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la scrittura di brecht si accende all`eco della tradizione, integrandola, disarticolandola, rovesciandola, opponendo al mito la storia, alla posa statuaria il gesto del quotidiano in cui balenano i rapporti sociali. in questa raccolta di racconti (che include gli anni dal 1913 al 1940) tale pratica di sabotaggio letterario trova forse la sua prima radice visibile, in cio` vi e` un sicuro motivo di interesse: la possibilita` di osservare allo stato nascente certi temi che diverranno tipici del drammaturgo tedesco. appresi i rudimenti dell`arte del raccontare, brecht non ha mancato di arricchire il suo contenuto istruttivo; ecco che l`astuzia sorniona del narratore riesce a trasformare il luogo della chiacchiera piccolo-borghese in osservatorio affacciato sul mondo.

"non vi e` dubbio che un romanzo di questo tipo presenta il volto di un grande scrittore che sa indagare ogni aspetto della vita e della societa` degli uomini, indipendentemente dal continente a cui si riferisce." (rosella mamoli zorzi)

quasi un testamento spirituale incompiuto di flaubert, quest`opera vede in un certo senso coincidere i due temi di santita` e stupidita`. i due amici protagonisti, due semplici e mediocri copisti, volonterosi e patetici nel loro far appello al sapere, nel loro libresco affrontare l`esperienza da deliziosi imbecilli, consentono a flaubert di colpire la cultura delle idee cui fanno riferimento con innocenza e disarmante fiducia. il loro ridicolo entusiasmo culturale, assurdo e patetico, ora donchisciottesco, ora rabelaisiano, implica l`accanimento dell`autore contro il fallimento di una concezione di cultura.

in questo volume maurizio ferraris, ordinario di filosofia teoretica nell`universita` di torino, presenta un`esposizione completa, critica e concisa, non dello stile o delle suggestioni di derrida, ma delle sue teorie.

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