di lastre di alluminio e l`ambiente era intriso con acqua di colonia spruzzata da camerieri armati di vaporizzatori, mentre il rombo del motore a scoppio di un aeroplano fungeva da sottofondo musicale. chi partecipava agli aerobanchetti dell`avanguardia futurista diventava l`elemento vitale di un momento unico e sorprendente, mai vissuto prima. cosi` marinetti e i cuochi del movimento futurista dimostrarono come la cucina fosse uno spettacolare laboratorio di partecipazione attiva ed emotiva alla fusione creativa dell`arte con la vita." (guido andrea pautasso)
 
	 
	storie viste dal marciapiede, dal basso di chi nei luoghi sta. cartoline, brevi lettere, trenta racconti scritti come si fa quando si parte per davvero e si racconta una storia a qualcuno che si ama. con lo stesso titolo era gia` uscito un altro libro di erri de luca, alla fine degli anni novanta. in quell`edizione c`erano le storie dei suoi viaggi nella bosnia in guerra, nel pieno della guerra civile jugoslava. in questo altro "pianoterra" quelle storie non ci sono quasi piu`. resta pero` identica la prospettiva di chi guarda. perche` questo libro e` un "atto di residenza": racconta luoghi, avventure, impressioni, uniti da un esclusivo punto di vista, quello del "pianoterra". "tra due esseri umani e` infinito il grado di premure che possono offrirsi incontrandosi al pianoterra di un marciapiede [...]. dall`angolo stretto di chi sta in una folla proviene la scrittura di queste pagine." cosa e` la virilita`, come cambia e cosa diventa. l`idea di patria. la pentola sul fuoco e nonna emma e decine di altre storie di residenza.
 
	 
	